La Grande Guerra 1914-1918

 

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SEPOLTI NEI NOSTRI CUORI

LUIGI SBARAGLI

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Sepolti nei nostri cuori - Luigi Sbaragli

“Giù il parapetto delle trincee. Ecco i nostri petti saldi e compatti, che rimpiazzano le trincee. Ancora tre minuti. Via i reticolati! Eccoci pronti per la corsa alla gloria. Un bacio al Maggiore, un bacio agli altri ufficiali, un augurio; e gli aquilotti spiccano il volo. Ho come un fremito in tutta la persona... Cominciano a mitragliarci. Avanti, e la seconda ondata ci porta sotto i roccioni a pochi metri dai reticolati. Giù una seconda volta; giù fra i sassi; giù col capo fra i piedi di quelli che sono avanti, giù e fermi, anzi, rigidi, senza respiro. Il nostro corpo deve confondersi col granito. Il nostro destino è formare un piedistallo eterno alla grandezza della Patria. Intanto l’ondata di nebbia che aveva ricoperta la valle sparisce. Ecco il sole ed ecco i camminamenti non più ricoperti da zaini ma da cadaveri... Impossibile?! Tutto il bombardamento è stato vano? Le mitragliatrici in caverna! Le mitragliatrici in caverna sono intatte e falciano le nostre ondate... Qualcuno si agita, qualcuno tenta di alzarsi, qualcuno si strascina per tornare indietro, qualcuno ricade, qualcuno è nuovamente travolto, qualcuno tende invano le mani: le tende alla morte.”

La colonna mozza eretta sull'Ortigara che reca l'iscrizione: "Per non dimenticare"E’ una testimonianza cruda, spontanea e particolarmente pregnante quella che ci ha lasciato il Tenente Don Luigi Sbaragli, Cappellano al seguito del Battaglione Alpino “Sette Comuni”, impegnato in quel giugno 1917, sulle falde del Monte Ortigara.

I suoi pochi, ma vibranti scritti sono raccolti in questo diario di guerra, che arricchisce notevolmente la purtroppo esigua serie di testimonianze dall’Ortigara di quel tempo. Padre Sbaragli segue, passo dopo passo, i suoi impavidi Alpini, rassegnato proprio come loro ad accettare il destino divino, qualunque esso sia. L’unica cosa che lo differenzia dalla truppa e’ il fatto che lui non imbraccia il fucile, ma solo la sua incrollabile fede, anche davanti alla insensata e terrificante carneficina, che si ripete per piu’ di dieci giorni.

Padre Sbaragli sopravvivera’ all’intero conflitto, ma conservera’ e non potra’ mai piu’scordare le troppe ferite psicologiche e morali che, anche nel suo attivissimo impegno sociale, appariranno sempre vive, ad imperitura memoria di un’intera generazione di giovani vite brutalmente spezzate.

 

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