Le canzoni di guerra britanniche hanno avuto una genesi di tipo piu’ tradizionale di quelle nate direttamente durante il conflitto, come quelle ad esempio del Corpo degli Alpini italiano.
Mentre queste ultime furono perlopiu’ intonazioni spontanee della sofferenza e del dolore provato in guerra (un po’ come avvenne nella musica blues e spiritual delle popolazioni di colore americane), fu la propaganda a scrivere e musicare un genere musicale idealmente destinato a sollevare lo spirito e rinfrancare i “Tommies” costretti nel fango delle trincee.
Canzoni come “Pack up your troubles”, “Take me back to dear old Blighty” e “It’s a long way to tipperary” si imposero, gia’ all’inizio del conflitto, come inni di propaganda , tanto per i soldati in partenza per il fronte, che per la popolazione rimasta a casa – un po’ come “La leggenda del Piave”, in questo genere musicale si poteva ritrovare e promuovere subito l’unita’ sociale di patria, sposando per l’immaginario collettivo i sacrifici degli eroi al fronte, con gli ideali di pace, vittoria e sbarazzina supremazia con cui si doveva anestetizzare la popolazione intera.
E’ bene ricordare che all’inizio del secolo scorso, la propaganda militare e politica era forse l’unico strumento di comunicazione che, per quanto altamente viziato e parziale, poteva raggiungere le masse, altrimenti totalmente ignare di cio’ che accadeva al fronte.
Dopo il 1915 tuttavia, il terrificante numero di caduti, la perdita pressoche’ totale di tutto l’esercito professionale del secolo precedente, e la quantita’ di lutti che colpi’ anche ciascun piccolo paese in Inghilterra, costrinse autori e compositori ad interpretare in qualche modo anche questa “perdita dell’innocenza” ed il pensiero comune che la guerra non sarebbe poi finita’ cosi’ presto come si credeva.
Nascono percio’ inni alla Patria e alla famiglia lontana, che forse i piu’ fortunati riusciranno a rivedere, come “There’s a long long trail” e “Keep your home fires burning”. Non a caso, i soldati che marciano verso il fronte intonano solo questi ultimi "esorcismi musicali" contro la morte certa che li attende, dimentichi di ogni falsa promessa trasmessa all’inizio della guerra e scanzonatamente intonata a bordo di una tradotta.
E' da notare comunque, che il tema della morte, della perdita e del sacrificio non appare quasi mai fino alla fine della guerra - gli inglesi, da sempre ostinatamente conservatori ed orgogliosi della loro privacy, preferiscono fino all'ultimo credere ad una risoluzione positiva di quattro anni di dolore e sacrificio, piuttosto che soccombere di fronte agli eventi e concedersi pubblicamente anche un solo grido di scoramento o disperazione. |