Dal fortuito ritrovamento di un elmetto della prima guerra mondiale, alla riesumazione scientifica di resti mortali: l’attualissima storia patria di un secolo fa, un popolo che ha creduto negli stessi ideali di patria e libertà mercificati e stravolti dai militari e regnanti.
Un resoconto appassionante, che riporta il lettore alla tragicità del conflitto meglio noto con l’alienante e distaccato identificativo di “Guerra del '15-'18”.
Ma il recupero di un così pregnante pezzo di storia nazionale non si è concluso esclusivamente con due cassettine in zinco avvolte nel tricolore e l’eco del “Silenzio” in un uggioso 4 novembre. Ciò che è stato finalmente sottratto all’oblio di un’abetaia, potrebbe avere una identità...
INIZIATI I LAVORI DI RIESUMAZIONE NELLA FOSSA COMUNE
RINVENUTA SUL MONTE LEMERLE, ALTOPIANO DI ASIAGO
Lunghe ore di scavo sistematico, rilievi topografici, altimetrici, studio del terreno con prelievi a varie profondità, sono alcuni degli accorgimenti applicati alla riesumazione scientifica del caduto del Monte Lèmerle, a cura dall’antropologo Daniel Gaudio e dall’archeologo Andrea Betto. Dopo un secolo di permanenza tra le radici del bosco, e a quasi un anno dal ritrovamento casuale durante le riprese di un documentario per History Channel, il soldato finalmente torna agli onori della cronaca. Il recupero ha richiesto molte ore, come doveroso in questi in questi casi. Giovedì 14 luglio, dal mattino alla sera, i due operatori si son prodigati per togliere i resti mortali del militare, purtoppo ben sedimentati con terra e rocce, fatto questo che non ha permesso una veloce lavoro. Si rafforza l’idea che il fatto d’arme, inerente al decesso, sia compatibile con periodo della Spedizione punitiva, meglio nota col termine Strafexpedition, avvenuta nel maggio del 1916. tutta la zona del Monte Lèmerle fu interessata da aspri combattimenti, che vide i fanti della Brigata Forlì e della Brigata Trapani lasciare sul campo centinaia di uomini, molti dei quali non poterono essere riconosciuti tra i caduti.
Tra gli oggetti rinvenuti accanto alle numerose ossa, si contano il coperchio di una gavetta, un bicchierino in lamiera e alcune pallette di shrapnel. Dopo le prime operazioni di scavo, hanno iniziato a venire alla luce anche numerosi effetti personali di chiara origine austriaca (bottoni della giubba militare, cartucce di fucile, ecc.), unitamente a un sempre più crescente numero di ossa umane: tutto ciò ha permesso al team di scavo di giungere alla conclusione che si tratti di una fossa comune o, come minimo, di un grande cratere di granata d’artiglieria che abbia inghiottito ben più di un fante, durante gli aspri combattimenti.
Ulteriori elementi saranno presto valutati in laboratorio, presso gli uffici della Osteoarc di Varese. Il referto sarà poi trasmesso alla USLL di Vicenza che ha commissionato l’intervento – finanziato interamente dallo scrittore Alessandro Gualtieri - e alla Procura della Repubblica che potrà disporre il nullaosta alla conseguente tumulazione dei poveri resti, presso il Sacrario militare di Asiago. Soddisfazione è stata espressa da Alessandro Gualtieri, storico e appassionato ricercatore che ha finanziato l’opera: “I ricordi necessitano di parecchio tempo per essere definitivamente consegnati all’oblio. Un’immagine, un suono, un odore sono, tuttavia, sufficienti a farli riaffiorare. L’odore di storia che si avverte sul Lèmerle in questi giorni, ci ha permesso di riportare alla luce un piccolo ma immenso pezzo della nostra unità nazionale”.
Anche lo storico Giovanni Dalle Fusine, che con la troupe di History Channel si era casualmente imbattuto in questo importante sito di scavo, si è dichiarato appagato del lavoro svolto dai tecnici: “L’identificazione del Caduto sapevamo che poteva essere un sogno irraggiungibile. Il nostro esercito non dotava di segni di riconoscimento duraturi in caso di morte e seppellimento. Possiamo dire che, per il momento, è stato fatto quanto possibile, per poi concretizzare – con ulteriori scavi e approfondimenti sistematici - giusta memoria e sepoltura ad alcuni giovani eroi della Grande Guerra”.
Sull’intero progetto, infatti, incombe l’ombra dell’esaurimento dei fondi, inizialmente stanziati in modo autonomo da Alessandro Gualtieri. Ci si auspica che le istituzioni non rimangano, ancora una volta, sorde e aliene a questa importante occasione di dovuto riconoscimento ufficiale e commemorazione nazionale, parte integrante dello stesso tessuto sociale della nostra unità di Patria.
IGNOTO E IGNORATO IL CADUTO DEL MONTE LEMERLE (ASIAGO)
Cinque mesi, 180 giorni, quasi due intere stagioni. Numeri e tempi lunghi stendono un velo pietoso sul ritrovamento di un soldato caduto durante la Grande Guerra. Il suo corpo tornò in superficie in maniera accidentale a metà dello scorso settembre, durante le riprese per un documentario dedicato alla fame nel periodo bellico. Il programma, commissionato alla casa di produzione “GA & A” dal network internazionale History Channel, prevedeva di girare alcune riprese sul Monte Lèmerle presso la frazione di Cesuna. Proprio al cospetto della troupe e del conduttore inglese John Dickie avveniva la scoperta dello scheletro, grazie all’ausilio di un metal detector che, almeno sul copione, doveva servire solo a localizzare barattoli e gavette abbandonati tra le trincee dell’Altopiano. I resti mortali del povero militare venivano subito riconosciuti e contestualizzati, anche per essere accompagnati da reperti metallici quali elmetto e cartucce. Immediata la segnalazione alle forze dell’ordine della vicina stazione che effettuarono i rilievi del caso, ripristinando il terreno dopo il sopralluogo, nell’attesa del nullaosta per la rimozione di quello che, fino a prova contraria di analisi approfondite, si presentava come l’inumazione di un cadavere.
A distanza di tanti mesi la nostra redazione riceve periodicamente telefonate e mail da parte del regista che guidava la troupe, a queste si aggiungono le richieste di informazioni dal bravo John Dickie, tutti stupiti per la lentezza italiana a chiudere quello che la giurisdizione internazionale definirebbe un “cold case” (delitto irrisolto). La risposta che possiamo offrire è sempre la stessa: lo scheletro è sempre là, dove è stato trovato. Inizialmente vari gruppi di ricercatori, recuperanti e semplici appassionati di storia si erano mossi per promuovere una riesumazione scientifica del corpo. Questo tipo di intervento era già stato messo in atto dall’equipe vicentina del dottor Andrea Galassi, anatomo patologo presso l’ospedale San Bortolo. Lo stesso nosocomio dichiarava a novembre che il recupero dei resti comporta una spesa variabile da 3000 a 4000 euro, pur prospettando una bassa probabilità che le analisi di laboratorio possano portare ad informazioni tali da dare una identità al militare. Mancando all’USL la disponibilità economica da impiegare in questi interventi, il suddetto gruppo di volontari si dichiarava disposto ad una raccolta fondi. La segreteria del direttore generale Angonese accoglieva positivamente la proposta, riservandosi di valutare l’offerta in sede amministrativa, impegnandosi altresì a comunicare le modalità per accogliere i fondi. Ma nessuna risposta è poi giunta. Anche i carabinieri della stazione di Canove comunicano che nessuna azione è prevista a breve sul luogo del ritrovamento, situato ad una manciata di metri dalla carreggiabile che conduce alla selletta del monte. Intanto il documentario è andato in onda, la notizia del ritrovamento tradotta in varie lingue ha superato i confini dell’Altopiano. E il soldato ignoto riposa ancora sotto a pochi centimetri di foglie e ramaglie che la cattiva sorte gli ha riservato un secolo fa.
Vien da chiedersi, in questi anni che celebrano il centenario dell’immane conflitto, alle istituzioni interessa finanziare solo logorroici convegni e monumenti commemorativi nelle piazze? Cosa avrebbe scelto quel povero soldato, marcire lentamente, dimenticato tra altre ossa di tasso e capriolo e qualche pigna di abete, oppure riposare in un sacrario assieme a migliaia di altri eroi, ricordando ai posteri il sacrificio di tante giovani vite. Nessuno ci darà mai una risposta, in fondo cosa sono cinque mesi di silenzio al cospetto di un secolo da ignoto? Sbagliato forse aver interrotto il suo sonno eterno.
Giovanni Dalle Fusine
La bottiglia di Amaro Unicum ritrovata sui campi di battaglia ritorna in patria, a Budapest. E’ una notizia quanto mai curiosa quella che arriva dall’Altopiano di Asiago. Protagonisti due ricercatori storici, Giovanni Dalle Fusine e Alessandro Gualtieri, e una bottiglia in vetro del liquore prodotta dalla rinomata Zwack, con sede a Budapest, che ha attraversato quasi indenne cento anni per poi finire nel museo della casa produttrice ungherese.
LE BATTAGLIE DI YPRES alla BORSA DEL TURISMO DELLA GRANDE GUERRA
Sabato 24 maggio alle 15, Turismo Fiandre ha promosso una conferenza di Alessandro Gualtieri, autore de “Le battaglie di Ypres”: lo scrittore ha approfondito, ripercorrendo il dispiegarsi del libro, i principali fatti storici della zona del saliente più conteso della Grande Guerra, soffermandosi poi sulle possibilità di viaggio che la regione offre oggi ai visitatori interessati al tema: un “luogo dell’anima” fatto di comprensione storica e approfondimento artistico-culturale, che sempre più italiani stanno scoprendo.
Il fronte occidentale è stato lo scenario di battaglie che hanno segnato il corso della Grande Guerra a causa dell'estrema violenza degli scontri: alcune tra le più aggressive miscele di gas letale, che per la prima volta vennero utilizzate nel 1915, presero il nome di “Iprite” da Ypres, la cittadina fiamminga che fu tra i principali teatri degli scontri. Ora quei luoghi sono meta di viaggi tra la memoria e la scoperta di una regione accogliente e ricca di tradizione.
Le Fiandre hanno investito molto nei progetti legati alla Grande Guerra. Nel 2013 e 2014 la Regione, è conquesto progetto, partner speciale del World Travel Market di Londra. I dati finora disponibili giustificano gli sforzi: nel 2013 hanno superato le 415.500 unità i visitatori che hanno visitato almeno un sito fiammingo legato alla Grande Guerra. Come simbolo del programma turistico legato alla Grande Guerra, che sarà presentato in occasione della Borsa del Turismo della Grande Guerra (23 – 25 maggio a Gorizia), le Fiandre hanno scelto il papavero, immagine ricorrente sui campi di battaglia celebrata dalla poesia “In Flanders Fields” di John McCrae. Un’icona onnipresente, ovunque si onori ricordo delle battaglie nelle Fiandre.
FRATELLI IN GUERRA:
IL SOLDATO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE E IL PACIFISTA…
MA CHI ERA L’EROE?
Uno ha condotto i suoi soldati verso le mitragliatrici tedesche in quel bagno di sangue che è stato la Somme. L’altro ha rifiutato di combattere a causa della propria fede ed è stato condannato a morte come traditore.
Ora un emozionante libro si chiede…qual è stato il fratello più coraggioso?
In una soleggiata giornata estiva sulle scogliere di Boulogne, un giovane ufficiale inglese, fresco di addestramento, guardava nostalgico le bianche scogliere di Dover in lontananza oltre la Manica. Pensava alla battaglia che lo attendeva – era uno delle centinaia di migliaia di uomini ammassati nelle trincee delle Fiandre per ciò che la storia avrebbe chiamato l’offensiva della Somme, uno degli scontri più sanguinosi che questo mondo abbia mai visto. Ma il sottotenente Philip Brocklesby era afflitto da una preoccupazione più pressante. Voleva disperatamente vedere suo fratello maggiore, che sapeva essere anche lui in Francia. “Mi sono seduto su un prato e ho aspettato”, ricordò molti anni più tardi. “Poi circa 40 uomini marciarono su per la collina e vidi Bert nelle file centrali. Non dimenticherò mai come il suo viso si illuminò quando mi vide.”
Come milioni di altri giovani, aveva coscienziosamente preso le armi contro i nemici del suo paese. Ma non c’era una frattura nella famiglia. Anche se gran parte della Gran Bretagna era immersa in un aggressivo fervore patriottico, con le ragazze che consegnavano bianche piume di “pollo” a uomini sospettati di sottrarsi al servizio militare, i due fratelli rispettavano i reciproci punti di vista. Philip, sulla via del fronte, aveva rischiato un’accusa di allontanamento ingiustificato per rintracciare Bert in quello che sarebbe potuto essere il loro ultimo incontro. Parlarono per mezz’ora e fu “una gioia” per entrambi. Bert era uno dei 16.300 obiettori di coscienza che rifiutarono di combattere per il Re e la Patria nella Prima Guerra Mondiale. Furono oltraggiati come codardi, abusati, picchiati, incatenati, anche gettati nelle segrete. Occasionalmente, furono compresi e, con il protrarsi della guerra e il crescere dei massacri sul campo di battaglia, anche ammirati. La loro storia è raccontata in “We Will Not Fight. The Untold Story of World War Ones Conscientious Objectors” (Will Elsworth-Jones, Aurum Press, Londra 2009, “Noi non combatteremo. La storia non raccontata degli obiettori di coscienza della Prima Guerra Mondiale”), un libro affascinante e commovente del giornalista Will Ellsworth-Jones, che ha cominciato a fare ricerche sull’argomento dopo le notizie del ritrovamento di graffiti in alcune antiche celle al castello di Richmond, Yorkshire. Sui muri di calce erano scarabocchiati testi religiosi e preghiere, oltre a un ritratto di una ragazza nella sua tarda adolescenza. Erano l’opera di un gruppo di 16 “conchies” – obiettori di coscienza tenuti prigionieri in un umido e inaccessibile castello medievale nel 1916.
7 FEBBRAIO 2014
ORE 18.00 Sale Apollinee del Teatro La Fenice
Campo S. Fantin 1965 - 30124 Venezia
Il lungometraggio, girato in Veneto, prodotto da Venice Film Production in collaborazione con Running Tv International, del regista Emilio Briguglio, per la prima volta in sala.
Il 7 febbraio 2014, alle 18, al Teatro La Fenice di Venezia, Sale Apollinee, dopo aver presentato lo scorso settembre il trailer nello spazio della Regione del Veneto alla 70° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, verrà presentato per la prima volta in sala il film “My name is Ernest” del regista padovano Emilio Briguglio.
L'opera ricostruisce i due macro-periodi in cui Hemingway ha conosciuto il Veneto, mettendo in evidenza, come questa sua grande passione per la nostra terra, lo abbia profondamente ispirato nel corso della sua vita e nella realizzazione di alcuni dei suoi capolavori: "Addio alle armi" e "Al di là del fiume tra gli alberi". Il film tratta la figura di Hemingway in un'ottica completamente nuova, facendo emergere, non tanto la sregolatezza della sua vita, quanto la purezza del suo genio. Grazie ad immagini provenienti da archivi originali dell'epoca e, soprattutto, alla ricostruzioni di accurati set cinematografici, lo spettatore sarà accompagnato in un viaggio non solo nel tempo ma nell’animo di quello che è stato uno degli scrittori più importanti del ‘900. Girato nell’autunno del 2012 fra Torre di Mosto, i Colli del Montello, Chioggia, Abano Terme, Fossalta di Piave, Verona, Padova, Cortina, Caorle, Schio, il film ripercorre i periodi storici che il grande scrittore americano, Ernest Hemingway, ha trascorso in Veneto, nel corso della prima guerra mondiale, come volontario della Croce Rossa, e nel secondo dopoguerra, in un periodo di vacanza, in cui fece diventare celebri località come Cortina, Caorle, e posti come l'Harry's Bar e il Gritti ecc…, raccontando gli amori legati a quei periodi: Agnes Von Kurowsky e Adriana Ivancich.
Molti fra gli interpreti sono veneti o provenienti dal Nordest come: i padovani, Stefano Scandaletti, Premio Off 2011, che interpreta il Barone Franchetti, Eleonora Bolla, vista nell’ultima serie tv “Sposami”, che interpreta l’amore giovanile di Hemingway, Agnes Von Kuroswky, Carla Stella, Vasco Mirandola, Alessandro Bressanello, visto in "Sole a catinelle" di Checco Zalone, Marco La Ferla, Carlo D’Addio – lo zio del Toso in “Faccia D’Angelo”, tutti di Padova, Diego Pagotto di Conegliano, “il Doge” in “Faccia D’Angelo”, accanto a Germano, la veronese Giulia Cailotto. Presenti anche Giorgio Careccia – Io non ho paura, Non ti muovere, Romanzo criminale, Vallanzasca – e Maximiliano Hernando Bruno, in tv con “Squadra Antimafia”. Ad interpretare l’altro grande amore dello scrittore, incontrato in Veneto, la nobildonna Adriana Ivancich, l’attrice friulana Anita Kravos, vista recentemente nell’ultimo film, candidato all'Oscar, di Sorrentino “La Grande Bellezza”.
Il progetto ha già ottenuto l’eleggibilità come film di interesse culturale da parte del MIBAC (Ministero per i Beni e le Attività culturali)
Note tecniche
• Regia di Emilio Briguglio
• Sceneggiatura di Riccardo Fabrizi e Emilio Briguglio
• Direttore della fotografia: Lorenzo Pezzano
• Scenografia: Antonio Panzuto
• Produzione VeniceFilm Production
• Genere: lungometraggio
• Durata 80 min circa
Formato di ripresa 16/9 – Full HD
ONORE AL FANTE CALABRESE
Alfonso Pignattaro cadde sull'Altopiano dei Sette Comuni nel gennaio del 1918
L'Altopiano e il paese di Cariati, nel basso cosentino, uniti dalla figura di un fante che dalla Calabria arrivò sulle montagne altopianesi per combattere durante la prima guerra mondiale e sacrificò la propria vita per la Patria. Tutto è nato in modo casuale, dal ritrovamento di una targhetta per l'identificazione delle salme di caduti durante la Grande Guerra. A raccoglierla tra i boschi dei 7 Comuni furono il giornalista e storico Giovanni Dalle Fusine e i fratelli Mario e Costante Rossi, abitanti in contrada Sasso di Asiago. Dei due anziani oggi solo Mario, detto "Pupi", è ancora vivente; e dalle sue mani Giovanni Dalle Fusine, direttore editoriale del sito www.lagrandeguerra.net, ha ricevuto la targhetta con la richiesta di fare luce sul povero soldato, il cui nome inciso spiegava il decesso in zona di guerra e la probabile sepoltura in uno dei tanti cimiteri di cui era disseminato il territorio dell'Altopiano.
"Pignatari Alfonso - soldato 129 fanteria - 1893 - Castrovillari - 28.1.18", questa l'incisione da cui partire. "Il primo passo della ricerca - spiega Dalle Fusine - è stato contattare il Sacrario del Leiten, dove riposano più di 54 mila caduti, dei quali oltre la metà risulta senza nome". Qui negli anni Trenta vennero traslati i corpi dei soldati italiani e austroungarici recuperati sull'Altopiano, provenienti dai cimiteri di guerra o dalle sepolture poste nelle immediate retrovie delle prime linee. Periodicamente ancora oggi il numero delle salme au menta a causa di singoli ritrovamenti casuali. Constatato che all'ossario asiaghese è registrato un Pignataro, ma che di nome faceva Giuseppe, l'indagine ha preso una nuova via, sfogliando l'Albo d'Oro dei Caduti nella Guerra 1915-1918, un grande archivio consultabile online che riporta migliaia di nomi. Anche lì nessun Pignatari è segnalato, ma risulta un Pignataro Alfonso, di Alfonso, ''uomo che cercavamo, soldato del 129° reggimento fanteria, nato il 7 genn-io 1893 a Cariati, distretto militare di Castrovillari, morto il 28 gennaio 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento. La conferma arriva subito dal Comune di Cariati in provincia di Cosenza, dove all'ufficio anagrafe c'è il certificato di nascita del nostro Alfonso, come pure sul monumento eretto al centro del paese egli è ricordato tra i caduti nativi del borgo calabrese.
"Al furiere di compagnia, o all'incaricato dell'incisione della targa funeraria - continua Dalle Fusine - si deve l'errore per la vocale finale del cognome, che ha trasformato Pignataro in Pignatari; fortuna volle che almeno il resto dei dati rimanessero esatti, permettendoci oggi, senza margine di errore, di concludere in bellezza la nostra indagine".
"Questa breve ricerca - commenta infine Dalle Fusine - ha avuto l'unico fine di evitare che la targhetta rinvenuta dai fratelli Rossi finisse tra le mensole di un museo. Perciò si è pensato di contattare il sindaco del Comune di Cariati. Filippo Giovanni Sero si è dimostrato molto sensibile al ritrovamento e alla storia che abbiamo ricostruito, pregandoci di inviargli il reperto che lega l'Altopiano di Asiago al centro calabrese, promettendo che lo stesso troverà posto in una adeguata teca nel mon-mento ai Caduti di tutte le guerre. Un doveroso ringraziamento va attribuito anche a Leonardo Agazio di Castrolibero, provincia di Cosenza, per il fattivo contributo".
“RECUPERANTI”, È ATTIVA LA LEGGE REGIONALE
Pubblicata il 26 giugno sul Bollettino Ufficiale della Regione la regolamentazione per ottenere il patentino di “recuperante”. Ora la ricerca di materiale bellico è concessa in tutto il Veneto Con deliberazione n. 952 del 05 giugno 2012 la Giunta Regionale ha stabilito i termini e le particolari modalità per il rilascio dell'autorizzazione alla raccolta sul territorio del Veneto di reperti mobili e cimeli della prima guerra mondiale, secondo quanto previsto nella legge regionale 12 agosto 2011, n.17 ("Disciplina dell'attività di raccolta dei cimeli e reperti mobili della grande guerra").
Con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale può dirsi concluso un lungo percorso, avviato dalla legge 7.3.2001 n. 78, che prescriveva l'onere per le amministrazioni regionali di dare disciplina, con proprie norme e regolamenti, all'attività della raccolta di quanto il primo conflitto mondiale ha lasciato sulla linea dell’ex fronte. “La legge - spiega il Vicepresidente On. Marino Zorzato - si rivolge a quanti, con profondo rispetto della memoria e dei luoghi che ospitano le vestigia belliche, intendono studiare e preservare i ricordi, attraverso frammenti di quel doloroso passato. Immediato segno di questa volontà di diffusione della conoscenza, attraverso una forma congeniale ai giovani e in grado di fornire una veicolazione utile dai più anziani ed esperti conoscitori ed anche l'aggregazione nelle associazioni. È la possibilità di agire sul territorio a quanti vogliano, con consapevolezza, accostarsi a questi valori. Il rilascio dell'autorizzazione regionale richiede a chi ne fa domanda questo spirito: colui che viene autorizzato deve essere consapevole di esercitare un'attività che necessita di molta attenzione, cura, conoscenza e rispetto. Le formalità di richiesta e rilascio sono state volutamente ridotte al minimo, considerando che le numerose associazioni di cultori di questa "passione" saranno le prime custodi della legge e, più ancora delle sanzioni, sarà il coinvolgimento nel medesimo interesse la miglior garanzia che territorio, persone e memoria abbiano il rispetto che meritano”.
GDF
Alcuni punti contenuti sulla regolamentazione:
- Chiunque effettui attività di raccolta di reperti mobili o cimeli senza essere in possesso della autorizzazione, ovvero senza averne dato la comunicazione ai sensi dell’articolo 2 comma 5 della legge, è punito con la sanzione amministrativa da euro 500,00 a euro 5.000,00.
- Chiunque, a seguito del rinvenimento di resti umani o di incerta attribuzione, non sospenda ogni attività di recupero e non dia immediata segnalazione al Comune, è punito con la sanzione amministrativa da euro 500,00 a euro 5.000,00. Inoltre viene applicata la revoca definitiva della autorizzazione o il diniego del suo rilascio.
- Chiunque, pur in possesso di autorizzazione, effettui attività di raccolta di reperti mobili o cimeli nelle aree archeologiche e/o nei cimiteri di guerra, è punito con la sanzione amministrativa da euro 500,00 a euro 5.000,00.
- Il recupero di reperti e cimeli deve sempre avvenire con la massima prudenza ed in sicurezza, evitando qualsiasi azione possa danneggiare la propria o l’altrui persona. L’autorizzazione non esime in alcun modo dalle responsabilità derivanti dal possesso/detenzione di ordigni e cartucce carichi o armi. Il possesso di autorizzazione non fornisce alcun titolo di esenzione da responsabilità conseguente ad eventuali interventi di restauro, recupero strutturale o ripristino funzionale, od anche pulizia che ripristini i movimenti dell’arma. L’autorizzazione regionale non abilita al recupero di oggetti la cui raccolta sia vietata dalla normativa statale.
- È dovere di chiunque eserciti l’attività di recupero avere la massima cura e rispetto dei luoghi, evitando alterazioni del territorio, abbandono di oggetti, danni ai pascoli e, in ogni caso, qualsiasi comportamento o incauta azione che possa risultare rischiosa per sé e/o per l’incolumità pubblica.
Domenica 24 Marzo a Forte Maso (Comune di Valli del Pasubio – Vicenza) si terrà il 3° corso per “Raccoglitori di reperti mobili e cimeli della prima guerra mondiale” nella Regione Veneto
Inizio alle ore 9,00 esatte, pertanto gli iscritti sono pregati di arrivare al forte almeno 1 ora prima dell’inizio, cioè alle ore 8,00.
Il costo di € 80,00 comprende:
1- l’iscrizione all’associazione FORTEMASO per l’anno 2013 2- n.2 marche da bollo 3- il costo del corso, spese postali, etc.
Si invitano pertanto i signori corsisti a presentare la domanda di iscrizione all’Associazione entro la data del 24 febbraio prossimo pena l’esclusione dalle liste dei partecipanti al corso stesso.
Le modalità di iscrizione sono le seguenti: 1- direttamente a Forte Maso il sabato pomeriggio o la domenica, in questo caso è sufficiente portare due fotocopie della carta d’identità (fronte e retro sulla stessa facciata del foglio); 2- inviando richiesta scritta (anche via e-mail) di consegna dei moduli per l’ iscrizione, in questo caso la riconsegna dei moduli compilati deve essere sempre fatta a Forte Maso nei giorni di cui sopra direttamente dalla persona interessata e con le stesse modalità (2 fotocopie della carta d’identità fronte e retro sulla stessa facciata del foglio), i minori devono essere accompagnati da un genitore.
Importante! Nel sito internet www.fortemaso.it sotto la voce Associazione verrà inserito il modulo di conferma della richiesta di partecipazione, tutti i richiedenti sono pregati di compilarlo e trasmetterlo. Solo in quel momento saranno iscritti e avranno la priorità sulle varie richieste di adesione messe in lista d’attesa. Per chiarimenti contattare il numero 337477700.
INFORMATIVA SINTETICA SULLA NORMATIVA
Indicazioni sul corretto esercizio dell’attività di raccolta di cimeli e reperti: non si possono raccogliere ordigni bellici, di qualsiasi fattezza, che risultino chiusi, non ispezionabili e quindi presumibilmente o solo potenzialmente carichi d’esplosivo. non si possono raccogliere cartucce cariche per armi leggere né si possono raccogliere armi, salvo che queste non si trovino in uno stato di degrado tale da essere considerati meri "simulacri" completamente inadatti all’offesa. è possibile raccogliere invece “simulacri” di ordigni/armi, quali possono essere gusci di granate, di bombe a mano e così via, se sono completamente vuoti, privi di esplosivo, inneschi e, soprattutto, risultino facilmente ispezionabili. altresì si possono raccogliere bossoli di cartucce per armi portatili, anche in presenza della capsula di innesco purché siano, anche questi, privi di polvere ed ispezionabili. moschetti, pistole, ed armi in genere, possono essere raccolti solamente se si trovano in uno stato tale da essere considerate veri simulacri, cioè oggetti che la ruggine o la corrosione del tempo deve aver degradato in ogni parte in modo tale da rendere impossibile il funzionamento dell’arma originale, privandoli quindi di ogni connotato offensivo.
In linea generale, il recupero di reperti e cimeli deve sempre avvenire con la massima prudenza, e quindi sempre in condizioni di sicurezza. In particolare anche gli oggetti di incerta o innocua apparenza (ad esempio tubi metallici chiusi o cilindretti di ottone, ma anche scatole o casse, altri oggetti che possono in realtà essere bombe “auto costruite” con materiali di scarto come lattine e scatolette) richiedono molta precauzione prima di essere toccati o spostati: seppur arrugginiti e danneggiati, essi possono contenere materiale esplosivo o chimico che può aver mantenuto intatte le sue proprietà. La presenza di ruggine e corrosione all’esterno non è significativa delle condizioni interne dell’oggetto, il cui contenuto può anzi essere diventato instabile.
L’eventuale individuazione di materiale inesploso, di armi, munizioni, di contenitori di sostanze chimiche andrà subito denunciato ai carabinieri od altra autorità di P.S. e il luogo opportunamente segnalato per evitare eventuali incidenti. Occorre inoltre ricordare che il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”, disciplina la materia dei beni culturali e in particolare si ricordano le seguenti disposizioni: articolo 2. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà.
articolo 10. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.
articolo 11 … sono beni culturali, ….i) le vestigia individuate dalla vigente normativa in materia di tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale, di cui all’articolo 50, comma 2.
articolo 20. I beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione.
ALLEGATO B alla Dgr n. 952 del 05 giugno 2012 articolo 50 È vietato, senza l’autorizzazione del soprintendente, disporre ed eseguire il distacco di stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli nonché la rimozione di cippi e monumenti, costituenti vestigia della Prima guerra mondiale ai sensi della normativa in materia.
articolo 91. Le cose indicate nell’articolo 10, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo Stato e, a seconda che siano immobili o mobili, fanno parte del demanio o del patrimonio indisponibile, ai sensi degli articoli 822 e 826 del codice civile.
articolo 131. La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili. articolo 175 Violazioni in materia di ricerche archeologiche 1.
È punito con l’arresto fino ad un anno e l’ammenda da euro 310 a euro 3.099: a) chiunque esegue ricerche archeologiche o, in genere, opere per il ritrovamento di cose indicate all’articolo 10 senza concessione, ovvero non osserva le prescrizioni date dall’amministrazione; b) chiunque, essendovi tenuto, non denuncia nel termine prescritto dall’articolo 90, comma 1, le cose indicate nell’articolo 10 rinvenute fortuitamente o non provvede alla loro conservazione temporanea.
articolo 176. Impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato Chiunque si impossessa di beni culturali indicati nell’articolo 10 appartenenti allo Stato ai sensi dell’articolo 91 è punito con la reclusione e con una multa. […]
Guerra 1915 – 1918 Altopiano di Asiago
In Val Magnaboschi ritrovata la lapide del fante Prunelli
Durante i lavori di manutenzione al cimitero di guerra riaffiora la lapide del sottotenente Gaetano Prunelli. Il ritrovamento svela che il militare caduto sul Kaberlaba oggi riposa al Sacrario di Asiago Oltre 600 mila caduti italiani fu il risultato della grande guerra, uomini e volti ormai sbiaditi nella memoria collettiva e spesso scordati dagli stessi pronipoti discendenti in linea diretta. Soldati rimembrati solo grazie all’impegno delle associazioni combattentistiche; raramente i singoli eroi, nella propria individualità, riemergono dall’oblio donde son stati relegati da un secolo a questa parte. È il caso di Gaetano Prunelli, ufficiale di fanteria. Il suo nome torna a parlarci dell’immane conflitto grazie al fortuito ritrovamento della lapide che ne accompagnava la primaria sepoltura presso Val Magnaboschi, sull’Altopiano di Asiago.
Il caso vuole che durante i lavori di ordinaria manutenzione del cimitero dedicato al maggiore Umberto Orso, i soci della Sezione Fanti 7 Comuni Francesco Spiller e Bruno Rossi rinvengono un manufatto in pietra su cui è ancora leggibile: “Gaetano…. Sott… di Ancona… 28 Regg… Fant… Morto…”.
La Brigata “Pavia” sull’Altopiano di Asiago
Nel gennaio del 1918 i reggimenti 27° e 28° della Brigata “Pavia” operavano sull’Altopiano di Asiago. Già nella fine del ’17 i fanti del reparto di Prunelli stazionarono nel sottosettore Campiello, impegnandosi nella difesa delle linee tra Magnaboschi e Bivio Boscòn, e tra Canove di sopra, Camporovere e S. Sisto. Dal 14 febbraio del ’18 la Brigata passa in seconda linea presso Granezza, donde partire ed operare fino al termine della guerra per Passo Nota e M. Carone, nell’alto Garda bresciano.
Dall’Albo d’Oro dei Caduti in guerra si evince che Prunelli Gaetano di Felice, sottotenente del 28° Rgt Fanteria, nato l’8 aprile del 1885 a Teramo, morì il “18 gennaio del 1918 sul Kaberlaba Alto per ferite riportate in combattimento”.
Sulla lapide è presente un bassorilievo a rappresentare la pergamena ed un motivo floreale. Fin qui nulla di strano, era consuetudine tra commilitoni ricordare un proprio camerata caduto con una stele all’interno dei cimiteri posti in prossimità del fronte. Durante il Ventennio fascista ogni camposanto italiano venne svuotato, i resti mortali di fanti e alpini traslati all’interno di nuove strutture monumentali, più consone all’esaltazione dell’eroismo devoluto alla patria. L’accentramento delle salme, per le modalità in cui venne attuato, in certi casi si rivelò deleterio, tant’è che molte salme inizialmente identificabili da lapidi e targhette poste sulle primarie inumazioni, finirono negli ossari in fosse comuni, tra gli ignoti. Ecco la sorte toccata al sottotenente Prunelli, di cui oggi, secondo la testimonianza dell’ufficiale responsabile del distaccamento asiaghese, non v’è traccia documentata presso il Sacrario del Leiten, ma dove dagli anni Trenta riposa il suo corpo, o la parte di esso che fu raccolta presso Magnaboschi. Come appurato qualche anno fa, durante i lavori di sistemazione del cimitero in territorio di Cesuna, delle 1739 salme italiane e 596 austriache non furono traslati integralmente gli scheletri ad Asiago, infatti indagini anatomo-patologiche hanno confermato la presenza di ossa umane all’interno del perimetro. Dai diari reggimentali che spiegano i movimenti dei reparti e dall’Albo d’Oro ove son riportate utili dati sui caduti scopriamo le seguenti informazioni. L’unico Gaetano sottotenente del 28° Rgt. Fanteria Brigata “Pavia” corrisponde con l’ufficiale Prunelli Gaetano di Felice, distretto di Teramo, classe 1885, caduto sul Monte Kaberlaba il 18 gennaio 1918. Non è mai stato considerato disperso, ma risulta “caduto per ferite riportate in combattimento”. Nonostante una recente rogatoria, nessuna delucidazione è giunta da “Onorcaduti”, organo alle dipendenze del Ministero della Difesa, a cui evidentemente non risulta nota l’ubicazione del suo cadavere.
Spoglie che invece oggi senza ombra di dubbio, grazie alla lapide ritrovata, sappiamo essere rimaste per anni in terra consacrata ai piedi del Monte Zovetto, dove la stele ritroverà adeguata collocazione, grazie al lavoro della Sezione Fanti altopianese. Qualora un suo famigliare volesse oggi far visita a quanto resta del 27enne fante, potrà farlo recandosi ad Asiago, dove egli riposa tra altri 20 mila ignoti nelle grandi tombe comuni delle gallerie centrali, in pace, con i suoi commilitoni.
Giovanni Dalle Fusine
XIX PELLEGRINAGGIO DEI FANTI IN VAL MAGNABOSCHI
17 giugno 2012
Come ogni terza domenica di giugno anche quest'anno il giorno 17, si terrà in località Val Magnaboschi di Cesuna il 19° Pellegrinaggio Internazionale del Fante. La sera prima, sabato 16 giugno alle ore 21.00 presso il teatro "Palladio" di Cesuna, verrà inaugurata una mostra inerente al 1° conflitto mondiale e saranno letti alcuni brani degli Autori più noti fra la storiografia della Grande Guerra. Inoltre il dott. Caselli Lapeschi terrà una breve conferenza presentando il secondo Quaderno inerente al fronte sud della guerra in Atopiano. All'evento, organizzato dal Comune di Roana, dalla Federazione Provinciale del Fante di Vicenza, dalla sezione Fanti "Altopiano 7 Comuni" e dal Comitato per il recupero storico di Cesuna saranno presenti i Sindaci dell' Altopiano e di altre Città d'Italia con il Gonfalone comunale, 5 Nazioni quali la Gran Bretagna con il Comandante della 143^ Brigata Brigadiere Generale Mrs. Mark Banham ed alcuni Ufficiali. La Brigata Britannica nel 1918 sbarrò assieme alle Brigate dì fanteria "Liguria" e "Forlì" la strada all'esercito Imperiale Austriaco già in vista della pianura veneta. L' Austria sarà rappresentata da alcune compagnie di Shutzen appartenenti alla Croce Nera Austriaca, organizzazione che è paragonata ad "Onor Caduti" in Italia. La Repubblica d'Ungheria, oltre alla delegazione che ogni anno partecipa alla cerimonia sarà rappresentata da Sua Eccellenza il Console Generale proveniente da Milano Istvàn Manno. La Repubblica di Slovenia con una delegazione, come saranno presenti gli Stati Uniti d'America con i veterani. Molte le sezioni di Fanti provenienti da tutto il nord Italia hanno già comunicato la loro presenza.
G.D.F.
Congresso Internazionale
"Luoghi e architetture della Grande Guerra in Europa".
I sistemi difensivi dalle teorizzazioni di Karl Von Klausevitz alla realtà della Grande Guerra 16-17 Novembre 2011
Il Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, organizza un convegno dedicato ai sistemi difensivi della Grande Guerra in Europa: in due giorni, interventi di numerosi studiosi Europei su linee e opere difensive, dispositivi e impianti, progetti di catalogazione e recupero. Oltre una ventina di interventi per delineare le architetture difensive e la loro interazione con il territorio, entrando nel dettaglio di alcune specifiche linee di difesa e di alcune singole opere di particolare rilievo. Tra le aree trattate, lo Sbarramento Brenta-Cismon, la linea difensiva delle dighe Olandesi, la difesa del Golfo di Finlandia, la linea del Tagliamento, l'Altopiano di Asiago, la Linea d'Arresto Giudicarie in Alto Garda, la Linea Cadorna (OAFN).
Alcuni interventi descriveranno invece singole opere, tra cui i Masi di Claemp, Castellazzo, il Forte Corbin, le gallerie di Brienno... Dettagli tecnici su dispositivi e impianti che corredavano i sistemi difensivi (ad esempio gli impianti di teleferiche a fune ele tecniche dei reticolati). Infine, alcuni interventi sui progetti di valorizzazione e recupero. Il Congresso è strutturato in vista delle celebrazioni europee del Centenario della Prima Guerra Mondiale (2014-15) e sarà articolato su tre sessioni annuali dedicate alla catalogazione-censimento delle opere (2011), al loro recupero e messa in sicurezza (2012) ed infine al riuso e valorizzazione storica, turistica e culturale (2013). Il congresso ha ricevuto il patrocinio di Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano e di ERSAF Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste.
Il congresso sarà tenuto presso il Campus Bovisa del Politecnico di Milano, Aula Castiglioni, Via Durando 10 - Milano: la partecipazione è libera e gratuita previo accreditamento via email.
DEL "PARCO DELLA MEMORIA PICCOLE DOLOMITI, GRANDI ALTIPIANI"
Veneto-Trentino, 2 novembre 2011
Prima festa ufficiale per il ‘Parco della Memoria. Piccole Dolomiti, Grandi Altipiani”, promossa dalla Provincia autonoma di Trento e dalla Regione Veneto e da oltre trenta enti e amministrazioni locali trentini e vicentini.
Alla manifestazione, svoltasi alla Casa della Regola di Pedemonte (Vicenza), non ha voluto mancare l’assessore al turismo del Veneto Marino Finozzi. “E’ un’iniziativa – ha ricordato Finozzi – che rende onore a una comune, diffusa volontà di conservare la memoria storica e la pregnanza culturale e ambientale di questi luoghi, teatro della prima guerra mondiale, della quale tra qualche anno ricorrerà il Centenario. Il Parco rappresenterà indubbiamente anche un’importante sede di promozione del turismo e dell’economia del territorio, in ragione delle sue unicità storiche e culturali unite alle sue grandi bellezze naturalistiche. Siamo sulla strada giusta per valorizzare patrimoni storico-culturali e ambientali e mantenerli vivi e fecondi per il presente e per il futuro di queste realtà”.
Oltre alla Regione Veneto e alla Provincia Autonoma di Trento hanno aderito al progetto del Parco della memoria trentino-vicentino la Comunità Montana Alto Astico e Posina, la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni e la Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri, oltre a ventinove Comuni da Schio e Rovereto e numerosi Comuni montani: un ambito che copre l’area pre-alpina e alpina che va dalle Piccole Dolomiti ai Grandi Altipiani, dalla Valle dell’Adige fino alla Valsugana.