Spunta l'alba del quindici Giugno comincia il fuoco l'artiglieria Terzo alpini è sulla via Monte Nero a conquistar. Monte Nero Monte Nero traditor della vita mia ho lasciato la casa mia per venirti a conquistar. Canto degli Alpini, 1915 |
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Pack up your troubles in your old kit bag, And smile, smile, smile! While you've a Lucifer to light your fag, Smile, Boys, thats the style. What's the use of worrying? It never was worth while. So, pack up your troubles in your old kit bag, And smile, smile, smile! Murray Johnson, 1916 |
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Nel corpo degli alpini troviamo numerosi canti di guerra: molti parlano delle battaglie, altri sono un inno all'Italia o al valore alpino; molti, però sono veramente toccanti, mettendo in risalto gli aspetti più crudi della guerra: la morte del capitano, il dolore dei soldati, la crudeltà degli imperatori e quasi sempre la morte di tanti soldati: "tutti giovani sui vent'anni". Certamente le canzoni di guerra sono uno degli elementi fondamentali per la cristallizzazione della memoria della Grande Guerra. Sono al centro di una specie di reversibilità di qualità civili e militari che, durante il conflitto, vengono richiamate a guisa di anatema e ragione ultima per la quale si soffre, si combatte e si sogna un rientro nella società civile della pace. L’ideale di quest’ultima aiuta il combattente a sopportare fatiche, privazioni e dolori, mentre le virtù e le doti militari, legate al senso del dovere, coadiuvano analogamente gli sforzi per l’agognata pace. La musica, semplice ma diretta al cuore, unita a parole profonde e solo apparentemente “facili” da rimare in poche strofe, si offrono come un vero e proprio arsenale identitario per ciò che è diventato un mito: quello degli Alpini certo, che furono particolarmente prolifici nel “musicare” le loro leggendarie gesta, ma anche quello del “fantaccino” in generale, che lascia come suo unico testamento poche, semplici e dolorose emozioni che raggiungono chiunque. Ancor oggi spesso non ci si rende conto come nel nostro immaginario collettivo il Corpo degli Alpini e l’idea del fante in trincea, si sposino inequivocabilmente al ricordo e alle atmosfere della Grande Guerra. Ecco la forza di un canto, nato spesso durante una trepidante vigilia di un assalto o dopo un cruento scontro, che forse meglio di un saggio, un diario e persino di una fredda e tagliente statistica ufficiale, riesce a superare le barriere del tempo e a testimoniare ad imperitura memoria ciò che accadde quasi un secolo fa. Il mito degli Alpini si concretizza dunque anche attraverso questo viatico musicale, sfruttando una insolita liturgia di trapasso verso la morte, durante la guerra, e di memoria irrinunciabile, in tempo di pace. Non a caso, esistono moltissimi cori Alpini professionisti o anche amatoriali, che continuano spontaneamente a raccogliere questa eredità di chi visse, soffrì e perse la vita durante la Grande Guerra, ad un passo dal cielo; grazie alle voci di oggi, possiamo viaggiare nel tempo e rivivere in modo estrememente toccante le stesse emozioni e gli stessi battiti del cuore di semplici uomini arditi, che diedero così tanto per ideali di Patria, di Pace e di Amore. Di seguito trovate i testi delle canzoni più famose e più profonde, riproposte ancor oggi dai cori Alpini di tutt'Italia. SUL PONTE DI BASSANO MONTE CAURIOL
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Le canzoni di guerra britanniche hanno avuto una genesi di tipo piu’ tradizionale di quelle nate direttamente durante il conflitto, come quelle ad esempio del Corpo degli Alpini italiano. Mentre queste ultime furono perlopiu’ intonazioni spontanee della sofferenza e del dolore provato in guerra (un po’ come avvenne nella musica blues e spiritual delle popolazioni di colore americane), fu la propaganda a scrivere e musicare un genere musicale idealmente destinato a sollevare lo spirito e rinfrancare i “Tommies” costretti nel fango delle trincee. Canzoni come “Pack up your troubles”, “Take me back to dear old Blighty” e “It’s a long way to tipperary” si imposero, gia’ all’inizio del conflitto, come inni di propaganda , tanto per i soldati in partenza per il fronte, che per la popolazione rimasta a casa – un po’ come “La leggenda del Piave”, in questo genere musicale si poteva ritrovare e promuovere subito l’unita’ sociale di patria, sposando per l’immaginario collettivo i sacrifici degli eroi al fronte, con gli ideali di pace, vittoria e sbarazzina supremazia con cui si doveva anestetizzare la popolazione intera. E’ bene ricordare che all’inizio del secolo scorso, la propaganda militare e politica era forse l’unico strumento di comunicazione che, per quanto altamente viziato e parziale, poteva raggiungere le masse, altrimenti totalmente ignare di cio’ che accadeva al fronte. Dopo il 1915 tuttavia, il terrificante numero di caduti, la perdita pressoche’ totale di tutto l’esercito professionale del secolo precedente, e la quantita’ di lutti che colpi’ anche ciascun piccolo paese in Inghilterra, costrinse autori e compositori ad interpretare in qualche modo anche questa “perdita dell’innocenza” ed il pensiero comune che la guerra non sarebbe poi finita’ cosi’ presto come si credeva. Nascono percio’ inni alla Patria e alla famiglia lontana, che forse i piu’ fortunati riusciranno a rivedere, come “There’s a long long trail” e “Keep your home fires burning”. Non a caso, i soldati che marciano verso il fronte intonano solo questi ultimi "esorcismi musicali" contro la morte certa che li attende, dimentichi di ogni falsa promessa trasmessa all’inizio della guerra e scanzonatamente intonata a bordo di una tradotta. E' da notare comunque, che il tema della morte, della perdita e del sacrificio non appare quasi mai fino alla fine della guerra - gli inglesi, da sempre ostinatamente conservatori ed orgogliosi della loro privacy, preferiscono fino all'ultimo credere ad una risoluzione positiva di quattro anni di dolore e sacrificio, piuttosto che soccombere di fronte agli eventi e concedersi pubblicamente anche un solo grido di scoramento o disperazione. Di seguito trovate i testi delle canzoni più famose del periodo, con la relativa traduzione. IT'S A LONG WAY TO TIPPERARY PACK UP YOUR TROUBLES TAKE ME BACK TO DEAR OLD BLIGHTY THERE'S A LONG, LONG TRAIL KEEP YOUR HOME FIRES BURNING
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Una marcia militare. Quante ne sono state scritte! Quante ce ne sono! Ce ne sono tante, perché tanti sono gli eserciti e tante sono state le guerre. E la guerra pare proprio che abbia bisogno di musica, più di quanto ne abbia bisogno la pace. Ecco allora una selezione di alcune marce militari dichiaratamente “teutoniche, che qui vengono proposte nella loro registrazione originale. Platone considerò la musica così rilevante per il funzionamento dello stato che se ne occupò solamente nei suoi scritti politici e non in quelli dedicati all’arte e all’estetica.
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Le canzoni Austro-Ungariche del periodo della Grande Guerra sono tratte da registrazioni originali del 1916, degli archivi storici “Phonogrammarchiv” di Vienna. Nonostante i bombardamenti subiti durante il Secondo Conflitto Mondiale, gran parte delle incisioni originali sono state perfettamente conservate e quindi commercializzate in una ricca collezione su CD che, tra l’altro, include anche le immagini e le stampe degli spartiti originali. La collezione si intitola “Soldatenlieder der k.u.k. Armee”, cioe’ “Canzoni dei soldati dell’esercito del Kaiser e del Re”. Si tratta di canzoni di guerra in varie lingue e dialetti; l’Impero Austro-Ungarico comprendeva infatti molteplici etnie, che diedero origini, a loro volta, ad una originale serie di canti e inni patriottici. I brani in Italiano sono in realta’ in dialetto triestino (ecco perche’ mancano alcune consonanti doppie): parte delle popolazioni di lingua Italiana, geograficamente inserite nei territori dell’”Italia Irredenta”, erano pro-austriache e pertanto rimarono in musica il loro disprezzo per il nostro Paese invasore. La maggior parte delle canzoni in lingua tedesca sono particolarmente crude e offensive per tutti i nemici comuni delle Potenze Centrali; i canti sloveni, ungheresi, cechi, triestini, ecc., sono invece meno “patriottici” e parlano delle quotidiane, piccole tragedie, comuni ai fantaccini di tutti i tempi, costretti a fare la guerra. AUF NACH ITALIEN! 84ER MARSCH BRUDER, ZAHLET AUF UNS ’RE AUF IHR BRUDER O TU STELLE... MALEDETA SIA LA SVEGLIA Per ottenere ulteriori informazioni sulla preziosa raccolta “Soldatenlieder der k.u.k. Armee”, cliccate sulla bandiera austriaca sotto a questo testo.
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