In collaborazione con il Museo della Grande Guerra di Canove, ci dedichiamo alle notizie apparse durante la Grande Guerra su “La Domenica del Corriere”. Due articoli in particolare spiegano i lati negativi del “nemico” tedesco, aumentando con enfasi e critica retorica le realtà che sicuramente all’epoca potremo aver trovato pure in Italia. Tra il comico e il faceto risulta il brano sui pregiudizi teutonici, davvero leggeri se paragonati a quelli del sud italico. Molto più farsesca la notizia sulla burocrazia che getta nel ridicolo l’alleato dell’Austria- Ungheria, nulla di strano quindi se ancor oggi il perfezionismo tedesco risulta preso ad esempio dalle altre nazioni europee.
Da “La Domenica del Corriere”, 21-28 gennaio 1917: "Superstizioni tedesche"
Non molti sanno forse che i tedeschi sono superstiziosissimi. Essi temono il nostro volgo, lo zufolo degli orecchi, gli specchi rotti, il sale versato. Ma la maggior parte dei pregiudizi tedeschi sono macabri. Eccone qualche esempio. I bambini che ricevono il nome dei loro genitori morranno prima di questi. Chi fabbrica una casa morrà poco dopo. Chi uccide o ferisce una donnola morrà entro l’anno. Se il focolare crepita e getta scintille, se dei ragazzi o dei cani urlano davanti alla porta, se un corvo gracchia o una civetta stride sul tetto, qualcuno morrà prima di Natale. È così lunga e varia la lista di tali presagi che parrebbe quasi impossibile di non morire entro l’anno. Poi c’è l’interminabile capitolo dei fantasmi. Per impedire a un morto di riapparire, si raccomanda di stringergli forte i pollici, di spargere dell’acqua sulla soglia della casa, o di tracciare tre croci davanti alla porta. Se la carne di un defunto rimane elastica, è segno che egli tornerà presto a prendere uno dei parenti più stretti. L’elenco di questi lugubri pregiudizi è infinito.
Da “La Domenica del Corriere”, 12 – 19 novembre 1916: "Burocrazia tedesca"
La Germania ha sempre menato vanto di una perfetta organizzazione burocratica: e infatti non c’è paese in cui il reclutamento degli impiegati sia fatto con maggiore meticolosità. Eccone un esempio, tipico nella sua realtà crudele (aggettivo esattissimo, come si vedrà). Una signorina aspirante nell’amministrazione delle Poste, sostenne e superò l’esame, ma poiché aveva una dentatura irregolare, dovette consultare un dentista, addetto alla amministrazione postale, prima di essere assunta in servizio. Il dentista trovò che due denti erano gravemente cariati: e la fanciulla dovette farseli estrarre se non volle essere esclusa dall’impiego. Poi, in un esame più accurato, l’uomo della scienza osservò che altri dodici denti erano in cattivo stato e la povera ragazza dovette farseli estrarre anche questi. Così come si trovava, con 14 denti di meno, non fu assunta in servizio, per il motivo che (le fu scritto) “La amministrazione non può prendere un’impiegata che con tanta facilità va soggetta al male di denti”. Con tali sistemi, per lo meno un grande vantaggio si ottiene: che gli aspiranti a pubblici impieghi diventano, è lecito credere, più bravi.