Al termine della Grande Guerra, subito dopo il Trattato di Versailles, si concretizzo' il sogno “americano” del Presidente Woodrow Wilson, con la creazione della cosiddetta Societa' delle Nazioni. La Conferenza di pace di Parigi (1919) accettò la proposta di creare la Società delle Nazioni (inglese: League of the Nations, francese: Société des Nations, tedesco: Völkerbund) il 25 gennaio, 1919.
L'alleanza della Società delle Nazioni fu abbozzata da una commissione speciale e l'organizzazione fu fondata attorno alla prima parte del Trattato di Versailles che fu firmato il 28 giugno 1919. All'inizio il trattato fu varato da 44 stati, comprese le 31 nazioni che avevano preso parte alla guerra al fianco della triplice intesa, o che vi si erano alleate durante il conflitto. Il visionario presidente americano, riusci in questo modo a costituire un organo di controllo internazionale, in grado di prevenire e sventare a priori qualsiasi nuova minaccia bellica a livello mondiale.
La Societa' delle Nazioni nasceva dunque per evitare qualsiasi nuovo scontro armato, in qualsiasi parte del pianeta. In particolare, gli scopi fondamentali dell'organizzazione erano il controllo globale degli armamenti, l'incentivazione del benessere e della qualità della vita, la prevenzione delle guerre e la gestione diplomatica delle possibili diatribe fra Stati. Le conquiste diplomatiche di quegli anni significarono un notevole passo avanti rispetto al secolo precedente: tuttavia la Società delle Nazioni mancava di proprie forze armate per intervenire concretamente a livello mondiale e dunque sarebbe spettato alle grandi potenze economiche e militari il compito di imporre le risoluzioni politiche e le sanzioni economiche dell'organizzazione, nonché di fornire un esercito quando fosse necessario. Quando si parla di risoluzioni politiche ed economiche, in pratica, si tratta della inevitabile formula dell'embargo, che gia' si era rivelata vincente nella strategia adottata dalle forze dell'Intesa ai danni della Germania Guglielmina.
Per assurdo, il popolo americano e il suo stesso governo rifiutarono di entrare a far parte della Societa' delle Nazioni, ritenendosi super partes ed esigendo di rimanere totalmente estranei e al di fuori di qualsiasi controllo mondiale. La politica estera di tipo isolazionista ebbe percio' la meglio sull'opinione dello stesso presidente statunitense Wilson.
La Germania non fu ammessa alla Societa' delle Nazioni, in merito a una delle molteplici clausole vessatorie del Trattato di Versailles: essa aveva cercato e scatenato la Prima Guerra Mondiale e pertanto non meritava alcun tipo di riconoscimento diplomatico o politico.
Analogamente, anche la Russia si vide sbattere le porte in faccia. Il suo governo comunista intimoriva l'Europa occidentale e nel 1918 l'assassinio della famiglia reale aveva gettato ulteriore discredito sulla nazione. In seguito, l'Unione Sovietica entrò nella Societa' nel 1934, ma venne espulsa per aggressione nel 1939 quando invase la Finlandia.
Le lingue ufficiali della Società delle Nazioni erano il francese, l'inglese e lo spagnolo. Nel 1921 Nitobe Inazo avanzò la proposta di accettare l'esperanto come lingua dell'associazione, trovando però il rifiuto del delegato francese Gabriel Hanotaux. La maggioranza dei Paesi membri era favorevole all'adozione della lingua internazionale come lingua di lavoro, tuttavia il veto della Francia (il francese era la lingua della diplomazia in quegli anni) impedì la realizzazione di tale progetto. |
Dunque, tre delle principali Nazioni del mondo non vollero o non riuscirono a offrire il proprio supporto e contributo alla neonata Societa' delle Nazioni. Gli altri due Paesi di maggior importanza, Francia e Regno Unito, mostrarono un tiepido interesse per questa nuova realta' diplomatica, entrandone a far parte in condizioni economiche e militari decisamente disastrate e dunque poco adatte a difendere gli interessi della Societa'.
Riassumendo, al contrario di quanto avviene per le attuali Nazioni Unite, la Societa' delle Nazioni non pote' mai contare su una forza militare di pace abbastanza forte e in grado di frapporsi alle molteplici diatribe diplomatiche che, nel ventennio tra le due guerre mondiali, si scatenarono in molte parti del globo.
L'impossibilita' di impedire un nuovo conflitto fu pertanto alla base della vanificazione di qualsiasi ideale di pace globale sognato da Woodrow Wilson. Infine, un secondo motivo principale di fallimento venne denunciato relativamente alla necessita' di voto unanime per promulgare qualsiasi decisione della Societa' delle Nazioni: il che corrispondeva a un vero e proprio veto generalizzato.
Gli insuccessi della Societa' delle Nazioni
Gli articoli 11-16 dello statuto ufficiale della Societa' delle Nazioni riflettevano il seguente dogma: “Gli stati contraenti del Patto intendevano altresì escludere il ricorso di tutti gli Stati alla violenza bellica come unico mezzo per affermare le proprie rivendicazioni”.
L'organizzazione internazionale sarebbe dovuta allora scendere in campo per sedare rivolte, impedire scontri armati e, quel che e' piu' importante, evitare a qualsiasi costo l'uso della violenza per rivendicazioni di qualsiasi genere. Ma non ci riusci', per i motivi appena elencati. In particolare, ecco alcuni dei principali insuccessi della Societa' delle Nazioni:
1) Nel 1919, uno schieramento nazionalista italiano catturo' la citta' di Fiume. Il Trattato di Versailles l'aveva concessa alla Jugoslavia, ma Gabriele d'Annunzio, sostenuto dal suo manipolo di fedeli legionari, governo' Fiume per ben 15 mesi. La Societa' delle Nazioni non intervenne in alcun modo e la delicatissima questione fu risolta dallo stesso governo italiano che bombardo' il porto di Fiume per costringere d'Annunzio alla resa.
2) Teschen, una piccola citta' mineraria tra Polonia e Cecoslovacchia, nel 1919 fu sconvolta dagli scontri tra polacchi e cechi che se ne contendevano le preziose risorse minerarie (carbone, principalmente). Molti furono i caduti che insanguinarono le sue strade, mentre la Societa' delle Nazioni al fine decise di assegnare parte della citta' alla Polonia e praticamente tutti i sobborghi minerari alla fazione opposta. Va da se' immaginare come i polacchi rifiutarono tale decisione e continuarono, anche se in termini meno belligeranti, a insidiare il carbone di Teschen in mano Cecoslovacca per i venti successivi anni!
3) La citta' di Vilna, storica capitale della Lituania medievale, era stata annessa alla Russia prima della Grande Guerra. Al termine del conflitto, la Lituania fu nuovamente riconosciuta come nazione indipendente e pertanto ci si aspettava che Vilna tornasse a esserne la capitale. Tuttavia, ora il 30% della sua popolazione era polacca, mentre i veri lituani raggiungevano uno scarso 2%. Nel 1920 i polacchi si impadronirono della citta' e si rifiutarono di lasciarla, anche quando la Societa' delle Nazioni cerco' di restituire Vilna alla Lituania. Continuando a mostrare i muscoli, i polacchi rimasero a Vilna fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e, ancora una volta, gli sforzi della Societa' delle Nazioni furono oltraggiosamente vanificati.
4) Nel 1920 la Polonia decise di invadere alcuni territori russi. Questi ultimi non riuscirono ad impedire all'invasore di raggiungere la citta' di Riga, dove venne firmato l'omonimo trattato, un'anno dopo l'inizio delle ostilita'. I polacchi si erano conquistati la bellezza di 80.000 chilometri quadrati di territorio, raddoppiando la propria estensione territoriale. La Societa' delle Nazioni, ancora una volta, non fece assolutamente nulla. La Russia era temuta in tutta l'Europa occidentale, a causa del suo regime comunista, e Francia e Inghilterra, prime fra tutte le nazioni della Societa', sembrarono applicare un parziale sistema di decisione su un eventuale intervento armato. Agli occhi dell'opinione pubblica mondiale sembro' che non si volesse aiutare una nazione in difficolta', solo perche' si discriminava il suo orientamento politico, reputato scomodo e troppo rivoluzionario. In retrospettiva, cio' rese la Russia ancora piu' agguerrita e risentita nei confronti dell'occidente europeo.
5) Il Trattato di Versailles aveva imposto il pagamento degli ingenti danni di guerra alla Germania di Weimar. Quest'ultima avrebbe dovuto far fronte a questo insostenibile onere, sia in denaro, sia in materie prime. Nel 1922, la Germania non riusci' a pagare il debito annuale: Francia, Belgio e Regno Unito si schierarono prontamente per “dare una lezione” all'odiatissimo debitore. Contravvenendo ai dogmi della Societa' delle Nazioni, nel 1923 l'esercito franco-belga invase la provincia tedesca della Ruhr. Per evitare questo sopruso, la stessa Societa' avrebbe dovuto invocare il prezioso e indispensabile aiuto delle stesse nazioni cosi' fortemente anti-tedesche e attualmente impegnate a bastonare la malcapitata repubblica di Weimar.
Il periodo della Storia della Germania che va dal 1919 al 1933 è conosciuto come la Repubblica di Weimar. Prende il nome dalla città di Weimar, dove un'assemblea nazionale convenne per redigere una nuova costituzione, dopo la sconfitta tedesca della prima guerra mondiale. |
In sostanza, non fu preso alcun provvedimento e, agli occhi degli altri membri internazionali, La Societa' delle Nazioni apparve inquinata da correnti estremiste individuali e da grave imparzialita' nell'applicazione delle sue regole, come era successo poco prima, durante la guerra Russo-Polacca.
6) Il confine tra Italia e Albania non fu mai stabilito, ne' contrassegnato con esattezza dal Trattato di Versailles. Entrambe le nazioni dunque, lo consideravano motivo di continue diatribe. Nel 1923, una squadra di tecnici fu inviata a indagare in loco dalla Societa' delle Nazioni. Durante i sopralluoghi sulle presunte linee di confine, i cinque italiani del gruppo, che si erano separati temporaneamente dai loro colleghi, vennero fatti bersaglio da alcuni estremisti e uccisi a sangue freddo. L'Italia accuso' del tragico gesto la Grecia, esigendo una grande quantita' di denaro, a titolo di riparazione. Al rifiuto greco, fece seguito l'invio di un contingente militare della marina italiana, presso l'isola di Corfu', che venne pesantemente bombardata. La Grecia chiese dunque aiuto alla Societa' delle Nazioni, ma Mussolini riusci' a persuadere quest'ultima a imporre ben 50 milioni di lire a titolo di risarcimento al governo greco. Inoltre, sulla scia di questo personalissimo successo diplomatico e forte della recente dimostrazione di forza a Corfu', Mussolini riapri' la questione di Fiume con il governo Jugoslavo: in breve tempo la citta' portuense torno' in mano italiana. La Societa' delle Nazioni non intervenne ulteriormente, limitandosi a un tragico silenzio-assenso.
I successi della Societa' delle Nazioni
Tutto cio' che si riusci' a fare a livello sociale, venne purtroppo e troppo presto dimenticato, forse a causa del peso del grave insuccesso politico della Societa' delle Nazioni. Molte delle realta' attualmente impegnate all'interno delle Nazioni Unite, ad esempio, nacquero proprio grazie alla Societa' delle Nazioni. Tecnici, studiosi e specialisti internazionali vennero dislocati in molte parti del mondo, al fine di identificare le soluzioni ai gravi problemi della fame, della siccita', della diffusione delle epidemie, ecc.
Quest'ultima crociata contro le piu' gravi malattie che affliggono l'umanita' e' stata, ad esempio, ripresa di recente dalle Nazioni Unite, nella campagna mondiale contro il vaiolo. Analogamente, la Societa' delle Nazioni, quasi un secolo fa, iniziava il cammino verso l'emancipazione femminile nei Paesi del Terzo Mondo e nella salvaguardia dei bambini a livello planetario. I mercanti della droga ricadevano, al tempo stesso, nel raggio d'azione della Societa'.
Anche se molti di questi problemi sussistono a tutt'oggi, sarebbe ingiusto colpevolizzare la Societa' delle Nazioni per non aver saputo risolverli, per giunta con le modestissime risorse allora a sua disposizione. Ma forse il piu' grande successo lo si ottenne mettendo sotto gli occhi di tutti proprio questi stessi problemi, coraggiosamente e per la prima volta in assoluto. Anche il fatto che le attuali Nazioni Unite riconoscano la stessa importanza, attribuita alla ricerca di una soluzione efficace a tutte queste grandi afflizioni dell'umanita', e' sicuramente un concreto riconoscimento della validita' di quelle grandi idee di un secolo fa.
A.G.