La Grande Guerra 1914-1918

 

PERSONAGGI DELLA GRANDE GUERRA

Nicola II° - ritorna ai Politici

 

NICOLA II°

Zar di Russia

Sovrano




Lo Zar Nicola II

Nicola II nacque il 6 maggio 1868, figlio di Alessandro III e di Maria Fëdorovna, e divenne Zar di Russia nel 1894, alla morte del padre. Nel corso della cerimonia di incoronazione, 1400 persone morirono schiacciate dalla folla.

Dal carattere mite ed influenzabile, non fu in grado di attuare una politica repressiva come aveva fatto il padre: avrebbe probabilmente voluto diventare un vero "padre del popolo" (titolo che assumevano gli Zar), ma si dimostrò ben presto del tutto incapace al suo compito. Infatti, sotto l'impulso del conte Plehve, ministro dell'Interno, condannò gli Zemstvo, assemblee provinciali aperte al popolo, ed ordinò una "russificazione" delle province, in particolare della Polonia, della Finlandia e del Caucaso.

Nei primi anni del suo regno ci fu un discreto sviluppo economico della Russia, in particolare con l'espansione, seppure tardiva, dell'industria. Ma in seguito alla sconfitta nella guerra con il Giappone (1904-1905), la situazione peggiorò. Il 22 gennaio 1905 (detta in seguito “la domenica di sangue”) sfilò per le strade di Pietrogrado una manifestazione di protesta, formata in particolare da operai e contadini guidati dal Pope Gapon. Lo scopo era di marciare verso il Palazzo d'Inverno per chiedere allo zar riforme. La manifestazione fu repressa nel sangue dall’esercito dello zar : morirono oltre 100 persone e altre 1000 furono ferite.

A questo episodio, che segnò la fine della popolarità dello zar, fece seguito un’ondata di rivolte, tra cui le sommosse a Varsavia e a Riga e l’ammutinamento della corazzata Potionky. In seguito ad uno sciopero generale durato dieci giorni, lo Zar fu costretto a concedere alcune libertà, in particolare un parlamento, la Duma (Дума), concessa il 17 ottobre 1905 ed eletta a suffragio universale. Il 27 aprile 1906 emanò la Legge fondamentale dello Stato, sorta di costituzione che trasformava la Russia in una monarchia costituzionale: in particolare, veniva confermata la concessione della Duma eletta a suffragio universale e veniva istituita la figura del Primo Ministro.

Nicola IIBen presto però, essendo la Duma in completo disaccordo con lo Zar, questi cambiò la legge elettorale, concedendo il diritto di voto alle sole classi più abbienti. La Duma non ebbe mai, dunque, un effettivo potere, anche per la possibilità che aveva lo Zar di porre il veto sulle leggi e di sciogliere la camera. Ci furono quattro Dume: la prima Duma (1905-1906), sciolta dopo pochi mesi perché in contrasto con lo Zar; la seconda Duma (1906-1907), formata da un numero maggiore di deputati, fu anch'essa sciolta dopo poco tempo perché in contrasto con il governo; la terza Duma (1907-1913), fu l'unica a non essere sciolta; fu in questa occasione che entrarono per la prima volta in parlamento i bolscevichi; la quarta duma (1913-1917), sciolta in seguito alla Rivoluzione di Febbraio.

Nel 1906 lo zar nominò primo ministro Pyotr Stolipyn, che avviò una serie di riforme: in particolare, diede vita ad un’importante riforma agraria, che non riuscì però a portare gli effetti sperati. Egli inoltre ammodernò alcune leggi, tra cui l'abolizione dell'esilio, ma i suoi progetti furono stroncati dalla morte: fu infatti assassinato, al teatro di Kiev, il 18 settembre 1911 da Dmitry Bogrov. Nicola II ebbe da Alessandra quattro figlie: le granduchesse Olga, Tatiana, Maria ed Anastasia.

Solo nel 1904 nacque l’erede maschio, lo zarevič Aleksej (Alessio). Ma quest’ultimo era malato di emofilia, malattia probabilmente ereditata dalla bisnonna, la Regina Vittoria, che lo esponeva a pericolo di emorragia in seguito ad ogni minimo trauma. La malattia fu tenuta nascosta, e il principe costretto ad una continua sorveglianza. La madre chiese allora aiuto ad un santone, Grigorij Rasputin, che sembrò riuscire a guarire lo zarevič: Alessandra fu da quel momento totalmente plagiata dal monaco, che influenzò non poco la politica dello zar. Rasputin fu assassinato da una congiura di nobili, formata tra gli altri dal granduca Dmitrij Pavlovich e dal principe Felix Jusupov, poco tempo prima della Rivoluzione di Febbraio.

La situazione precipitò infatti con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale: l’esercito russo, a causa di alcuni errori strategici, subì gravi sconfitte (Tannenberg, Laghi Masuri), in cui morirono quattro milioni di soldati. Il 23 febbraio 1917 a Pietrogrado il popolo insorse nuovamente, e la polizia zarista si schierò questa volta dalla sua parte: lo zar, che si trovava al fronte, fu informato dell’accaduto e spinto ad abdicare.

Tornato a Pietrogrado, venne trattenuto nel palazzo di Carskoe Selo con il resto della famiglia. Ma in seguito alla Rivoluzione d’ottobre e alla salita al potere di Lenin, fu deciso il trasferimento della famiglia reale prima a Tobol'sk in Siberia, poi in una villa (la casa del mercante Ipat'ev) ad Ekaterinburg, sugli Urali. Qui, vista l’avanzata dell’Armata Bianca (l’esercito rimasto fedele allo zar) il soviet locale diede ordine di ucciderli, e nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 furono trucidati.

 

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