Come ho gia’ avuto modo di dire nell’introduzione a questo sito internet, non sono uno storico o un tecnico militare, ma semplicemente un appassionato di questo genere di letture, in continuo processo di apprendimento, ricerca e studio.
Del resto, l’argomento che viene trattato in questa sede e’ talmente complesso, vasto e ramificato a livello sociale, politico ed economico, oltre a quello squisitamente bellico, da richiedere ben piu’ di qualche semplice lettura per potersene professare esperti o insegnanti.
Partendo allora dal punto di vista di un semplice studioso, vorrei condividere con chi mi sta leggendo il tipo di approccio a questo genere di letture, che ho sviluppato negli anni. Facciamo subito qualche considerazione generale:
1) Leggere un libro di storia non e’ chiaramente come gustarsi un romanzo sotto l’ombrellone o sfogliare pigramente una novella in treno. Bisogna armarsi di carta e penna (un classico blocco appunti di modeste dimensioni e’ la scelta giusta) e, soprattutto, dimenticarsi di leggere per raggiungere la fine del libro in poco tempo. Lo ripeto, non si sta sfogliando un romanzo e non ci si deve aspettare qualcosa da godere tutto d’un fiato, che stimoli la nostra velocita’ di lettura “per vedere come va a finire”. Del resto, almeno a grandi linee, sappiamo gia’ il nome dei vincitori, quello dei vinti e l’esito finale degli argomenti trattati: l’importante allora sara’ di studiare nei dettagli ciascuno di essi, per capirne a fondo le cause, gli effetti e le meccaniche, imparandone e scoprendone al contempo nuovi aspetti e dettagli.
2) E’ inutile anelare una pagina con meno testo e qualche “bella” illustrazione: non stiamo sfogliando un rotocalco o una rivista e vedere il viso di un generale o un’istantanea del campo di battaglia non puo’ certo “alleviare” l’onere di una lettura spesso complessa e certamente impegnativa. Di contro, e’ utile far riferimento alle immagini solo dopo aver metabolizzato gran parte del volume che stiamo leggendo; solo allora avra’ senso concretizzare in una vecchia foto in bianco e nero cio’ che l’autore ci ha raccontato fin qui – solo allora potremmo varcare quella piccola “soglia d’accesso ad un mondo che non esiste piu’” con reale cognizione di causa.
3) Le cartine geografiche, se presenti in un libro, sono spesso poco piu’ di un riempitivo o di un mero espediente per interrompere la monotonia delle pagine stampate. A causa delle dimensioni contenute di molti libri, e’ facile intuire quanto sia inutile costringere in pochi centimetri quadrati una mappa che originariamente copriva intere pareti del quartier generale di un esercito. Suggerisco invece di usare vere e proprie carte geografiche, anche se attuali e non certo d’epoca, per riuscire facilmente a identificare i luoghi e la stessa morfologia del terreno. Ad esempio, le carte Kompass, utilizzate da molti escursionisti e sufficientemente dettagliate e altamente leggibili, sono un ottimo strumento complementare alla lettura.
4) Non si abbia paura di scrivere annotazioni o almeno di evidenziare e sottolineare le sulle stesse pagine del libro che stiamo leggendo. Pensiamo di aver tra le mani un libro di testo vero e proprio: quanti di noi, sui banchi di scuola, ne hanno riempito gli spazi a bordo pagina con infinite annotazioni?
Una volta iniziata la lettura, la cosa che sembra spaventare piu’ di tutte e’ certamente l’infinita serie di date storiche e la quantita’ di localita’ spesso sconosciute, cosi’ difficili da mandare a memoria. Niente paura: ogni buon libro di storia che si rispetti ripete date, nomi e luoghi molto piu’ spesso di quanto si pensi.
Pertanto, iniziamo pure a leggere senza aver paura di “essere interrogati” dopo un solo capitolo. Possiamo sempre tornare indietro per controllare un dato in particolare ma, credetemi, non ha senso tramutare in un mero esercizio di memoria o in una pedestre e monotona lettura, un’esperienza di rivisitazione storica che si pone ben altri fini.
Dopo avere riletto per decine di volte le stesse date e gli stessi nomi, inizierete naturalmente a ricordarveli o, comunque vada, a farli propri, alleggerendo la lettura dei capitoli successivi. Un’altra annotazione va fatta al riguardo dello studio di una battaglia in particolare: qui bisogna cercare di capire esattamente cosa e’ successo, riga per riga.
E’ spesso forte la tentazione di saltare a pie’ pari un blocco di testo apparentemente noioso, ma come ho detto prima, non si tratta di scoprire subito come ando’ a finire in quel particolare frangente, bensi’ approfondirne la conoscenza; sara’ certamente il caso di adoperare il famoso blocco appunti e, perche’ no, abbozzare schemi e movimenti di truppe cosi’ come li elabora la nostra immaginazione durante la lettura.
Se poi, vinti dal desiderio di saltare comunque quelle pagine in particolare, ci ritroveremo presto costretti a riprenderle, pena la perdita totale del senso dell’orientamento nella lettura. E’ una specie di “sicura” o di meccanismo intrinseco di ogni libro di storia, che fa si’ che per procedere nella lettura si debba necessariamente ritornare sui propri passi, qualora non si fossero ben decantati i precedenti capitoli.
Evitiamo di cadere nella naturale tentazione di paragonare cio’ che viene narrato alla realta’ che stiamo vivendo. E’ assurdo e fuorviante, ad esempio, paragonare gli strumenti bellici impiegati per l’assedio ad una fortezza medievale, con le bombe atomiche di Hiroshima o Nagasaki. E’ analogamente sciocco chiedersi cosa sarebbe successo se i soldati in trincea avessero potuto impiegare bazooka o visori all’infrarosso: lasciamo pure questi esercizi di immaginazione agli sceneggiatori di Hollywood o agli scrittori di fantascienza. E’ anche difficile, ne sono perfettamente conscio, non “criticare” le divise totalmente inadatte per affrontare la guerra e anche la semplice lunga permanenza ad alta quota o nel fango delle Fiandre, ma all’epoca non c’era proprio altro, percio’, ripeto, evitiamo paragoni tanto sterili quanto completamente fuori tema.
Vorrei, in generale, esortare chiunque si avvicini ad un testo storico a considerare quest’ultimo una sorta di trampolino di lancio e un semplice strumento per l’esplorazione di un mondo o anche di un semplice microcosmo totalmente nuovo. Sullo stesso libro ci si ritornera’ certamente e, anzi, non si abbia paura di riprenderlo in mano anche dopo mesi o anni. Ricordo che si sta studiando un periodo o un avvenimento storico e che non lo si deve assolutamente imparare a memoria per poi millantare le doti di novelli Pico della Mirandola!
Un libro di storia e’ una porta aperta sul passato, un viatico per esplorare e conoscere meglio tempi andati che, altrimenti, ci appartengono soltanto dal punto evolutivo sociale e politico. E’ come salire ogni volta sulla macchina del tempo: una simile esperienza va goduta fino in fondo in ogni suo aspetto. Non mi resta a questo punto che augurare a tutti una buona e proficua lettura!
Alessandro Gualtieri