Questo interessantissimo e certamente unico resoconto delle operazioni belliche che interessarono il gruppo della Marmolada, in Val di Fassa, è stato scritto a “quattro mani” dal Comandate Arturo Andreoletti, del Battaglione Alpino Val Cordevole, e da Luciano Viazzi, già prolifico scrittore e ricercatore della Grande Guerra sulle montagne Italiane e Austriache. Quest’ultimo ha infatti ricucito in una dettagliata ed omogenea trama cronologica i diari originali lasciati da Andreoletti, che rimase sulla Marmolada dall’inizio del conflitto fino al febbraio del 1917.
Vengono dunque ripercorse le gesta dei battaglioni Alpini Val Cordevole e Belluno, che furono incaricati di presidiare le importanti posizioni del gruppo della Marmolada, affrontando difficoltà e sfide sovrumane, là dove la “morte bianca” reclamò molte più vite dei cannoni nemici.
Dalla fine di maggio del 1915 all’inizio di novembre del 1917, il possesso del massiccio della Marmolada costituì un elemento strategico particolarmente importante perché controllava la strada alla Val di Fassa e alla Val Badia, e quindi al Tirolo. A quote superiori ai 3.000 metri la guerra si trasformò in duello tra esperti alpinisti e coraggiosi soldati che diedero vita ad azioni ed imprese tanto eroiche quanto spettacolari ed uniche.
La montagna è perciò la vera protagonista dell’intero libro, in un determinato periodo della sua storia millenaria, proprio quando fu trasformata in un’imponente e gigantesca fortezza da entrambe le fazioni in guerra. Fu, ad esempio, più unica che rara la realizzazione della famosa “città fra i ghiacci”, per merito dell’Austriaco Leo Handl, che vide il gruppo della Marmolada attraversato anche da gallerie e caverne sotterranee, reclamate alla roccia e ai ghiacci eterni dall’instancabile e salomonica fatica degli Imperiali Austro-Ungarici.
Le testimonianze di Andreoletti ci raccontano anche le mille peripezie delle truppe alpine italiane che fecero di tutto per invadere e catturare questa importante installazione nemica, impegnandosi a fondo anche nella terribile guerra sotterranea, combattuta a colpi di martelli pneumatici e mine. Interessantissima anche la vicenda del pallone aerostatico, voluto dal Colonnello Garibaldi (discendente dell’"Eroe dei due mondi"), che per fortuna non si concretizzò in quella che da subito era apparsa una disperata missione suicida per aver finalmente ragione del nemico e strappargli il controllo della famosa Forcella a “Vu”.
Come in ogni libro del genere, è consigliabile munirsi di una buona carta geografica dei settori ove si svolse l’azione, in modo da potersi orientare virtualmente sui campi di battaglia e comprendere perfettamente le azioni, gli spostamenti e le difficoltà naturali che entrambi gli eserciti dovettero affrontare. Sarebbe infine molto utile una visita agli stessi luoghi che oggi, grazie alle numerose infrastrutture dedicate agli sport invernali, risultano facimente accessibili e visitabili in tutta sicurezza e tranquillità.
La stessa Val di Fassa offre del resto paesaggi e vedute a dir poco uniche ed emozionanti in qualsiasi periodo dell'anno. Ma oltre alla semplice narrazione storica, questo libro ci offre anche una delle pagine più epiche e gloriose della nostra storia militare, che non manca di affascinare qualsiasi tipo di lettore, facendogli quasi “respirare” la stessa aria rarefatta, gelida e tagliente che uomini unici nel loro coraggio, ardimento e abnegazione, sentirono sferzare sui volti induriti dal sacrificio e reclamare i miseri giacigli e ricoveri costruiti dove nessuno mai aveva osato portare una guerra. |