Flanders e’ un gran bel libro, coraggioso, avvincente e devastante dal punto di vista emotivo, che non a caso la critica statunitense ha gia’ paragonato a “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Enrico Maria Remarque.
Ma si pensi anche a “Under Fire” di Henri Babusse o a "Nelle tempeste di acciaio" di Ernst Junger per capire non solo lo spessore e la profondita’ della narrazione, ma soprattutto l’estrema bravura della contemporanea Patricia Anthony che non ha certo potuto basare il suo racconto su esperienze vissute in prima persona.
Flanders e’ il diario personale di un fante americano che si e’ arruolato soprattutto per sfuggire ad una difficile e penosa situazione familiare, preceduta da un’infanzia di abusi e privazioni. Il suo desiderio di fare qualcosa di grande e di importante si scontra con la durissima realta’ delle trincee, ma non per questo lo spirito di Travis Lee perde il suo ardore e la sua incredibile determinazione, che lo porteranno a patire e subire sacrifici e vessazioni ancor piu’ terribili.
La storia di Travis Lee si legge di lettera in lettera, proprio come una raccolta di manoscritti originali, man mano che si sprofonda nel terrore del fango, degli shrapnel, degli assalti alla baionetta e, peggio ancora, delle visioni oniriche di morte che perseguiteranno il protagonista fino alla fine del romanzo.
Travis arriva dal Texas, ma risente evidentemente degli influssi metafisici e spirituali della vicina Louisiana che lo costringono, suo malgrado, a esperienze simili alla divinazione del futuro e al dialogo con i compagni caduti in battaglia.
La misera esistenza terrena di Travis si interseca infatti con molti dialoghi onirici con i commilitoni scomparsi che non riescono ad abbandonare la terra di nessuno e vagano alla ricerca di uno spirito guida.
Coraggioso e profondo anche il viaggio attraverso i sentimenti omosessuali più o meno latenti, che pervadono alcuni dei compagni di trincea di Travis Lee. Comunque sia, un inno all'amore e al bisogno di affetto, oltre che di cameratismo e complicità, che riescono a germogliare in un habitat così inospitale ed ostile, soprattutto dal punto di vista morale e tipico del falso e represso perbenismo di quell'epoca.
Flanders ci porta dunque ad esplorare anche gli effetti devastanti della Grande Guerra sul subconscio di chi dovette adattarsi a condizioni di vita inenarrabili, brillando di originalita’ e allo stesso tempo di credibilita’, anche se come ripeto e’ stato scritto ai giorni nostri.
Non e’ certo difficile immaginare i patimenti dei soldati in trincea, ma per Patricia Anthony si e’ rivelato senza dubbio molto complesso il compito di immedesimarsi non solo in un protagonista maschile, ma soprattutto in una realta’ tanto remota quanto ostica da tradurre in parole e sentimenti, la’ dove regnava solo morte e disperazione.
Eccezionale anche la ricchezza di dettagli e persino di espressioni tipiche dell’epoca, che la scrittrice americana ha evidentemente saputo ricercare in profondita’. Se poi consideriamo che Patricia Anthony e’ venuta alla ribalta con una corposa saga di genere fantascientifico, ancor maggiore e’ lo stupore del lettore che arriva all’ultima pagina di Flanders, certo di essersi imbattuto nel capolavoro di un altro reduce della Grande Guerra.
Al momento Flanders è purtroppo disponibile solo in ligua inglese - il livello di difficoltà è notevole, soprattutto per la terminologia bellica e lo slang anglosassone tipici dell'epoca di inizio secolo. |