Giovanni Giolitti (1841 – 1928), detto “l’uomo di Dronero” avendo nella Valle Maira le radici familiari e in Dronero il cuore del suo collegio elettorale, è stato figura dominante di statista.
Entrato nel 1862 nell’amministrazione statale e percorsavi una rapida e brillante carriera, nel 1882 fu nominato Consigliere di Stato ed eletto alla Camera come deputato di Cuneo. Cominciò così un cursus politico che lo vide nel 1889 esordire al governo quale Ministro del Tesoro nel gabinetto Crispi.
Nel 1892 fu per la prima volta Presidente del Consiglio. Di particolare rilevanza il periodo dal 1901 al 1914, poi battezzata dagli storici come “età giolittiana”. Giolitti lo iniziò quale Ministro dell’Interno nel governo Zanardelli per continuarlo quale Presidente del Consiglio, carica ricoperta per tre volte e quasi ininterrottamente dal 1903 al 1914. L’insorgere di correnti, anche ideologiche, fortemente antagoniste al suo sistema, così come la scelta prudente nei confronti dell’intervento italiano in guerra lo isolarono tra il 1915 e il 1918. Tornò Presidente tra l’estate del 1920 ed il luglio del 1921.
Con la crisi dello stato liberale e l’affermarsi del fascismo Giolitti manifestò dignitosa opposizione al nuovo regime fino alla morte avvenuta il 17 luglio 1928. Quella attraversata da Giolitti fu un’epoca travagliata e difficile, ma nello stesso tempo di progresso e decisiva nel processo di formazione del moderno Stato italiano. Un processo nel quale Giolitti fu non solo l’uomo dalle intuizioni geniali, ma anche il politico capace di tradurre in realizzazioni effettive i progetti. Ciò attraverso uno “stile” (talvolta molto discusso in taluni suoi metodi) divenuto proverbiale per sobrietà, pragmatismo, concretezza.
Molte ed importanti le iniziative economiche ed amministrative: il sostegno all’espansione della grande industria ma anche la lotta ad alcuni monopoli privati; la conversione della rendita, l’esercizio delle ferrovie da parte dello Stato; l’incanalamento del risparmio nell’amministrazione finanziaria statale; il monopolio di Stato delle assicurazioni sulla vita; le attribuzioni degli enti locali; l’organizzazione scolastica, incluso il sostegno per scuole italiane all’estero.
Con la riforma elettorale del 1912 Giolitti realizzò il suffragio universale (maschile), premessa all’inserimento delle masse nella vita dello Stato già da tempo avviato con le aperture a socialisti, cattolici e radicali. Non meno importante la politica estera, punteggiata dall’annessione della Libia (1911), dalla già citata prudenza dinanzi alla conflagrazione europea del 1914, dal Trattato di Rapallo con la Jugoslavia (1920), dalla preconizzata intesa fra gli Stati per la creazione di un sistema di relazioni internazionali in grado di prevenire i conflitti.