La Grande Guerra 1914-1918

 

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NOTE DI GUERRA

LUIGI CAPELLO

TREVES

Note di Guerra - Luigi Capello

Il Generale Luigi Capello, Comandante della Seconda Armata a Caporetto, usci’ malconcio e vilipeso dall’inchiesta ufficiale del 1919, relativa all tristemente nota rottura del fronte nell’ottobre del 1917.

Fu uno dei pochissimi generali che pago’ per tutti, anche per molti altri personaggi chiave della disfatta, inspiegabilmente assolti dalle loro pesanti responsabilita’. La sua vicenda s'intreccio’ con quella delle supreme gerarchie e dei comandanti subordinati, e le sue responsabilità si confusero nel groviglio degli errori altrui.

Divenne così il capro espiatorio delle incertezze e delle contraddizioni politiche, ma anche vittima delle sue ambizioni e delle gelosie degli alti vertici militari Capello volle, tuttavia, dire la sua, liberamente e senza censure, a due anni dalla fine della guerra, in due opere di grandissima importanza: il libello “Per la verita’” e questo “Note di Guerra”.

Di primo acchito si potrebbe considerare questa serie di scritti come una giustificazione unilaterale o una semplice autodifesa, di fronte ai mancati impegni dell’ottobre 1917; Capello pero’ si rivela uomo di ingegno, dotato di sufficiente modestia ed onesta’, in grado di elevarsi in qulche modo super partes, e fornire un resoconto abbastanza sincero ed imparziale di quanto accadde sulla Fronte Isontina dall’ottobre 1917 fino all’armistizio.

Il Generale Luigi CapelloLa narrazione degli avvenimenti e’ supportata da una ricca appendice che raccoglie tutti i comunicati ufficiali, i bollettini e gli stralci delle conferenze pubblicate dal 18 settembre 1917 in poi, da quando cioe’ Luigi Cadorna inizio’ a modificare, alquanto grossolanamente, in atteggiamento difensivo, lo schieramento sulla Fronte Isontina. Capello ci parla subito dell’estrema leggerezza e noncuranza adottata dal nostro Capo di Stato Maggiore dell’epoca, nel pretendere una simile, complessa risistemazione strategica in pochissimo tempo, a dispetto di molteplici difficolta’ tecniche, logistiche ed organizzative. In sostanza, Capello mette le proverbiali mani avanti per spiegare, tuttavia concretamente e tecnicamente, perche’ ci si trovo’ impreparati a fronteggiare l’annunciato attacco Austro-Tedesco del 24 ottobre. Si continua poi, fino alla resistenza sul Piave, al successo di Vittorio Veneto e quindi all’armistizio, con una panoramica ricca di dettagli ed osservazioni strategiche, scaturite dall’insolita posizione di “osservatore” esterno, alla quale fu costretto Capello, dopo aver perso il comando della Seconda Armata.

L’apologia di Capello ci trova, fin da subito, convinti dell’estrema sincerita’ e buona fede in cui si trova l’autore, vessato oltremodo dai risultati della Commissione d’Inchiesta che si occupo’ del disastro di Caporetto. Traspare, durante la lettura, anche una conferma all’ipotesi che molti studiosi si sono fatti della personalita’ del generale: quella cioe’ di un condottiero sensibilmente superiore, per ingegno, tenacia e creativita’, rispetto a tutta la massa “grigioverde” dell’esercito italiano di quei tempi. Dopo la sconfitta di Caporetto, Capello fini’ in disgrazia, cadendo rovinosamente dal piedestallo su cui la presa di Gorizia del 1917 lo aveva elevato. Le sue “Note di Guerra” fanno parte di una scarna, ma importante, biografia che ancor oggi, purtroppo, viene stranamente ignorata e sottovalutata.

Un libro imperdibile per chi vuol conoscere da vicino anche questo condottiero della Grande Guerra italiana.

Per la verita’ e Note di Guerra non sono piu’ attualmente ristampati,
ma sono disponibili presso: raroeantico

 

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