Il piano militare tedesco, elaborato intorno al 1905 dal generale Von Schlieffen, prevedeva operazioni militari su due fronti. Esso si basava sulla previsione di un sostanziale indebolimento dell’esercito russo dopo la guerra col Giappone e, poi che la mobilitazione russa era notoriamente più lenta di quella francese, suggeriva di eseguire prima un’azione risolutiva contro la Francia. La neutralità svizzera e il terreno impervio impedivano la penetrazione dal lato sud del confine franco-tedesco, mentre il sistema centrale dei forti francesi di Verdun-Toul-Epinal-Belfort sconsigliava un attacco frontale: non rimaneva che tentare un aggiramento da nord, passando attraverso il territorio del debole Belgio.
La massa attaccante avrebbe aggirato l'ala sinistra dell’esercito francese, schiacciandolo tra la Marna, la Senna e le Argonne, mentre il resto delle truppe avrebbe tenuto impegnato il grosso dell’esercito francese. Nel 1914 però il comandante tedesco, generale Moltke, modificò alcuni punti del piano: reso insicuro per l'apertura delle ostilità sul fronte orientale e temendo una controffensiva francese nella zona dei forti, diminuì la massa attaccante. Da parte francese, il generale Joffre - che aveva giustamente previsto un'invasione del Belgio, ma solo parziale - sottostimava il numero delle divisioni tedesche e la loro capacità combattiva. Si preparò quindi ad attaccare con le due ali, quella di sinistra appoggiata dal corpo di spedizione inglese (la British Expeditionary Force o B.E.F.), che sarebbe arrivato attraverso il canale della Manica.
Se nel settembre 1914 i tedeschi fossero ancora avanzati, avrebbero messo in crisi tutto il fronte anglo-francese, condizionando forse definitivamente l'esito della guerra. |
Quando i tedeschi iniziarono con 52 divisioni l'avanzata attraverso il Belgio, Joffre era in grado di opporre a nord soltanto 31 divisioni. La prima parte della manovra tedesca si sviluppò secondo le previsioni: Liegi cadde il 17 agosto, mentre la doppia offensiva di Joffre falliva; il 27, i tedeschi erano davanti a Charleroi. Nella battaglia avvenuta presso Mons fra il 22 e il 25 agosto gli anglo-francesi erano stati battuti e avevano dovuto ripiegare.
Anche Moltke, però, commise un errore riducendo le truppe in marcia attraverso il Belgio; perciò Joffre poté richiamare truppe dalla Lorena e concentrarle sull'altopiano di Langres e verso la Marna. Moltke tuttavia proseguiva l'avanzata, calando dal Belgio verso sud e ignorando sulla sua destra il campo trincerato di Parigi. A fìne agosto il corpo del generale Von Kluk passò la Marna, ma si spinse troppo a sud, facilitando così il compito ai francesi, che lo colpirono sui fianchi e lo costrinsero alla ritirata. Fu questa la celebre battaglia della Marna (5-10 settembre 1914), che bloccò, dopo un mese di continue avanzate, il rullo compressore tedesco. Se i tedeschi fossero ancora avanzati, avrebbero messo in crisi tutto il fronte anglo-francese, condizionando forse definitivamente l'esito della guerra. La battaglia, condotta con ogni mezzo dai francesi (i soldati furono portati al fronte anche con i taxi di Parigi), diede una svolta al conflitto, ponendo termine alla breve fase della guerra di movimento.
Bloccato da una controffensiva nella zona dell'Aisne, Moltke sollecitò rinforzi e cominciò una manovra per aggirare l'ala sinistra dell'esercito avversario. Il 14 settembre fu però sostituito dal generale von Falkenhayn, che accelerò la corsa verso la Manica con l'obiettivo di accerchiare gli anglo-francesi, mentre Joffre tentava un'analoga manovra per aggirare la linea di resistenza tedesca sull'Aisne. Queste manovre culminarono nelle sanguinose battaglie della Somme (20-30 settembre) e di Arras (2-7 ottobre). Il 9 ottobre cadeva Anversa, ma gli anglo-francesi cercavano di tenere la linea di costa per poter sviluppare nella primavera 1915 una controffensiva; Falkenhayn li preveni' e cercò di impadronirsi di Calais e Boulogne, porti d'arrivo degli inglesi in Francia.
L’esercito belga si era intanto riunito agli anglo-francesi, e Dixmude, sulla costa della Manica, punto d'arrivo dei due eserciti contrapposti. Per arrivarci, si erano combattute violente battaglie: fra il 18 ottobre e il 10 novembre sul fiume Yser e fra il 23 ottobre e il15 novembre a Ypres.
In totale, questi primi mesi di guerra erano costati a ciascuna delle parti contendenti circa 200.000 uomini fra morti e feriti.
Anche nella zona centrale, intorno a Saint Mihiel, il fronte si era stabilizzato e, dalla Manica alla Svizzera, le due schiere avversarie cominciarono a scavare trincee, in attesa di scatenare offensive e controffensive: cominciava così un tipo di guerra che nessuno degli stati maggiori, dei politici e delle popolazioni coinvolte aveva previsto.
All'inizio del 1915 Joffre, dopo alcuni piccoli scontri sulla linea del fronte, lanciò nel febbraio 1915 un’offensiva nella regione della Champagne, risoltasi in un fallimento. Fra il 5 e il 14 aprile i francesi effettuarono un altro attacco nella zona della Woevre, ma senza ottenere alcun risultato, lasciando anzi nelle mani dei tedeschi diverse migliaia di prigionieri. Nel corso di queste operazioni, il 22 aprile 1915 i tedeschi - per la prima volta nella storia - usarono a Ypres, contro due divisioni franco-algerine, i gas asfissianti al cloro; il vantaggio tattico conseguito con la distruzione delle due divisioni non venne però sfruttato appieno, anche perché lo stesso stato maggiore tedesco non era convinto della validità di questo mezzo bellico.
In primi mesi di guerra erano costati a ciascuna delle parti contendenti circa 200.000 uomini fra morti e feriti. |
In compenso fu molto facile per gli alleati lanciare contro i tedeschi una nuova accusa di crudeltà, dopo quella di massacri di civili nelle zone occupare. La tremenda efficacia dei gas asfissianti spinse peraltro tutti i belligeranti a impiegarli in grandi quantità in tutte le principali operazioni belliche. Gli inglesi risposero con gli stessi gas a Loos il 25 settembre; successivamente i tedeschi, sempre a Ypres, impiegarono per la prima volta il fosgene nel dicembre 1915, passando nel luglio 1917 al gas mostarda, battezzato poi iprite (appunto da Ypres).
Un altro serio tentativo di sfondare le linee tedesche fu effettuato nell'Artois fra il 9 maggio e il 25 giugno 1915. L'operazione, condotta da sette corpi d'armata, si sviluppò su un fronte di 15 km fra le città di Lens e di Ecurie; ma, dopo un'avanzata di circa 4 km, i franco-inglesi furono fermati dai tedeschi e subirono gravissime perdite. Nei mesi successivi il fronte alleato, in previsione di future offensive, fu riorganizzato, mantenendo però la suddivisione in tre gruppi: uno del Nord, uno del Centro e uno del Sud. I quasi 800 km di trincee erano presidiati per 30 dai belgi, per 60 circa dagli inglesi e per gli altri 700 dai francesi.
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Un attacco fu sferrato nel luglio 1915 ancora nell'Artois e nella Champagne, col solo risultato di altri massacri. Ripresa l'offensiva in autunno (6 ottobre 1915), alcuni obiettivi furono raggiunti, come la riconquista di Loos, mentre una controffensiva tedesca dell'armata del Kronprinz (il figlio del Kaiser) fu respinta, con perdite spaventose da tutte e due le parti. L’anno successivo il generale Joffre aveva deciso di aspettare rinforzi in uomini e mezzi in vista di un'altra offensiva. Della situazione approfittò von Falkenhayn, che lanciò un poderoso attacco nel settore centrale del fronte, dove si trovava il campo fortificato francese di Verdun. La punta principale dell' esercito tedesco era l'armata del Kronprinz. Obiettivo dell'operazione era il logoramento dell'esercito nemico, nella convinzione che la Francia, demoralizzata, avrebbe chiesto la pace. I calcoli dell'alto comando tedesco risultarono corretti solo in parte, e la battaglia condotta attorno a Verdun (21 febbraio-24 giugno 1916) finì con l'apparire una grande vittoria difensiva francese, divenendo il simbolo dell'invincibilità dell'Intesa. In realtà, se di successo si può parlare, esso andrebbe attribuito alla Germania, che era riuscita a logorare il 60% dell’esercito francese contro il 20% del proprio, riducendo altresì la partecipazione francese alla contemporanea battaglia della Somme. La battaglia di Verdun costò in totale ai francesi e ai tedeschi circa un milione di soldati.
L’indebolimento delle forze francesi consentì all’alto comando tedesco di trasferire divisioni all'Est, per contenere l'offensiva del generale russo Brusilov e annientare la Romania, che, sbagliando tutti i calcoli, era entrata in guerra a fianco dell'Intesa. Il disimpegno delle forze davanti a Verdun e un rallentamento dei combattimenti fu causato dall'offensiva che Joffre scatenò il 1° luglio1916 sulla Somme e nella quale i mezzi messi in opera si rivelarono i più massicci che si fossero mai visti: 40 divisioni (14 francesi e 26 inglesi), più 14 di riserva (10 inglesi e 4 francesi), appoggiate da migliaia di cannoni di grosso e medio calibro, dotati di rifornimenti tali da consentire un tiro continuato per diversi giorni. Nella battaglia della Somme, che durò fino al 23 novembre, un ruolo importante ebbe l'aviazione (ricognizione, bombardamento e mitragliamento al suolo) e apparvero per la prima volta i "tank", i primi carri armati, messi in linea dagli inglesi nel tentativo di superare le trincee avversarie. Il lungo assalto alle linee tedesche si concluse con un insuccesso degli alleati, che ebbero 550.000 morti e feriti contro i 268.000 dei tedeschi. Su un fronte lungo 8-9 km, in nessun punto si avanzò più di 9 km. Artiglierie, mitragliatrici, mine e reticolati avevano di nuovo bloccato il fronte.
All'inizio del 1917 le forze dell'Intesa si trovavano in una situazione critica: gli sconvolgimenti di febbraio in Russia (insurrezione di Pietrogrado e caduta della monarchia zarista) avevano portato ad un allentamento della pressione sul fronte orientale, consentendo ai tedeschi di inviare rifornimenti ad ovest, mentre la guerra sottomarina ad oltranza contro i trasporti navali britannici metteva a dura prova la tenacia inglese. Così l'offensiva del nuovo comandante supremo, il generale Nivelle, condotta dal 9 aprile al 5 maggio sul Chemin des Dames, non ebbe successo: i tedeschi si difesero sia con l'impiego dell'iprite sia arretrando le proprie linee da un saliente pericoloso, dopo aver distrutto ogni cosa. Gli inglesi, con il primo ministro Lloyd George, insistevano per continuare la guerra di logoramento, ma il generale francese Petain, che aveva sostituito Nivelle, vi si oppose, accontentandosi di operazioni limitate, come la ripresa della zona del Mort-Homme presso Verdun (in agosto) o la battaglia della Malmaison (in ottobre), per chiudere le operazioni di logoramento nella zona del Chemin des Dames.
Il Fronte Occidentale dal 1914 al 1918
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Gli inglesi, rompendo l'unità di comando e mossi da propri interessi strategici, come quello di eliminare i tedeschi dalla costa belga, divenuta base dei sommergibili tedeschi, iniziarono da soli un attacco nella zona di Messines, Ypres e Passchendaele nel mese di giugno e proseguirono poi con un' offensiva di logoramento nelle Fiandre che durò dal 22 luglio alla fine d'ottobre del 1917. Tali operazioni sfiancarono tanto i tedeschi quanto gli inglesi. In novembre, questi ultimi lanciarono un'altra offensiva a Cambrai, col primo impiego massiccio di carri armati: i vantaggi territoriali (una decina di km in tutto) furono però annullati dalla controffensiva tedesca, che riportò la linea del fronte sulle posizioni precedenti.
In tal modo, gli inglesi avevano perduto 450.000 uomini (tra morti e feriti) per nulla. Nel 1918, grazie al crollo definitivo del fronte russo, l'alto comando tedesco, guidato dal maresciallo von Hindenburg e dal capo di stato maggiore von Ludendorff, mise a punto una serie di offensive per spezzare il fronte occidentale prima dell’arrivo delle truppe statunitensi: infatti il 6 aprile 1917, dopo la scoperta, per opera del servizio segreto inglese, di un telegramma con cui il ministro degli esteri tedesco Zimmermann invitava il Messico ad attaccare gli Stati Uniti, il governo di Washington aveva dichiarato guerra alla Germania e cominciato i preparativi per l'invio di un corpo di spedizione in Francia.
L’opinione pubblica americana era rimasta sconvolta dalla guerra sottomarina tedesca, che attaccava tutte le navi mercantili, comprese quelle neutrali (quindi anche americane) che viaggiavano per conto dell'Intesa. Nel corso del conflitto gli americani erano passati da una neutralità interessata (rifornivano tutti i belligeranti) a una simpatia per le forze dell'Intesa. Un’ abile propaganda contro gli eccessi dei comandi tedeschi contro i civili, l'accusa di disumanità alla guerra sottomarina - senza però ricordare che il blocco navale inglese affamava il popolo tedesco -, il desiderio del presidente Wilson di disgregare gli imperi secolari europei dando via libera alle tendenze etnico-nazionalistiche di alcuni popoli (decisione funesta per la storia di questo secolo): tutti questi fattori spinsero il popolo americano ad accettare la guerra contro gli Imperi centrali. Le quattro offensive di Hindenburg e Ludendorff, condotte fra il marzo e il luglio 1918, misero in difficoltà le forze dell'Intesa: i tedeschi arrivarono fino alle porte di Parigi e i francesi cominciarono a temere la disfatta. Ma il 18 luglio il generale Foch, nuovo comandante supremo dell'Intesa, lanciò un' offensiva dalla foresta di Soissons contro il saliente nemico nella zona del Chemin des Dames: i tedeschi dovettero ripiegare e si attestarono su una linea difensiva detta "linea Hindenburg".
Foch, promosso intanto maresciallo di Francia, si rese conto che i tedeschi erano ormai stremati dalle offensive del 1918, costate centinaia di migliaia di morti. I 5 settembre la Bulgaria, alleata degli Imperi centrali, chiese l'armistizio: il fronte sud si apriva così all'invasione dei 600.000 soldati dell'Intesa sbarcati a Salonicco.
Tra il 26 e il 29 settembre le truppe di Foch, inglesi, francesi e statunitensi, lanciarono numerosi attacchi su tutto il fronte, e il 10 ottobre la linea Hindenburg era rotta in più punti. Intanto, il 3 ottobre Ludendorff si era dimesso ed era stato chiesto a Wilson l'armistizio. Il 20 ottobre arrivò la proposta di resa incondizionata. L’alto comando tedesco voleva respingerla, ma il 24 ottobre iniziava l'offensiva italiana di Vittorio Veneto, mentre scoppiavano disordini e rivolte in tutto l'Impero germanico: in particolare, il 3 novembre si ammutinava la flotta tedesca.
L’11 novembre veniva firmato l'armistizio a Rethondes e terminavano le operazioni militari sul fronte occidentale. Il Kaiser Guglielmo II aveva abdicato ed era andato in esilio in Olanda; la Germania era sconvolta da scontri fra rivoltosi comunisti e reparti dell’esercito impegnati in funzioni di ordine pubblico. La Prima guerra mondiale, durata quasi quattro anni e mezzo e costata milioni di morti - la più dura e feroce mai avvenuta nella storia dell'umanità - era terminata, lasciando però nei tedeschi una fiera rabbia per come si era conclusa e per le clausole del trattato di pace, che venne considerato un vero e proprio diktat. Agli occhi del popolo, l'esercito, che si trovava ancora in territorio nemico e schierato in ordine, era stato pugnalato alle spalle dalla rivolta comunista e da governanti traditori.
La Germania doveva rinunciare a tutte le colonie, all'Alsazia e alla Lorena, a buona parte dei territori orientali (ceduti alla Polonia e alla Cecoslovacchia) e a tutta la flotta; doveva inoltre pagare centinaia di miliardi in marchi-oro per i danni di guerra. Le clausole del trattato, chiaramente sopraffattorie, ponevano le basi di quel risentimento nazionale tedesco che avrebbe portato allo scoppio di un nuovo conflitto.
La mappa del Fronte Occidentale