La Grande Guerra 1914-1918

 

 

APPROFONDIMENTI

LA FOTOGRAFIA STEREOSCOPICA NELLA GRANDE GUERRA

La tridimensionalita’ e’ sempre stata una delle principali ambizioni delle tecniche fotografiche di ogni tempo. Diversi ed indubbiamente bizzarri ed originali esperimenti sono stati fatti, nel corso dei secoli, per restituire su una stampa strettamente bidimensionale, l’effetto di profondita’ e prospettiva, caratteristico della visione umana binoculare.

Gli occhi umani permettono di valutare le distanze di tutto cio’ che vedono, proprio perche’ essendo due consentono di osservare lo stesso soggetto, da altrettanti punti di vista, contemporaneamente. La stereoscopia sfrutta il fatto che il cervello ricostruisce un'immagine tridimensionale quando i due occhi vedono simultaneamente la stessa scena da una distanza pari a quella interpupillare, che nell'uomo è di circa 65 mm.

La fotografia riproduce gli oggetti su una superficie piana
e l'illusione della profondità è data esclusivamente dalla prospettiva e dal chiaroscuro. È possibile riprodurre l'effetto della visione binoculare osservando separatamente con gli occhi due immagini riprese da punti a distanza pupillare.

Sir Charles WheatstoneLe nozioni di stereoscopia hanno origini assai remote, infatti, le prime conoscenze risalgono ad Euclide nel 208 a.C., che comprese i principi della visione tridimensionale. I primi veri studi sulla stereoscopia si devono a Sir Charles Wheatstone e sono di poco anteriori alla scoperta della fotografia. Già nel 1832 egli aveva realizzato un apparecchio fatto di lenti e di specchi che consentiva di vedere due immagini affiancate ma, non essendoci ancora la fotografia, ogni esperimento era fallito a causa della scarsa precisione dei disegni eseguiti a mano. Quando Wheatstone apprese la notizia dell'invenzione della fotografia si adopero' per far eseguire delle immagini doppie, spostando la macchina di pochi centimetri per eseguire due fotografie del medesimo soggetto ripreso da punti di vista leggermente diversi. La fotografia stereoscopica è vecchia quindi esattamente quanto la fotografia e, fin dal 1841, furono brevettate molte invenzioni che semplificavano l'esecuzione di due fotografie gemelle su una sola lastra. Si trattava di fotocamere con un corpo mobile e scorrevole davanti alla lastra, che rimaneva ferma e veniva impressionarta metà per volta, oppure fotocamere in cui il corpo della macchina rimaneva fermo ma era la piastra portaottica a muoversi lateralmente per eseguire le due esposizioni. Alla fine prevalse la soluzione più ovvia: delle semplici fotocamere doppie, con due obiettivi e altrettanti otturatori che scattavano simultaneamente comandati da un unico pulsante di scatto. Le macchine di questo tipo erano le più facili da usare e le uniche che eseguivano le due esposizioni nello stesso momento e potevano quindi fissare anche i soggetti in movimento. Un visore stereoscopico portatile moderno

Nel 1800 la diffusione delle fotocamere stereo rimase comunque abbastanza limitata mentre invece dilagarono le fotografie stereoscopiche di misura "standardizzata": circa 14 cm di larghezza su cartoncini di 17,5 cm. Venivano stampate in gran quantità dai fotografi e rappresentavano principalmente paesaggi e monumenti destinati ai turisti ma anche soggetti naturalistici e didattici, nonchè immagini proibite da collezionare in segreto.

Una fotografia stereoscopica franceseIl commercio di immagini stereoscopiche di luoghi vicini e lontani e la moda dilagante fra le classi abbienti di collezionarne in grande quantità possono essere spiegati solo riconducendosi al desiderio di scoperta del mondo che caratterizza la seconda metà dell' '800. Gli intellettuali avevano sentito il bisogno di viaggiare già dal 1700 (Goethe effettuò il "Viaggio in Italia" nel 1786-88) ma solo nella seconda metà dell' '800 in molti vollero e poterono viaggiare per scoprire e conoscere. Sono gli anni in cui viene fondato la National Geographic Society per "incrementare e diffondere le conoscenze geografiche" e per tutti l'acquisto di stampe stereoscopiche fu il modo per vedere luoghi lontani e inavvicinabili.

La visione binoculare è la caratteristica del sistema visivo, propria di alcune specie animali, per cui un'immagine viene proposta sul piano retinico da entrambi gli occhi. Quando entrambi gli occhi partecipano a formare un'unica percezione visiva si parla di binocularità, se invece generano percezioni separate si parla di biocularità.

Una macchina fotografica stereoscopica impiegata negli anni della Grande Guerra

La moda di raccogliere immagini stereo continuò fino alla Prima Guerra Mondiale, che infatti fu documentata da diversi gruppi di fotografi dotati di apparati fotografici stereo.

Oggi, in molti musei della Grande Guerra, sia in Italia (es.: Canove di Roana, Asiago), che all’estero (es.: Ypres, Verdun), si trovano molti visori dell’epoca, contenenti decine e decine di fotografie originali, tridimensionali che posso essere apprezzate in tutta la loro spettacolare drammaticita’.

Val dunque la pena di pianificare e dedicare tempo a sufficienza, anche per apprezzare le preziose raccolte di fotografie steroscopiche, ogniqualvolta si visiti un museo della Grande Guerra in possesso di questi rarissimi reperti. Inoltre, molte collezioni private dei musei che posseggono appunto, immagini tridimensionali scattate durante gli anni del conflitto, non sono pubblicate in nessuna raccolta editoriale, pertanto possono essere visionate solo in loco. Un visore del tipo conservato in molti musei della Grande Guerra

Il successo della fotografia stereoscopica proseguì fino al 1930 per riprendere brevemente negli anni '50 e '60. In quegli anni il famoso View Master (che i quarantenni di oggi dovrebbero senza dubbio ricordare) fu l'ultimo sistema stereoscopico largamente diffuso ma anche in seguito non mancarono gli appassionati e, ancora oggi esiste una Societa' Stereoscopica Italiana.Il View Master che viene commercializzato ancor oggi

Recentemente, una editrice francese ha acquisito una collezione di scatti stereoscopici e ne ha realizzato una versione commerciale, inserita in “La Guerre de 1914-1918 En Relief ”.

In questo volume troviamo uno speciale visore che ci permette di inserire una per volta, un centinaio di fotografie realizzate con il doppio scatto di cui si parlava poc’anzi, e di apprezzarle in tutto il loro effetto tridimensionale.

L'ALBUM DEI RICCHI

La stereoscopia nasce in Inghilterra nella prima metà dell'Ottocento e si basa sul principio della visione binoculare: gli occhi osservano la realtà da due angolazioni leggermente diverse, il cervello unisce le immagini e ne elabora la profondità. Il risultato è la percezione in tre dimensioni. La stereoscopia riproduce questa dinamica. Le immagini erano ottenute con fotocamere dotate di due obiettivi, posti a circa 6 centimetri di distanza, che scattavano contemporaneamente due foto dello stesso soggetto da angolazioni differenti. Stampate su due lastre di vetro, erano affiancate in uno strumento ottico che permetteva di guardarle simultaneamente attraverso un binocolo, e di ottenere l'effetto 3D. «Nell'800 - dice Podda - gli stereoscopi erano gli album di famiglia delle persone ricche».

L'Album de la Grande Guerre 1914-1918

Il fatto di dover inserire nel visore una foto per volta non e’ certo comodissimo, ma tuttavia grazie a quest’opera possiamo goderci tranquillamente la stessa, incredibile ed affascinante fotografia 3D che viene proposta all’interno di molti veri musei. Nella stessa pubblicazione troviamo anche un prezioso volume intitolato "L'Album de la Grande Guerre" che ripropone una sintesi storica della fotografia stereoscopica, un breve riassunto della Grande Guerra e una nutrita serie di fotografie dell’epoca, molte delle quali restaurate a colori.

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Alfredo Podda, l'esperto italiano di Sterografia
(Articolo tratto da "Club 3 Vivere in armonia" Anno XXI, N.10, Ottobre 2009)

Alfredo PoddaFra una carrozzina anni Venti e un carro armato della prima guerra mondiale, Alfredo Podda ci aspetta. Qui, nel Museo della Vita Quotidiana e della Grande Guerra, a Vigevano, espone i frutti della sua passione: a una prima occhiata sembrano scatole di legno allineate contro il muro, ma quando Alfredo ci invita a guardare in un contenitore, compaiono uomini, luoghi e pagine spesso drammatiche della storia del secolo scorso, ma in 3D! Le scatole non sono altro che macchine stereoscopiche, costruite da Alfredo sul modello degli originali del 1800, per guardare le oltre 8.000 foto d'epoca della sua collezione. Foto speciali, costituite da due scatti contemporanei dello stesso soggetto da angolazioni diverse che, affiancati nel visore, danno l'impressione della tridimensionalità. Insomma, foto stereoscopiche. «Scoprii l'esistenza di questa tecnica - racconta Podda - per caso. Liberando la cantina del padrino di mia moglie, trovammo strane foto della prima guerra mondiale, insieme con una macchina simile a queste. Le inserii nel visore e rimasi sorpreso: erano a tre dimensioni. Sembrava di essere lì, assieme ai soldati».

Particolare di visore stereograficoDa quel momento, Alfredo comincia a collezionare stereoscopie, cercandole fra antiquari e mercatini. Nel frattempo, visita luoghi dove il padrino della moglie aveva combattuto e che le sue foto ritraevano. «Ad Asiago mostrai in giro le stereoscopie, suscitando interesse: lì, nel '99, mi fu permesso di esporle al pubblico per la prima volta». A mano a mano che la collezione di foto aumentava, Alfredo ha provato a costruire da sé nuovi visori per guardarle: «Ho cominciato a sperimentare. All'inizio con scarsi risultati e spreco di denaro. La prima macchina era molto grande, impossibile da trasportare. La riempii con le stereoscopie dell'altopiano di Asiago durante la prima guerra mondiale, con alcune vedute recenti degli stessi luoghi». Da allora, perfezionata la tecnica, Podda ha messo a punto 47 visori stereoscopici, ognuno dei quali contiene da 30 a 40 foto d'epoca in 3D. Si va dai paesaggi di fine Ottocento alle città d'arte, dai costumi d'epoca alla vita dei soldati in trincea. Molte le vedute dei campi di battaglia, scattate dai fotografi dell'esercito per fini strategici.

C'è anche una macchina "vietata ai minori", che custodisce la scioccante desolazione del dopo battaglia. Resti di uomini e sogni. «Ai tanti ragazzi delle scuole che hanno visitato la mostra ho cercato di trasmettere il messaggio che la guerra è una cosa brutta. È più facile rendersene conto attraverso queste immagini di vita quotidiana, che leggendo i libri di storia». Podda è sempre presente, accoglie i visitatori e li guida nell'uso delle macchine. «Inizialmente la gente è timorosa, non pensa che gli stereoscopi si possano toccare e utilizzare», dice ridendo. «Allora li faccio sedere e spiego loro come fare».

Una fotografia stereoscopica della collezione di Alfredo PoddaData l'accoglienza di Vigevano, Alfredo vorrebbe donare al Museo buona parte dei suoi stereoscopi: «Peccato che a Pavia, dove vivo, la mia collezione non abbia suscitato altrettanto interesse: per l'unica esposizione che mi hanno concesso di fare, mi è toccato pagare la sala». E dopo Vigevano? «Passo l'estate sopra Bellagio: nei week end carico in macchina otto-dieci stereoscopi e li porto in giro per feste e sagre, una sorta di mostra itinerante». Alla domanda se abbia trasmesso a qualcuno la propria passione, Alfredo scuote la testa: «È un hobby troppo dispendioso: per costruire gli stereoscopi uso materiali riciclati, che assemblo personalmente, ma per le lenti mi rivolgo a un ottico: la realizzazione di ogni visore viene a costare sui mille euro. Troppo, considerando che oggi, per vedere in 3D basta un paio di occhialini di carta». Eppure, ad affiancarlo c'è suo nipote Massimo, 29 anni. Dopo aver imparato il funzionamento delle macchine, si è appassionato alla stereoscopia: «E alla storia del Novecento, che prima non m'interessava», dice il ragazzo, che ha partecipato anche alla creazione di un visore. «Ho provato a dare una mano, ma da solo non saprei da dove cominciare», ammette. Una foto collettiva ritrae Podda accanto alle sue macchine e al nipote, circondato dai ragazzi del museo e dai volontari del servizio civile, che lo hanno aiutato. Ci vorrebbe... una stereocamera per immortalarli in 3D.

 

Fonti:

Archivio Stereoscopico Italiano
Stereo Club Francais
Stereoscopia e Anaglifia
Stereoscopia, origini, cinema, televisione
"Club 3 Vivere in armonia" Anno XXI, N.10, Ottobre 2009

 

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