La Grande Guerra 1914-1918

 

 

APPROFONDIMENTI

 

INTERVISTA ESCLUSIVA AD AMEDEO DI SAVOIA AOSTA

A colloquio con il nipote di Emanuele Filiberto,
nel Primo Conflitto Mondiale nobile comandante della terza armata,
senza mai subire sconfitte (da qui l'appellativo di "Duca Invitto").

 

Amedeo Umberto Costantino Giorgio Paolo Elena Maria Fiorenzo Zvonimiro di Savoia Aosta è conosciuto all'interno di ambienti monarchici come V duca d'Aosta,
principe della Cisterna e di Belriguardo, marchese di Voghera, conte di Ponderano e duca di Savoia. La Consulta dei Senatori del Regno qualche anno fa ha reso noto che è il degno erede al trono d’Italia, escludendo quindi alla successione Vittorio Emanuele e la sua stirpe, pur essendo discendenti dell’ultimo re Umberto II.

Amedeo di Savoia Aosta in Val MagnaboschiAmedeo di Savoia Aosta vive in Toscana e segue alcune società in veste di consulente, consigliere d’amministrazione e presidente. Dal 1996 è rappresentante della Fondazione "Pro Herbario Mediterraneo", e, dal 1997, ne è presidente. Nel 2003 è stato nominato dal nostro Governo presidente del comitato di gestione permanente della Riserva Naturale Statale Isola di Vivara. Nello stesso anno è stato "testimonial" della Rassegna Internazionale del Cinema Nomade e di Emigrazione "Metix Film Festival". È poi cittadino onorario di Marigliano, Pantelleria ed Abetone. Appassionato di botanica, ha viaggiato praticamente in tutto il mondo, particolarmente in Africa.

Anagraficamente Amedeo è figlio di Aimone di Savoia, re di Croazia e di Irene di Grecia, ma a vederlo tra i Fanti in Val Magnaboschi sembrava uno dei tanti reduci o congedanti qui giunti per commemorare il 15° Raduno Interregionale.


Un atto dovuto – dice il nipote di Emanuele Filiberto, invitto comandante della terza armata nella Grande Guerra – qui riposano le salme di tanti caduti per la Patria. Amici e nemici uniti nella morte, figli e padri di un’Italia che non si è dimenticata di loro, lo dimostra la grande partecipazione della gente che ogni anno si accosta alle commemorazioni come questa dell’Altopiano. Personalmente, e senza enfasi o retorica, in ogni paese che visito cerco i monumenti che legano i residenti ai conflitti mondiali. Leggo i nomi e le date impresse sulle lapidi, è il minimo che possiamo fare per rendere il giusto tributo a chi ha sacrificato la vita per un’ideale di libertà, pur sotto bandiere diverse.”

Amedeo di Savoia Aosta con il sindaco di Roana Mario Porto "In questo territorio, che la natura rende splendido, è corso il sangue a fiumi. "

L’Altopiano dei Sette Comuni ha retto i vari tentativi di sfondamento delle truppe austroungariche, l’Ossario di Asiago e i vari cimiteri sparsi nei boschi ci spiegano meglio di molti manuali cosa è stata la guerra quassù. Ma sono i residenti stessi a farci capire che in loro c’è la consapevolezza della storia, noto un comportamento quasi marziale nell’incedere della gente tra le vie dei piccoli paesini montani. Se per alcuni questa è letta come l’indole del montanaro, per me è anche un prendere coscienza delle tante vite offerte per salvaguardare i confini italici. Lo stesso Emilio Lussu, nel suo famoso libro sulla Brigata «Sassari», ci spiega che a fine guerra non volle più ripercorrere questi luoghi. Gli sarebbe parso ingiusto calpestare i resti dei suoi commilitoni.”

Onorificenze e Titoli nobiliari di Amedeo di Savoia Aosta

Onorificenze e Titoli di Amedeo di Savoia Aosta

"Tuttavia alcuni storici interpretano negativamente la strage compiuta nel ’15-’18.
Si arriva anche a dichiarare che l’Italia vera è quella di Caporetto.
"

Si. So che alcuni storici amano denigrare le gesta e i protagonisti di quella Guerra. Di mio posso aggiungere che la Prima Guerra Mondiale giunse in un momento particolare, forse troppo vicino alla neonata unità d’Italia. Ma fu certo la guerra di tutti, perché tutti vi parteciparono, tutte le famiglie si unirono nel lutto per il fatto di avere un soldato morto in battaglia, indistintamente dalle Alpi alla Sicilia. E dire che “l’Italia vera è quella di Caporetto” è una bestemmia oggi e lo era all’epoca dei fatti bellici. Avessi potuto scegliere, io non avrei voluto essere un ufficiale in quei sanguinosi mesi di attacchi alla baionetta, piuttosto avrei preferito il grado di caporale o sergente. Un soldato di truppa insomma, che deve dimostrare il suo valore senza sentire il peso di scelte a discapito dei suoi subalterni”.

Amedeo di Savoia Aosta con un soldato di Fanteria in Val Magnaboschi"Suo nonno Emanuele Filiberto fu un grande e amato comandante del Regio Esercito. Iniziò la carriera militare nel Regio Esercito a Napoli nel 1905 con il grado di comandante. Con l'ingresso dell'Italia nella Guerra Mondiale guidò, senza mai subire sconfitte (da qui l'appellativo di Duca Invitto), la terza armata."

"Mio nonno morì prima che io nascessi, quindi non ebbi l’opportunità di conoscerlo personalmente. Quel che oggi mi è noto di lui lo devo a mia nonna, lei mi raccontava le sue gesta, le conclamate doti di comando. La sua armata, insieme alla seconda, riuscì ad effettuare un parziale sfondamento delle linee austriache ed a conquistare Gorizia nella sesta battaglia dell'Isonzo. Nel 1926 fu nominato Maresciallo d'Italia. Annualmentea novembre  mi reco al Sacrario militare di Redipuglia, ove per sua volontà è sepolto accanto a quei soldati che gli furono fedeli. A Bassano del Grappa riposa Umberto di Savoia fratello del nonno, conte di Salemi, Combatté nel reggimento "Cavalleggeri di Treviso" sul Carso e sul Monte Grappa, morì nel 1918 quando la guerra stava per finire."

Amedeo di Savoia è autore di:

"Il mio sogno mediterraneo" (Polistampa 2004)

"In nome del Re. Conversazioni con Gigi Speroni" (Rusconi 1986)

 

"E Amedeo? Cosa diranno i posteri nel raccontare la sua storia?"


"Anch’io come la mia famiglia ho subito le vicissitudini di molti italiani. Nell’anno dell’Armistizio fui deportato con mia madre e due cugine nel campo di concentramento austriaco di Hirschegg, vicino a Innsbruck. Dopo la liberazione ho vissuto per alcuni anni in Svizzera, quindi il rientro in Italia, gli studi a Paderno del Grappa e presso il Collegio Navale Morosini di Venezia, poi in Inghilterra. Come soldato ho prestato giuramento alla Repubblica Italiana. Il resto è attualità."


"All’interno dei cimiteri inglesi (ben 5 presenti sull’Altopiano)
è posto un registro ove i visitatori possono lasciare un messaggio.
Che parole scriverebbe per quei “tommies” caduti così lontano dalla loro Patria?
"

Una preghiera per i migliori nemici che abbiamo avuto”. Questo perché difficilmente si troveranno altri soldati nel corso dei vari conflitti, con pari nobiltà d’animo e cavalleria verso il nemico. Una cosa rara in guerra”.

G.D.F.

 

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