Il mito degli Alpini si e’ affermato nei decenni come uno dei capisaldi morali dell’Italia intera. Dalla Guerra in Libia alle carneficine dell’Ortigara, dalle sofferenze del Monte Nero ai rigori della Marmolada, Claudia De Marco identifica i luoghi, le fasi storiche, gli scenari e le icone di quella che si presenta, a tutti gli effetti, come una vera e propria epopea.
 In questo interessantissimo e corposo saggio, che, si badi bene, non e’ una storiografia ufficiale delle truppe da montagna italiane, la De Marco racconta come l’Alpino-tipo si concretizza e si racconta al pubblico di ogni eta’ ed estrazione, come un personaggio intraprendente, che sa arrangiarsi in qualsiasi circostanza, senza peraltro sposare la rassegnata disciplina e la muta passivita’ e rassegnazione imposta al semplice fante.
Queste chiavi di lettura comportamentali danno ovviamente origine ad una serie di aneddoti, racconti e “leggende” che mostrano come si alimenti il mito che si e’ formato di questo soldato e uomo del popolo, in divisa.
Nella quotidianita’ dei muli, dei fiaschi di vino e dei canti intorno al fuoco, ecco emergere un punto di riferimento, al tempo stesso snaturato di qualsiasi cieco dogma militare, ma arricchito di vera umanita’ rispettosa dell’ordine e delle gerarchie “naturali”.
Ma il saggio della De Marco vuol essere anche un inno alla giovinezza e all’ingenuita’ perduta per sempre nel terribile tritacarne della Grande Guerra, dove gli Alpini ebbero, di diritto, un ruolo esemplare nell’impersonificazione della sofferenza per “amor di patria”. |
