Massimiliano Italiano, dottore in ricerca di storia moderna e contemporanea, ha recentemente pubblicato il suo nuovo, interessante e complesso lavoro editoriale, dedicato ad un'approfondita analisi della nascita e della crescita esponenziale, nonchè della realtà odierna alla quale è giunta, di una delle principali aziende italiane: la FIAT Automobili.
"La grande industria tra guerra e sviluppo (1899-1918)" è il sottotitolo di "La FIAT al fronte" che, appunto, ci introduce concretamente, avvalendosi di un prezioso "case history", al fortissimo impulso applicato da lunghi anni di conflitto allo sviluppo di alcuni rami dell'industria.
"Sebbene la prinma guerra mondiale possa considerarsi un evento transitorio del lungo cammino del secolo XX, ha tuttavia segnato un nuovo orientamento della politica economica italiana, rimasto peculiare, seppure in forme non così estreme, del nostro sviluppo economico degli anni a venire".
Non tutti sanno, infatti, che la famosa casa di Torino prima della Grande Guerra si muoveva in diffili e modestissime acque, senza di certo potersi vantare della ricchezza, delle risorse e dell'estrema popolarità che la contraddistingue ai giorni nostri. Ad esempio, grazie agli anticipi ottenuti con le ordinazioni militari (autocarri, ambulanze, camions per parchi fotoelettrici e persino vetture adibite alla sintesi dell'idrogeno per i dirigibili), l'allora FIAT-San Giorgio riuscì ad estinguere il proprio mutuo acceso con la Cassa di Risparmio di Torino, nonchè sovvenzionarsi l'acquisto delle materie prime e dei macchinari necessari alla costruzione dei vari mezzi e strumenti bellici commissionati.
Nel 1918 la FIAT occupava i tre quinti del ramo metalmeccanico dell'intero Piemonte e dava occupazione a 40.510 addetti. La straordinaria crescita industriale venne definita dal Journal of Transport History come "The Italian expansion of production is especially noteworthy".
Il traguardo venne raggiunto, oltrechè per l'intuito di Giovanni Agnelli, che raccolse l'idea fordista del sistema americano, anche grazie alla prodigiosa, quanto complessa, economia di guerra, che, nonostante segnasse il passo in quei tragici anni della nostra nazione, si rivelò essere la strada maestra del nostro sviluppo economico.
Non può essere dimenticato, infatti, che le maggiori trasformazioni economiche, del '900, così come avvenuto in Francia, in Germania e in Russia, siano avvenute all'ombra dello Stato. Quel rapporto fiduciario tra politica e industria, pur con tutti i possibili risvolti negativi, ha consentito l'avvio di un'ampia modernizzazione e di considerevole sviluppo tecnologico.
Questa combinazione simbiotica, che ha necessariamente trovato il suo massimo spunto durante il primo conflitto mondiale, ha rappresentato l'inizio di un indissolubile legame tra intervento pubblico e iniziativa privata, i cui effetti, ancor oggi da valutare, sono posti sotto accusa, forse in maniera avventata, da chi considera l'economia pubblica come un fardello dello sviluppo, dimenticando che, in passato, è invece stata un'ancora di salvezza e di tutela per la nostra economia.
Massimiliano Italiano, oltre che alla sua materia, che in questa occasione riesce a trattare con particolare cognizione di causa e approfondita preparazione, da sempre si interessa di storia militare e storia della scienza. Attualmente collabora con l'Università di Bari ed è impegnato nella preparazione del suo secondo lavoro sulla storia dell'Arsenale militare marittimo di Taranto.
"La FIAT al fronte - La grande industria tra guerra e sviluppo (1899-1918)" è edito da PHASAR Edizioni.
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