Nacque a Heidelberg nel 1895 (il 29 marzo). Volontario nella Prima Guerra mondiale, ha idealizzato la guerra come prova di coraggio e presa di coscienza di ignote dimensioni psichiche. Si veda il diario di guerra "Nelle tempeste d'acciaio" (In Stahlgewittern, 1920), nei racconti di "Fuoco e sangue" (Feuer und Blut, 1925), "Ludi africani" (Afrikanische Spiele, 1936), e nei saggi "La lotta come esperienza interiore" (1922) e "Il cuore avventuroso" (Das abenteuerliche, 1929; una seconda edizione fu pubblicata dall'editore francofortese Klostermann nel 1938).
Partecipò alla Grande Guerra, riportando per il suo impegno nei combattimenti una Croce al merito, la più alta onorificenza prussiana. La sua opera autobiografica "Nelle tempeste d'acciaio" è stata a volte vista come una glorificazione della guerra, soprattutto in confronto con l'altra importante opera memorialistica tedesca sul primo conflitto mondiale, Niente di nuovo sul fronte occidentale, di Erich Maria Remarque.
L' esperienza della guerra, durante la quale compì imprese eccezionali, fu di fondamentale importanza per la formazione di Ernst Jünger. In gioventù si era gia' arruolato nella legione straniera, indotto dal desiderio di azione e da uno spirito di rivolta anti-borghese. Egli indicò nella guerra, proprio a causa della sua vicinanza con la morte, il movimento di massima intensità della vita. La guerra è un rito sacro nel quale si produce voluttà ed ebrezza, è la manifestazione dello spirito di una comunità, legata da un unico destino e tenuta a battesimo dal sangue, e rappresenta la fine dell' epoca borghese, che mira soltanto alla sicurezza e al benessere e pretende di eliminare la pericolosità.
Ma la guerra segna la fine di quest' epoca anche in un altro senso, che Jünger precisa in opere quali "La mobilitazione totale" (1930) e "Il lavoratore" (1932). Il servizio militare obbligatorio dà origine ad un nuovo tipo di guerra, che mobilita tutto il popolo e la nazione: il che annuncia, secondo Jünger, una nuova epoca, in cui il lavoro pervade ogni aspetto della vita e della realtà.
E' l' epoca del lavoratore, caratterizzata dal dominio totale della tecnica. Se usata soltanto come strumento per il conseguimento del benessere economico e della sicurezza borghese, la tecnica porta alla massificazione e all' involgarimento; ma la tecnica può anche aprire nuove possibilità : la guerra stessa, infatti, ha dimostrato la superiorità di gruppi scelti ben armati e addestrati rispetto alle masse.
In questo quadro nasce un tipo di uomo completamente nuovo, superiore agli individui anonimi che compongono la massa e destinato a conquistare il potere politico. La tecnica diventa così sinonimo di volontà di potenza e, allo stesso tempo, la base per distruggere il vecchio assetto borghese e cristiano e costruire nuove gerarchie di potere: al vertice di queste vi sarà la figura del guerriero .
Ernst Junger e' forse lo scrittore più contestato del secolo, l'uomo di cui si è scritto ogni male nei Settanta per incensarlo al momento della morte, il pagano Junger che è stato celebrato come il cattolicissimo Junger, Junger il nazista che però partecipò all'organizzazione dell'attentato contro Hitler.
Comunque sia, va affermato che Junger è uno dei grandi del secolo, aiutato dalla sorte benigna che lo ha portato a varcare il giro di boa dei cento anni. Spirito imbelle, esteta che ha unito la (propria) vita all'opera d'arte, Junger vanta un'esperienza esistenziale unica (non si contano le onorificienze conseguite durante entrambi i conflitti mondiali) e un curriculum letterario altrettanto unico.
Si tratta, probabilmente, di un autore assimilabile alla statura narrativa di Thomas Mann e alla penetrazione filosofica di Carl Schmitt e Martin Heidegger, non a caso due tra i suoi interlocutori prediletti.