BOLLETTINO DELLA GRANDE GUERRA
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Novità ed Iniziative in Italia e all'Estero
MORTO GEORG EINEDER, “ALPINO AUSTRIACO” CAVALIERE DI PACE
All’età di 87 anni scompare una figura importante per quanti si dedicano alla memoria dei caduti in guerra. I funerali si sono tenutiil 7 maggio a Vienna Dopo la recente dipartita del compianto Mantovani, un altro vuoto si forma tra le fila di quanti hanno ai adoperano per mantenere alta la memoria dei Caduti della Grande Guerra. All’età di 87 anni è morto Georg Eineder, ufficiale in pensione dell’esercito austriaco e promotore delle prime manifestazioni di fratellanza tra Kaiserschützen e alpini.
Nato a Merano nel 1923, grazie alla sua costante iniziativa e alla passione con cui studiava i fatti d’arme, era venuto a contatto con le varie associazioni combattentistiche italiane. Il suo amore per l'Altopiano di Asiago l'aveva ereditato dal padre, comandante dell'11a Compagnia del 3° Battaglione del 17° Reggimento di fanteria "Kronprinz" combattente contro i nostri reparti alpini in zona Monte Chiesa – Ortigara. Fu spesso presente sui Sette Comuni alle cerimonie commemorative in uniforme storica dei Kaiserschützen, tanto di stingere rapporti di fattiva collaborazione con la locale Sezione Fanti. Nel ricordare la sua figura Gianni Bellò pone in risalto l’impegno profuso per le molte iniziative poste in essere, delle quali la gran parte portate a termine.
Georg Eineder ha collaborato per anni con la Croce Nera d'Austria e con Onorcaduti di Roma alla cura dei vari Cimiteri militari austriaci sparsi in Italia, con l'Associazione Musei all'aperto del Grappa nel recupero di siti storici, vero operatore di pace. Il Console Generale d'Austria, dott.sa Maria Kunz, gli conferì la medaglia d'oro al merito della Repubblica d'Austria in una solenne cerimonia presso il Municipio di Borgo Valsugana. |
“Tra i suoi meriti bisogna ricordare la ricostruzione della chiesetta del M. Forno, la sistemazione dei cimiteri militari austroungarici del Mosciagh e di Val Galmarara, ancora il recupero del piccolo cimitero al Passo di Val Caldiera; infine ha visto realizzarsi il suo sogno (me ne parlava 20 anni fa tanto che effettuammo anche un sopralluogo): la ricostruzione della Chiesetta di Santa Zita al Passo Vezzena. Commovente la sua presenza alla cerimonia di inaugurazione nel 2008: ha voluto esserci, pur in carrozzina e con l'ausilio dell'ossigeno, assistito dalla figlia. Molti fanti vicentini, e non solo, lo ricorderanno sempre presente, fino al 2007, all'annuale Pellegrinaggio dei Fanti in Val Magnaboschi la terza domenica di giugno; qui lui si sentiva di casa, godeva della presenza di tanti amici, in primis dell'indimenticabile presidente Marcello Mantovani. In un suo breve intervento di saluto ebbe a dire, lui austriaco, "Val Magnaboschi sei la mia Patria", tanto sentiva vicino e pulsante lo spirito fraterno dei partecipanti di varie nazionalità, nato dal sacrificio dei Caduti dei due eserciti qui un tempo sepolti e rivolto all'armonia dei Paesi d'Europa. L'Altopiano di Asiago perde con lui un pezzo di storia di questi ultimi 20 anni e sente doveroso ringraziarlo per quanto ha saputo trasmettere alla nostra comunità. Grazie Giorgio, ti ricorderemo sempre in Val Magnaboschi”.
G. Dalle Fusine |
RIFIUTI E REPERTI BELLICI, PASCOLI A RISCHIO PER FAUNA E BESTIAME
Alla vigilia della monticazione Comunità Montana e Corpo Forestale dello Stato lanciano un appello: “Villeggianti e recuperanti non abbandonate rifiuti e materiale nei pascoli”
Lo spunto per l’appello lanciato da Comunità Montana e Corpo Forestale dello Stato è dato dall’imminente alpeggio del bestiame, sulla scorta dei fatti accaduti l’autunno scorso in Val Galmarara, con un capo bovino di proprietà di Albino Rigon, gestore dell’omonima malga, morto per patologia causata da ingestione di corpo metallico estraneo. L’allevatore ha voluto vederci chiaro, accollandosi le spese dell’esame autoptico effettuato dal veterinario Paolo Longhini; a ragione del fatto che il terreno in pertinenza alla malga risultava visitato dai cercatori di reperti bellici, Rigon richiama l’attenzione sui recuperanti che stagionalmente con piccone e metal detector percorrono il territorio montano altopianese, ancora oggi ricco di materiali abbandonati dalla Grande Guerra. “Hanno fretta di scavare per scappare il più rapidamente dal pericolo di farsi pizzicare – spiega Giorgio Paganin, ispettore capo del Corpo Forestale della Stato – ma oltre a rovinare il paesaggio, lasciando qua e là buche, mucchi di terra e ferraglia alla quale non sono ovviamente interessati (ormai si cercano pezzi rari), creano un pericolo per gli animali al pascolo che attratti dai ferri arrugginiti possono ingoiarli andando poi incontro alla morte”. La Comunità Montana, con il suo presidente Lucio Spagnolo, insieme al Corpo Forestale dello Stato, alla vigilia della monticazione e con l’approssimarsi della stagione estiva, lanciano l’appello, rivolto ai recuperanti, ma in generale a chiunque frequenta la montagna, a non abbandonare oggetti o immondizia di qualsiasi tipo, nel rispetto dell’ambiente e di chi ci vive. “ Il recupero è già un illecito e il disordine ambientale provocato viene fatto su terreno di proprietà degli abitanti altopianesi. Ma ancor prima che di rispetto delle leggi è una questione di buon senso”.
G.D.F.
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“Storia fotografica della Grande Guerra”
Presentazione sabato 1 maggio a Forni (Val d'Astico)
“La grande guerra nella Valle dell’Astico – terra di confine”, è con questo titolo che Delmo Stenghele apre la copertina del suo volume recentemente dato alle stampe. “Questa selezione fotografica – afferma l’autore nella prefazione – può essere una finestra aperta sul passato, un viatico per meglio conoscere i tempi andati”. E Stenghele è riuscito egregiamente nel suo intento, raccogliendo tra le pagine dozzine di immagini che spiegano la realtà pre e post bellica, il profugato degli abitanti di Pedemonte, la battaglia dei Forti e le fasi della “Spedizione Punitiva” dell’Austria verso l’Italia. “Terra di Confine”, pubblicato con il patrocinio dei Comuni di Valdastico, Lastebasse e Pedemonte, tratta nei vari capitoli gli avvenimenti accaduti presso i territori posti a ridosso dell’Altopiano dei Sette Comuni, arrivando con le rappresentazioni in bianco e nero alle postazioni fisse di Vezzena e Luserna, Doss del Sommo e Sommo Alto. Oltre duecento pagine per più di 700 istantanee con precise didascalie, unitamente a importanti documenti raccolti in anni di ricerche dal curatore dell’opera. Nell’occasione della presentazione (Sabato 1 maggio ore 19,30) a Forni sarà riallestita e ampliata la mostra che ha dato lo spunto per la pubblicazione. Il volume sarà disponibile presso la sede locale degli Alpini.
G.D.F.
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E' SCOMPARSO IL RECUPERANTE RENZO STEFANI
La redazione e il web master si uniscono al cordoglio della famiglia e dei parenti e porgono sentite condoglianze.
Se n’è andato in silenzio il buon Renzo Stefani, lontano dal clamore che solo una morte sopraggiunta presso una casa di riposo riesce a dare. La notizia ci è giunta in redazione qualche giorno fa, spedita dalla nipote Lina, memore dell’intervista che facemmo allo zio nel novembre 2008. Renzo era stato un grande cercatore di reperti sull’Altopiano di Asiago e su altri fronti dell’arco alpino, personalmente lo contattattammo per inserirlo tra i protagonisti del libro sui Recuperanti; nell’inverno appena concluso gli fecemmo visita presso la Casa di Riposo San Giuseppe di Roana, ci riconobbe, ma la vista precaria non gli permise la soddisfazione di vedersi ritratto tra le pagine di una pubblicazione che è stata sui scaffali di mezza Italia. Parlammo qualche minuto, a differenza di mesi fa ora si era rassegnato a finire i suoi giorni in mezzo agli altri anziani, gli mancavano comunque le lunghe passeggiate tra boschi e trincee.
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PROGETTO INTERREG III/A ITALIA-AUSTRIA
“I LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA NEL FRIULI COLLINARE”
Il Progetto Interreg III/A Italia-Austria “I LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA NEL FRIULI COLLINARE” è stato messo a punto dal Comune di Ragogna per far conoscere una pagina di storia ai più sconosciuta, che ha visto il Monte di Ragogna ed il Fiume Tagliamento quale teatro di battaglia durante la ritirata dell'esercito italiano da Caporetto nell'ottobre-novembre 1917. Il corposo lavoro, sviluppato da esperti e storici di fama nazionale, racchiude tutte le iniziative attivate nella prima fase e in corso d'opera nel suo sviluppo integrativo. Tali risorse sono già tutte a disposizione dei visitatori (e sul sito internet ufficiale - www.grandeguerra-ragogna.it) i quali a Ragogna e dintorni potranno non solo osservare i siti storici ma altresì ammirare un ambiente naturale unico per bellezza e integritá. Continua...
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UNA FONDAZIONE PER LA TUTELA DELLA MEMORIA
Roberto Ciambetti, consigliere regionale, assieme a tutto il gruppo della Lega, ha presentato una proposta di legge per istituire una fondazione per gestire il patrimonio lasciato dalla Grande Guerra e coordinare le attività di divulgazione sulla storia del Primo Conflitto Mondiale. Una struttura dove possono aderire Province, Comuni, Ministeri e fondazioni bancarie nonché altri soggetti pubblici e privati quali musei, archivi e collezioni. Una fondazione la cui finalità viene spiegata dal presidente del Gruppo Lega Nord e primo firmatario del progetto di legge, Roberto Ciambetti. “Si tratta di una proposta che vuole porre rimedio ai ritardi accumulati nel campo della tutela, divulgazione e promozione culturale, della memoria della Grande Guerra, che ha visto il primo intervento legislativo moderno solo nella legge del 2001 chiamata proprio di “Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale”. “La necessità di un organismo capace di coordinare le varie iniziative nel territorio veneto è lampante – continua Ciambetti - Gli importanti recuperi e le molte azioni avviate negli anni richiedono promozione, divulgazione e sostegno per mantenere la memoria degli eventi, diffondere una cultura di pace, attivare flussi culturali, scolastici, formativi e turistici che assicurino anche in futuro la piena tutela dei luoghi, come accade già in Gran Bretagna, Francia, Germania, Austria e Belgio”. |
2009 PROFICUO DI LAVORI PER IL GRUPPO RICERCA
E RIPRISTINO RICORDI DI GUERRA
Con l’inverno e l’impraticabilità delle zone ove sono presenti le testimonianze delle battaglie altopianesi, arriva il tempo dei bilanci anche per il Gruppo di “Ricerca e Ripristino Ricordi di Guerra”. Il 2009 è stato un anno ricco di interventi per i pur pochi volontari dell’associazione che ha sede in località Sasso di Asiago al civico 8 di via Cotti. Molte le lapidi restaurate, come pure continua è la ricerca di documentazione che possa ampliare le informazioni relative ai tanti nomi di soldati o reparti passati in questo territorio durante il turbinio del conflitto. Tra i lavori più eclatanti v’è la stele commemorativa dedicata al capitano Giovanni Brunialti, torinese di nascita e caduto il 18 giugno 1916 in zona Castelloni di San Marco – Malga Fossetta. L’ufficiale, figlio del noto onorevole Attilio, apparteneva al Battaglione Bassano del 6° Reggimento Alpini e morì durante gli scontri legati alla “Spedizione Punitiva” austriaca. Discorso a parte merita l’iscrizione in cemento sul Col Novanta in territorio di Valstagna e indicante l’osservatorio italiano in caverna denominato “Omega”. “In questo caso non siamo intervenuti con un restauro radicale – afferma Luca Borgo, uno degli volontari del Gruppo – qualsiasi lavoro sull’opera sarebbe stato troppo invasivo, quindi abbiamo posto a fianco dell’originale una nuova scritta che permette a chi ripercorre i sentieri della storia di capire a cosa si riferiscono i manufatti del periodo bellico”. Significativi interventi hanno interessato pure i cippi che ricordano il 130° Rgt Fanteria Brigata “Perugia” in località Boscosecco. Grazie ai nuovi lavori oggi è possibile la lettura delle iscrizioni: “ Et mortem appetunt libentes” (trad. Affrontano volentieri anche la morte), mentre la seconda pietra posta a lato ricorda come i soldati volessero aver presente il proprio comandante Generale Turba dedicandogli la denominazione della strada. Il resoconto potrebbe continuare a lungo, perché tante sono le opere legate alla Grande Guerra oggi ripristinate e restituite alla primitiva funzione di ricordare ai posteri i reparti in armi. “Il risultato che ci prefiggiamo – spiega il presidente Guido Baù, responsabile del Museo presso la frazione Sasso – è un ripristino mirato ai tanti monumenti presenti in Altopiano. Il nostro compito è in buona misura manuale, ma è pur vero che all’interno della nostra associazione vi sono ottimi ricercatori che prima di operare esaminano le fonti e raccolgono indicazioni storiche anche dalle Relazioni Ufficiali dell’Esercito. Non posso che esprimere soddisfazione per quanto fatto sin’ora, ma un ringraziamento è doveroso per chi ci segnala nuovi cippi e scritte murarie che la vegetazione o le frane nascondono alla vista da decenni. Con gratitudine quindi cito gli amici Alessandro Sterchele, Mario Busana e Enrico Manea, ma anche gli infaticabili coniugi Rigoni Marchetti, sempre prodighi in consigli ed iniziative. Non dimentichiamo poi la fattiva collaborazione delle amministrazioni comunali di Roana, Asiago e Enego, grazie alle quali possiamo spostarci lungo strade altrimenti chiuse al transito, trasportando così il pesante materiale da lavoro fin sulla zona degli interventi. Auspico che la sensibilità di chi ama la montagna e la storia ad essa legata – conclude Baù - sia di stimolo alla segnalazione di nuovi monumenti, o di denuncia per coloro che non rispettano il ricordo degli eroi caduti sulle nostre cime”.
G. Dalle Fusine |
ALTOPIANO DI ASIAGO
RIPRISTINATE SULLO ZOVETTO LE TRINCEE SCOZZESI
Persegue il progetto di Tutela del Patrimonio Storico della Prima Guerra Mondiale sul territorio degli altipiani vicentini.
Nel 2008 sono stati avviati i lavori negli ambiti: Campogallina, Monte Forno, Monte Chiesa, Monte Cimone, Monte Pasubio, Monte Zovetto - Lemerle e forte Rivon. Nello specifico dello Zovetto già si possono ammirare gli effetti dell’intervento alla trincea scozzese che nel 1918 si anteponeva alla cresta dell’omonimo monte.
L’intervento ha ripristinato il camminamento interrato che si insinuava fino alle postazioni per mitragliatrici e vedette; oggi è quindi possibile rivivere, attraverso le feritoie restaurate, la visuale della piana asiaghese così come si presentava ai soldati del contingente britannico, qui giunti a dar manforte alla fanteria italiana.
Le testimonianze di quei tragici eventi sono ricordate nei numerosi monumenti e cippi collocati nella zona. Dall’aprile del 1918 il settore fu presidiato dalle unità di Sua Maestà contro le quali si infranse l’offensiva austriaca di giugno, e alle quali si deve gran parte del complesso sistema di trincee, delle postazioni blindate e dei ricoveri fino a poco tempo fa ricoperte da frane e smottamenti del terreno. Una apposita tabellazione accompagna il visitatore sui luoghi.
G.D.F. |
"FORTE CORBN GUIDA ALLA VISITA E ALLA SUA STORIA"
Presentato domenica 12 luglio sull'Altopiano di Asiago il libro di Ilaria Panozzo. La guida ripercorre la storia del Forte Corbin dal 1906 (anno di inizio lavori per la costruzione), ad oggi. Un pubblico attento ha seguito le spiegazioni dell'autrice sui contenuti della sua opera. Presenti sul palco Valentina Bertoldo per la casa editrice Input e Giovanni Dalle Fusine per www.lagrandegerra.net |
ALTOPIANO DI ASIAGO
NUOVI DOCUMENTI SPIEGANO LA GUERRA AL FORTE CORBIN
Importanti ed inediti documenti portano a conoscenza di remoti fatti relativi al Forte Corbin, si tratta di numerose foto, foglietti di tiro per le batterie in cupola e carteggi intestati al sottotenente Antonio Longo. Il tutto fa parte di un carteggio conservato per decenni da Tito Longo, figlio dell’ufficiale di artiglieria in servizio alla fortificazione italiana posta sul ciglio a strapiombo sulla Val d’Astico. Tito, 82 anni, stimato professore di chirurgia presso l’Università di Milano, ha raggiunto nei giorni scorsi il Corbin, consegnando la documentazione nelle mani di Ilaria Panozzo, giovane autrice di una guida al forte recentemente pubblicata. Eccezionali immagini, scattate durante la Grande Guerra dal sottotenente del 9° reggimento di artiglieria da fortezza, mostrano la struttura massiccia della costruzione bellica, ancora integra e tal quale era nel pieno della sua attività, con la teleferica che riforniva la guarnigione e le bocche da fuoco in calibro 149 millimetri. Il figlio ha inoltre messo a disposizione varie tessere di riconoscimento del padre, unitamente a lasciapassare, certificati che mostrano lo stato di servizio e la bassa sanitaria per il ferimento subito dall’artigliere per causa d’una raffica di mitragliatrice nemica.
Caso vuole che quel Longo appartenesse proprio alla 11a compagnia, le cui gavette in dotazione alla truppa son tornate alla luce in primavera, durante i lavori di restauro messi in opera dalla famiglia Panozzo. Dai Libretti di tiro compilati dall’ufficiale puntatore si evincono i bersagli del Corbin a maggio del 1916, rappresentati dai forti austriaci della linea di difesa imperiale: Belvedere, Luserna e Oberwiesen. Oltre agli angoli di tiro e al consumo quotidiano di munizioni sono spiegate le cariche di lancio e il numero matricolare delle sezioni in batteria preposte al bombardamento. Particolarmente toccante la lettera che l’attendente del Longo (tale Stella) spedì alla madre dell’ufficiale, all’epoca residente ad Este in provincia di Padova, dove spiegava con grafia incerta che suo “compito principale è badare all’incolumità del suo padrone”, e invitava la “gentile signora a non preoccuparsi per la salute del figliolo”.
Antonio sopravvisse alla guerra, tornò pure sui luoghi ove combatté, una foto del 1926 lo mostra in posa davanti alla caserma comando, dove oggi è stato allestito il punto di ristoro per i turisti che visitano il forte. Tutta la documentazione donata dal figlio alla famiglia Panozzo, andrà prossimamente ad integrare le notizie già pubblicate sulla guida.
G.D.F. |
SABATO 4 LUGLIO 2009,
SI TERRA' LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO
DI LEONARDO MALATESTA, SUL FORTE DI CAMPOLONGO
La manifestazione celebra i fatti d’arme degli eserciti contrapposti ed è occasione ottimale per ammirare le opere di restauro al forte. In sala consiliare si presenterà il libro di Malatesta sul Campolongo.
Il Comune di Rotzo, in collaborazione con la Comunità Montana 7 Comuni, organizza nella giornata di domenica 5 luglio una importante rievocazione storica presso il forte Campolongo. “1915 verso il Centenario 2015” è il tema della manifestazione che verrà posta in essere. L’evento è il giusto contorno rivolto a esibire i lavori di restauro cui è sottoposto il forte italiano. Interventi che rientrano nel progetto della legge 78 del 2001, sul Patrimonio della grande guerra, di cui tra i promotori si annovera la Comunità Montana di Asiago. L’obiettivo che il progetto “Eco Museo della grande guerra nelle Prealpi Vicentine” si è prefisso, è meritorio e molto importante: valorizzare uno dei maggiori teatri della 1ª guerra mondiale: l’altipiano di Asiago e più in generale il fronte vicentino. Precedentemente alla manifestazione, nella giornata di sabato 4 luglio, verrà presentato al pubblico presso la sala consiliare di Rotzo il nuovo libro di Leonardo Malatesta sul forte Campolongo che sviluppa una approfondita ricerca su questa fortificazione italiana.
“Il libro reca il titolo: “Il Forte di Cima Campolongo” – afferma l’autore - si propone di colmare alcune lacune storiografiche. Inizia dall’analisi dei piani di guerra contro l’Austria Ungheria e di quelli di fortificazione da fine ‘900 allo scoppio del conflitto, passando agli studi architettonici utilizzati nella costruzione dei forti ed ai lavori costruttivi ed allo spionaggio nemico. La parte centrale dell’opera è il capitolo delle operazioni belliche, dove il forte ebbe la prova del fuoco. Nel finale, oltre alle conclusioni, c’è una rassegna storiografica sui volumi della materia e sulle fonti storiche utilizzate. La domanda che mi sono posto all’inizio di questa ricerca è stata: il Campolongo, fu efficiente nella prova bellica? La risposta si troverà leggendo il libro. L’opera è dedicata alla memoria dei 4 militari che persero la vita all’interno del forte. L’opportunità della pubblicazione di una monografia sul Campolongo è avvenuta grazie alla conoscenza del sindaco di Rotzo, Matteo Dal Pozzo, entusiasta della mia proposta e che ha sempre creduto in questa operazione editoriale rivolta pure ad una i valorizzazione turistica del territorio. Si spera che questo sia solo l’inizio di una proficua collaborazione che possa portare alla nascita di un Centro Studi sulle fortificazioni a livello europeo, struttura che nel nostro paese manca”.
G. Dalle Fusine |
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UN ANNO SENZA IL SERGENTE NELLA NEVE
Nel giugno del 2008 moriva Mario Rigoni Stern, autore di numerosi saggi su storia e natura
16 giugno 2008, un anno fa Mario Rigoni Stern tornava a baita. La notizia veniva resa nota con molto ritardo, ciò permise alla famiglia un funerale in sordina, un addio consumato in proprio, ben lontano dai clamori delle esequie in pompa magna. Nessun bagno di folla, niente lettura di telegrammi sul pulpito del Duomo asiaghese, scongiurato un lungo e mesto corteo per il Corso 4 Novembre ed eventuali foto del feretro da tramandare ai posteri. Se qualcuno voleva immortalare la dipartita del Mario nazionale doveva recarsi al cimitero, e cercare tra le tombe recenti quella dello scrittore. A distanza di dodici mesi la sepoltura è ancora quella precaria, solo tra qualche mese l’assestamento del terreno permetterà un definitivo addobbo funerario. Si dice che la morte tutto appiana, resetta glorie e misfatti compiuti in vita, eppure piccole differenze possono sorgere anche sulle inumazioni. In quella di Rigoni Stern è evidente l’eccezione: una miriade di sassolini appoggiati sulla nuda terra coprono parte della sepoltura; ciottoli, schegge di marmo e piccole pietre, alcune recano un numero, una frase, un messaggio. Sono i tanti pensieri lasciati da estimatori del vecchio alpino, dai suoi lettori, da chi non è mai riuscito ad avvicinarlo quel tanto che avrebbe permesso una stretta di mano e un saluto ricambiato. Ora qui, nel silenzio del camposanto si può fare. Il carattere del sergente, notoriamente schivo e riservato, non salverà le sue spoglie da un virtuale contatto, cosicché la piccola schiera di visitatori si allunga, tradita solo da frammenti levigati portati da chissà dove. Torna alla mente l’ultima scena di un film di Spielberg, con la tomba di Oskar Schindler davanti alla quale sfilano dozzine di ebrei salvati dai lager di sterminio nazisti, e i sassi deposti uno dopo l’altro nel giorno del suo funerale secondo la tradizione ebraica. L’usanza ha radici antiche, probabile retaggio delle popolazioni nomadi, questi deponevano le pietre sulla tomba dei defunti per evitare che la sabbia volasse via e per scongiurare la profanazione del corpo da parte di animali erranti. Rigoni Stern non ha salvato i figli di David dall’olocausto, ha si contribuito a liberare dall’accerchiamento il suo reparto di alpini. Tuttavia i messaggi scritte sulle piccole pietre lo osannano come scrittore, per le sue qualità di saggista e cultore della natura. Non sono i figli e nipoti dei reduci di Dachau e Auschwitz a ringraziarlo, ma i suoi lettori, gente di ogni età e provenienza, giunti ad Asiago in una sorta di pellegrinaggio all’autore di “Uomini, boschi e api” “Storia di Tonle” e molte altre opere. Un riconoscimento che si aggiunge ai tanti posti in essere da amministrazioni comunali e associazioni culturali. Un fatto son le lapidi poste lungo le vie cittadine o le scuole intitolate a suo nome, altra cosa è la gratitudine dei lettori, tutto concorre all’immortalità. Mario avrà perso la partita con la vita, ma ha vinto quella con l’eternità, perché fra cinque, dieci o cento anni ci sarà ancora qualcuno che ricordando “l’odore del grasso sul fucile arroventato”, o “il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe”, volgerà un pensiero al vecchio alpino e partendo da lontano arriverà al cospetto della sua tomba per deporvi un sasso su cui ha scritto: “Grazie, sergente maggiù”.
G.D.F.
SCOMPARE MARIO RIGONI STERN
Roma, 17 giugno 2008(Adnkronos) - "Apprendo con tristezza la notizia della scomparsa di Mario Rigoni Stern, una delle figure piu' rappresentative della letteratura italiana contemporanea". Lo afferma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio di cordoglio inviato alla famiglia dello scrittore scomparso.
"Le sue opere hanno rispecchiato e raccontato la sua esperienza di vita, legata alle montagne trentine dell'altopiano di Asiago, che lo hanno visto combattere tra gli alpini del Battaglione Vestone. Le vicende della seconda guerra mondiale e la dolorosa esperienza della prigionia hanno rappresentato -conclude Napolitano- gli scenari della sua narrativa, ricca di suggestioni e di vivide memorie. Nel ricordare l'illustre scrittore rivolgo alla famiglia sentimenti di commosso cordoglio".
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sulla vita e le opere di Mario Rigoni Stern |
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RITROVAMENTO ECCEZIONALE AL FORTE CORBIN DI ROANA
Eccezionale ritrovamento quello avvenuto nei giorni scorsi presso il forte Corbin, durante lo scavo per lo svuotamento di una grande vasca, sono venuti alla luce dopo oltre novanta anni numerosi reperti della grande guerra. Sono stati recuperati vari oggetti appartenuti alla guarnigione del caposaldo, tra questi la buffetteria in dotazione all’esercito italiano. Più nel dettaglio, sono state recuperate molte gavette, elmetti, parti dei montacarichi che servivano le batteria da 149 mm in cupola; pale, picconi e badiletti conservano ancora gli originali manici in legno, fatto questo anomalo per la latitudine in cui si trova il forte. Infatti i 1000 metri d’altezza su cui insiste questo fronte non permetterebbero ai manufatti lignei di resistere a quasi un secolo di intemperie, come invece accade nei ghiacciai che periodicamente restituiscono le vestigia del conflitto. Tuttavia, quando tali arnesi vennero abbandonati all’interno della vasca adibita a raccolta d’acque pluviali, si mescolarono agli oli lubrificanti scartati dallo svuotamento di generatori e dall’impianto idraulico delle batterie, il liquido si trasformò nel tempo in un’ottima pattina conservativa. Da segnalare che alcune gavette recano su placchette in ottone ancora ben leggibili i nomi dei militari che le ebbero in uso. A tal proposito i proprietari del forte hanno contattato Onorcaduti nella speranza di poter aggiungere dati alla ricerca che riguarda i soldati della guarnigione. Il materiale, dopo un adeguato restauro, andrà ad aggiungersi agli altri reperti che nel periodo estivo vengono esposti per i visitatori.
La gavetta italiana: l’Esercito Italiano forniva ai contingenti in armi migliaia di gavette giacenti presso i magazzini delle caserme. Si trattava di un unico modello in latta comprensivo di coperchio (per le truppe alpine era più capiente); alla fine della ferma il militare restituiva il recipiente assieme a tutto il vettovagliamento. Il primo modello recava sempre dei numeri di matricola, a volte impressi sulla lamiera, in altri casi stampati su placchette di ottone. Allo scoppio della guerra questa pratica venne abbandonata (ne furono fabbricate milioni!), tuttavia la truppa a volte personalizzava la gavetta imprimendovi le proprie generalità, a volte il reparto e la specialità. L’incisione era praticata con un chiodo o con la punta della baionetta. Raramente o mai il soldato abbandonava questo utilissimo oggetto, indispensabile per ricevere il rancio tanto in battaglia quanto nelle retrovie. Quindi il ritrovamento oggi di gavette lungo le linee del fronte sta ad indicare che l’originario proprietario, ferito o morto, non poté purtroppo più servirsene.
G.D.F. |
17° INCONTRO ITALO-AUSTRIACO DELLA PACE
A RICORDO DEI CADUTI E DELLE VITTIME CIVILI DELLA GRANDE GUERRA
venerdì 9 ottobre 2009, Cimitero Militare Italiano di Marchtrenk
località a circa 25 chilometri da Linz
Durante la Grande Guerra anche nella Regione dell’Alta Austria vennero allestiti vasti campi di prigionia, come ad Aschach an der Donau, a Braunau am Inn, a Freistadt, a Marchtrenk, a Wegscheid ed a Mauthausen. Il 17° Incontro italo-austriaco della Pace a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande Guerra si svolgerà nel Cimitero Militare Italiano di Marchtrenk, località a circa 25 chilometri da Linz. In quel campo di prigionia furono deportati 25.000 soldati Italiani e Russi; 1.879 di quei prigionieri morirono soprattutto di tifo e di tbc e sono ancora sepolti nel Cimitero Militare che un tempo era annesso al campo di prigionia, Cimitero ancor oggi encomiabilmente curato dalla Croce Nera Austriaca. La cerimonia internazionale, che si terrà alle ore 16.00 di venerdì 9 ottobre 2009, sarà ufficialmente parte integrante del programma generale che in quei giorni la Croce Nera Austriaca ha previsto, per celebrare 90 anni di fondazione e permetterà così di partecipare al 17° Incontro italo-austriaco della Pace a tutte le delegazioni ufficiali anche estere (autorità civili, militari, religiose e diplomatiche), con cui la Croce Nera da anni collabora. Sarà per tutti i convenuti una occasione in più di onorare la memoria e le sofferenze di tutti i soldati morti in guerra e in prigionia e tutto anche a nome di tante mamme, spose e figli che attesero invano il loro ritorno.
Per ulteriori informazioni: www.eichta.it
17. ÖSTERREICHISCH-ITALIENISCHES FRIEDENSTREFFEN IN MARCHTRENK
Während des Ersten Weltkrieges gab es auch in Oberösterreich eine Reihe von Gefangenenlagern, wie z. B. in Aschach an der Donau, Braunau am Inn, Freistadt, Marchtrenk, Wegscheid und Mauthausen. Das 17. österreichisch-italienische Friedenstreffen zum Gedenken an die Gefallenen und Zivilopfer des Ersten Weltkrieges wird in Marchtrenk, Oberösterreich, ca. 25 km westlich von Linz stattfinden. Im Gefangenenlager von Marchtrenk waren 25.000 italienische und russische Soldaten untergebracht. 1.879 Gefangene, die ins Lagerspital eingeliefert wurden, starben vor allem an Typhus und TBC und ruhen nach wie vor im Soldatenfriedhof, der eine Zeit lang dem Lager angeschlossen war. Dieser Friedhof wird heute dankenswerterweise von der Landesgeschäftsstelle Oberösterreich des Österreichischen Schwarzen Kreuzes betreut. Die internationalen Feierlichkeiten werden am Freitag, den 9. Oktober 2009 (nachmittags), stattfinden und sie sind offizieller Teil des Rahmenprogrammes , den das Österreichische Schwarze Kreuz vorgesehen hat, um die 90 Jahre seit der GrÖndung zu feiern. Für alle Teilnehmer aus dem In und Ausland bietet sich mit dem 17. Friedenstreffen eine weitere Möglichkeit, aller im Kriege verstorbener Soldaten zu gedenken, dies auch im Namen vieler Mütter, Ehefrauen und Kinder, welche vergebens auf ihre Heimkehr gewartet haben.
www.eichta.it
17° RENCONTRE ITALO-AUTRICHIENNE DE LA PAIX A MARCHTRENK
Au cours de la Grande Guerre, de vastes camps d'emprisonnement ont été aménagés dans la région de Haute-Autriche, à Aschach an der Donau, Braunau am Inn, Freistadt, Marchtrenk, Wegscheid et à Mathausen. J'ai fait en sorte que la 17ème Rencontre Italo-Autrichienne de la Paix, en souvenir des combattants disparus et des victimes civiles de la Grande Guerre, se déroule dans le Cimetière Militaire Italien de Marchtrenk, une localité située à environ 25 km de Linz. Dans ce camp de prisonniers, 25 000 soldats Italiens et Russes furent déportés; 1879 d'entre eux en majorité du typhus et de la tuberculose, et sont toujours enterrés dans le cimetière militaire qui fut annexé à la prison du camp, cimetière remarquablement entretenu encore aujourd'hui par des bénévoles de l'association autrichienne de la "Croix Noire". La cérémonie internationale se déroulera le 9 Octobre prochain dans l'après-midi. Elle fait officiellement partie du programme général de la "Croix Noire" autrichienne qui a prévu de célébrer les 90 ans de sa fondation autour de cette date, et permettra ainsi à toutes les délégations officielles italiennes et étrangères (autorités civiles, militaires, religieuses et diplomatiques), avec lesquelles la "Croix Noire" collabore depuis des années, de participer à la 17ème Rencontre Italo-Autrichienne de la Paix. Les participants auront une nouvelle fois l'occasion d'honorer la mémoire et les souffrances de tous les soldats morts à la guerre ou en prison, et ce aussi, au nom de tant de mères, d'épouses et d'enfants qui attendirent en vain leur retour.
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17 th ITALIAN-AUSTRIAN PEACE MEETING IN MARCHTRENK
During the Great War even in the High Regions of Austria prisoner of war camps were constructed, as in Aschach on the Danube, Branau on the Inn, Freistadt,Marchtrenk, Wegscheid and Mathausen. The 17th meeting between Italy and Austria in commemoration of the fallen in duty and civilian victims will take place in the Italian military cemetary of Marchtrenk,situated approximately 25 kilometres from Linz. 25,000 Italian and Russian soldiers were deported to this P.O.W camp; 1879 of them died from typhus and tubercolosis and they are buried here in the Italian military cemetary which was once joined with the P.O.W camp, cemetary which is admirably cared for by the Austrian Black Cross. The international ceremony will be held at 16.00 hours on Friday 9th of October and will be an integral part of the general programme organised by the Austrian Black Cross to celebrate their 90 years of foundation and will permit thus the participation at this 17th meeting between Italy and Austria for peace of all the delegations, also foriegn (civilian, military, religious and diplomatic authorities) with whom the Austrian Black Cross has collaborated over the years. This will be an occasion for all present to honour the memory and sufferance of all the soldiers who died on the battlefields and in prisons and all of the mothers,wives and sons and daghters who waited in vain for their return.
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PRESENTAZIONE DELLA LOCOMOTIVA STORICA
A 100 ANNI DAL PRIMO ARRIVO DE LA VACA MORA
DOMENICA 26 APRILE A CANOVE, ALTOPIANO DI ASIAGO
Domenica 26 aprile presso il Museo della Grande Guerra 1915-1918 a Canove avrà luogo la presentazione della Locomotiva Monumentata nel Centenario dell’inaugurazione della ferrovia Rocchette-Asiago. Il 24 aprile del 1909, infatti, arrivava in Comune di Roana la prima locomotiva della linea Rocchette-Asiago; un evento memorabile, cui la popolazione locale guardava con deferente stupore. Successivamente la linea ferroviaria fu indispensabile alle truppe in azione sull’ Altopiano durante la Prima Guerra Mondiale e alle genti di ritorno dal Profugato. Degli anni successivi resta ancora il ricordo, nei più anziani, del trenino che sbuffava e fischiava, rallegrando la popolazione locale ed i primi turisti. L’Amministrazione comunale di Roana ha voluto celebrare questo importante momento storico con l’acquisizione di una locomotica d’epoca somigliante alla Vaca Mora.
La cerimonia di presentazione inizierà alle ore 10.30 con il ritrovo al Museo; successivamente sarà presentata la locomotiva e saranno tenuti i discorsi delle Autorità presenti. Alle ore 11.15 è prevista una descrizione tecnica e storica.
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LA MONTAGNA RESTITUISCE SETTE SOLDATI
Eccezionale ritrovamento al Soglio Melegnon sull’altopiano di Tonezza nell’ambito del progetto finanziato dall’Amministrazione provinciale. Probabilmente uccisi durante la Strafexpedition, i corpi finirono in una fossa naturale. Da lontano sembra quasi una capanna, magicamente spuntata al limitare del bosco davanti ad alcune mucche che, ignare di tutto, pascolano nella vicina radura. Sotto il telo di nylon che ricopre lo scavo, invece, mani esperte lavorano con certosina pazienza per portare alla luce i poveri resti. Sono di sette corpi, in totale, le ossa sepolte nell’umida terra: un ritrovamento multiplo definito eccezionale dagli addetti ai lavori. Sette soldati italiani, caduti durante la Strafexpedition e finiti nella lista dei dispersi, ai quali si cercherà ora di dare un nome. Il rinvenimento - avvenuto ad oltre mille metri di quota nei pressi del Soglio Melegnon, a qualche chilometro da Tonezza ma nel territorio comunale di Arsiero - rientra nel progetto di recupero delle salme della Grande Guerra finanziato dalla Provincia di Vicenza: un’iniziativa che unisce discipline diverse allo scopo di identificare i caduti di quel tremendo conflitto, come è positivamente avvenuto con il soldato trovato sulla Costa d’Agra lo scorso anno con la collaborazione di Onorcaduti. L’operazione, scaglionata in più fasi durate diversi giorni, è stata autorizzata dalla Procura vicentina e condotta sotto la supervisione dell’Unità di medicina necroscopica e anatomia patologica forense dell’Ulss 6. L’intera area di scavo è stata sottoposta dall’anatomo-patologo Andrea Galassi al laser-scanner - strumento utilizzato anche nelle scene del crimine - che permetterà in seguito di ricostruire perfettamente il sito, ad esempio in un museo. È stata poi suddivisa in quadranti ed ognuno fotografato, per una successiva ricostruzione grafica d’insieme a computer. L’antropologo Daniel Gaudio del Laboratorio di antropologia forense di Milano (Labanof) ha seguito il recupero assieme ad Andrea Betto, Alice Rosa e Matteo Serena, il team di archeologi dell’Università di Padova (dipartimento di archeologia, facoltà di lettere e filosofia), allievi del prof. Armando De Guio, incaricati di estrarre dal suolo gli scheletri. «È un lavoro lungo e complesso, reso ancor più difficile da caratteristiche del terreno, vicinanza dei corpi e fragilità delle ossa», spiega Betto, intento a "spazzolare" da un cranio la terra umida. Nel mentre salta fuori una grossa scheggia di granata: probabilmente il soldato è deceduto per quella ferita alla testa. «Operiamo con metodo scientifico, per non fare danni - aggiunge Gaudio - e nello stesso tempo non perdiamo di vista le finalità etiche dell’iniziativa: dare un nome a questi soldati e ricostruire le circostanze della loro morte». Ad osservare le operazioni anche il sindaco di Arsiero Tiziano Busato e Roberto Mantiero e Giacomo Tessarolo, dell’Associazione 4 Novembre di Schio, che ha collaborato all’iniziativa e che ne pubblicherà i risultati sulla rivista "Forte Rivon". Ma sono in programma anche conferenze e mostre, col contributo del Museo delle forze armate di Montecchio Maggiore. «È il minimo - dice Siro Offelli, responsabile del soccorso alpino arsierese che ha guidato la spedizione-: un ritrovamento di questa portata non era mai avvenuto in anni recenti».
Si ringrazia: Il Giornale di Vicenza, www.lucavalente.it, Giancarlo Albertin |
IMPORTANTE DONAZIONE AL MUSEO DELLA GRANDE GUERRA DI CANOVE
Centinaia di “La Domenica del Corriere” pubblicate negli anni della Prima Guerra Mondiale entrano a far parte dell’archivio del Museo Dal luglio 1914 all’aprile 1919.
Questa è stata la stupenda donazione fatta da un privato cittadino romano al Museo della Grande Guerra di Canove. La Domenica del Corriere, nato come inserto domenicale del Corriere della Sera, nel 1899, era recapitato in omaggio agli abbonati del quotidiano ma anche venduto separatamente in edicola al prezzo iniziale di 20 centesimi. Fortemente voluto e potenziato dal direttore del Corriere Luigi Albertini, si avvaleva per le sue copertine di un giovane disegnatore, Achille Beltrame, a cui era affidato in ogni numero il compito di rendere con la sua tavola il fatto più interessante della settimana. A differenza dei quotidiani dell'epoca, la Domenica del Corriere dava ampio spazio alle fotografie e ai disegni, e questo fu uno dei motivi del suo successo. Nel corso degli anni Venti e Trenta, la Domenica del Corriere divenne uno dei principali strumenti d'informazione di buona parte della popolazione italiana alfabetizzata. Sulle pagine della Domenica del Corriere trovavano una vetrina popolare anche le grandi firme del Corriere, da Luigi Barzini ad Indro Montanelli. Negli anni Cinquanta e Sessanta, l'avvento della televisione portò la testata ad una graduale ma inarrestabile crisi sino alla definitiva chiusura nel 1989. Oggi le copie del settimanale, con le copertine di Achille Beltrame prima e di Walter Molino poi, sono ricercate da migliaia di collezionisti che fanno della Domenica del Corriere il settimanale in assoluto più collezionato in Italia. Il periodo oggetto della donazione è relativo al Primo Conflitto Mondiale, parte dall’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, per arrivare alla primavera di novanta anni fa quando cioè, finita la guerra, si ostentavano al popolo italiano vittorioso le foto di prede belliche sottratte agli imperiali. Significativa l’ultima pagina del volume che mostra grazie all’ennesima tavola di Achille Beltrame una festa patriottica a Borgo Valsugana: il battesimo dei primi tre nati dopo la ricostruzione del paese, alla presenza di autorità civili e militari e della banda reggimentale della Brigata “Torino”. Dunque 5 anni di guerra, molti dei quali narrati con un occhio di riguardo per il settore vicentino e degli altipiani, dove gli scontri quasi quotidianamente finivano sul bollettino ufficiale delle agenzie di stampa, tant'è che numerose foto e notizie riguardano località ben note sui Sette Comuni. Un regalo compiuto da un donatore che, senza secondi fini tesi a procurarsi notorietà, ha voluto rimanere sconosciuto. Una importante testimonianza per il museo che và ad arricchire il già ben fornito archivio di documenti ed immagini originali.
Giovanni Dalle Fusine |
L’ARCHIVIO STORICO “APRE GLI ARMADI”
Dal 18 al 24 aprile chiunque recandosi all’Archivio di Stato di Vicenza potrà ottenere gratuitamente copia del foglio matricolare di un proprio avo, basterà rendere noti al personale preposto le generalità e l’anno di nascita Non sono in molti ad esserne a conoscenza, eppure presso tutti i capoluoghi di provincia sono conservate le registrazioni relative ai militari che hanno prestato servizio di leva nel secolo scorso e in quello prima ancora. Per quanto riguarda il nostro territorio è l’Archivio di Stato di Vicenza a custodire i ruoli di migliaia di soldati che hanno servito la patria durante in vari conflitti in cui l’Italia ha partecipato. Si tratta dei fogli matricolari dei maschi residenti nei Comuni della provincia, le cui classi di nascita sono comprese tra il 1850 e il 1929. L’iniziativa, proposta dagli uffici di via Borgo Casale e sostenuta dalla Sovrintendenza Archivistica (Ministero per i Beni Culturali e Ambientali), è denominata “Soldato di leva, classe…” e rientra nel progetto “XI settimana della cultura 2009”. La documentazione consultabile è così articolata: Sommario di Leva, classi degli anni dal 1848 al 1891, con lacune per il 1877, 1878, 1881, 1888. Ogni anno è compreso in un unico registro, non corredato da indici alfabetici; Lista di estrazione per mandamenti, classi degli anni dal 1873 al 1924, con diverse lacune per gli anni 1876, 1877, 1880, 1881, 1882, 1888. I mandamenti erano Asiago, Arzignano, Barbarano, Bassano del Grappa, Lonigo, Marostica, Schio, Valdagno e Vicenza; Ruoli matricolari delle classi dal 1850 al 1907, con diverse lacune per gli anni 1850-1872. Corredati da rubriche alfabetiche, nei ruoli sono segnati soltanto coloro che hanno effettivamente prestato servizio militare. Va da sé che per una più veloce ricerca sarebbe indispensabile conoscere la data esatta di nascita, dal momento che le leve sono organizzate, com'è noto, per classi, cioè per anni di nascita. Nel caso si debba partire nella ricerca solo da scarni dati, l’Archivio diventa fonte efficace per individuare il Comune di provenienza dell’avo e altre utili informazioni. Questi documenti contengono, infatti, tutti i dati relativi alla persona chiamata a svolgere il servizio militare, paternità maternità comprese. Interessanti sono ovviamente pure il curriculum che ha seguito ogni soldato durante il servizio di leva, le campagne di guerra con date e luoghi di combattimenti, la destinazione ai vari corpi di appartenenza e le motivazioni con cui i più valorosi si guadagnarono le medaglie al valore.
Gli orari in cui l’ufficio di via Borgo Casale n. 91 è aperto pubblico sono:
sabato ore 8.15 – 13.30, lunedì e venerdì ore 8.15 – 13.45, martedì mercoledì giovedì ore 8.15 – 18.30.
Giovanni Dalle Fusine |
I cippi e i monumenti della Grande Guerra vanno … a ruba
Sull’Altopiano di Asiago girano i ladri di storia
Fanno gola a molti, soprattutto agli appassionati della Grande Guerra, sono le vestigia del primo conflitto mondiale scolpite sulla rocce e pietre dai soldati. Le montagne delle Prealpi vicentine sono ricche di testimonianze che ricordano la lunga permanenza in trincea di fanti e alpini; a cippi e monumenti commemorativi degli epici combattimenti si antepongono i lavori compiuti nelle retrovie dalla truppa durante gli agognati momenti di riposo.
E sono proprio questi ultimi a finire tra le mani di collezionisti senza scrupoli, che incautamente acquistano le opere da chi li sottrae ai campi di battaglia. Ultimo in ordine di tempo è lo stemma del Genio rubato in località “Costa Buda”, lungo la strada Pria dell’Acqua – Granezza, da oltre novant’anni ricordava il reparto che lì stazionò lavorando alacremente alla costruzione della viabilità, vie ancor oggi praticate da boscaioli e villeggianti.
“Sono scritte che il tempo ha sbiadito ma non del tutto cancellato. Si tratta di un nome, una frase, di un segno rudemente abbozzato. Quelli che hanno voluto lasciare questa rapida testimonianza della loro presenza sulla terra, prima che il grande massacro troncasse le loro giovani vite, appartengono indifferentemente ai due fronti contrapposti. Attorno a loro “sta natura ognor verde” come scrive Leopardi”.
Fernando Bandini, Presidente Accademia Olimpica (tratto da “Parole sulle pietre”) |
A segnalarne la scomparsa è il Gruppo Tutela e Ripristino del Patrimonio Storico, un comitato composto da volontari che si occupa ormai da tempo di salvaguardare i resti della Grande Guerra. “L’altorilievo con impresso lo stemma del Genio Zappatori – dice Valter Borgo – rappresentava la chiave di volta di un arco in pietra. Ora che il montante è stato sottratto, l’assetto di tutta la struttura è diventato precario e quindi nel tempo destinato a crollo sicuro. Non scordiamo che sopra il manufatto spesso transitano o parcheggiano le auto di turisti domenicali, essendoci nelle vicinanze un area attrezzata per il picnic”.
Del fatto, così come della sopraggiunta pericolosità dell’area, è stato informato l’ufficio Patrimonio di Asiago, Comune su cui ricade l’area in oggetto. A tal proposito la dott.sa Bizzotto comunica che a breve saranno intrapresi i lavori per mettere in sicurezza il luogo. Sempre dal Gruppo altopianese arriva la segnalazione di un altro tentativo di furto, questa volta in località Marcesina, dove ignoti hanno lavorato alacremente per impossessarsi di uno stemma posto sotto al ponticello “1° Lotto”, fatiche per fortuna spese vanamente per le difficoltà presentatesi al momento di estrarre il blocco di pietra, o forse perché i ladri sono stati disturbati. Rimane comunque la disapprovazione e condanna di enti e associazioni combattentistiche verso chi si appropria di questi monumenti alla memoria al mero scopo di poterne godere privatamente.
Giovanni Dalle Fusine |
Serata ASAR in sede 20 gennaio 2009
Si è svolta presso la sede del Gruppo Alpini di Salò, martedì 20 gennaio 2009, la presentazione del libro "La Grande Guerra nell'alto Garda - Diario storico del Battaglione Vestone" con Domenico Fava Presidente dell'A.S.A.R. Associazione Storico-Archeologica della Riviera del Garda. Il volume espone le vicende del famoso reparto alpino analizzando lo storico diario del btg. Vestone recuperato tra gli atti ufficiali conservati presso l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito.
Giovanni Dalle Fusine |
La Regione Veneto sensibile alla storia della Prima Guerra Mondiale
UN COFANETTO SULLA PRIMA GUERRA MONDIALE
COME AIUTO AGLI STUDENTI PER COSTRUIRE ATTRAVERSO LA STORIA E LA CULTURA
LA LORO IDENTITA’
Diecimila cofanetti per raccontare la Prima Guerra Mondiale ai ragazzi delle superiori. L’opera e realizzata dalla Regione Veneto in collaborazione con i “Musei all’aperto 1915/1918”, con la Biblioteca Bertoliana e il Coro Edelweiss Monte Grappa. “Il federalismo va inteso anche sotto l’aspetto scolastico come approfondimento, attraverso i programmi della scuola, di ciò che ha contribuito a formare la nostra identità, di ciò che è avvenuto sul nostro territorio e che ci rende consapevoli dei legami sociali, culturali e di appartenenza”. È quanto ha affermato Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro del Veneto, in occasione della presentazione del cofanetto “La grande guerra. Storia di una terra e del suo popolo”, nell’aula del complesso universitario San Nicola di Vicenza. “Studiare la storia della grande guerra – ha aggiunto l’assessore – di più e meglio di quanto non si faccia attraverso i libri in dotazione alle nostra scuole, significa per la Regione dare un forte impulso culturale e di consapevolezza in particolare dei momenti fondanti la nostra società e la nostra storia. Nel 2008 – ha concluso l’assessore- abbiamo ricordato i 90 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale combattuta in larga parte nelle province venete. Il 4 novembre 1918 si è sancita l’unità d’Italia fissata nella storia come la vittoria di Vittorio Veneto, il cofanetto aiuterà gli studenti a costruire la loro identità attraverso la storia e la cultura”. Il volume multimediale sarà inviato a tutte le quinte superiori, ai Comuni, e Associazioni d’Arma con sede nel territorio regionale.
Giovanni Dalle Fusine
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STORIA E CANTI INTORNO ALL’ALTARE
A Roana la rievocazione storica della battaglia dell’Ortigara, organizzata dal locale gruppo Alpini
Un altare in legno ricco di storia e, ai piedi dell’altare, un presepio, realizzato con maestria da Corrado Rebeschini, ispirato ai luoghi e ai fatti storici della Grande Guerra. Due simboli pregni di significati attorno ai quali si è svolta, domenica 28 dicembre, una serata dedicata, nel 90° della fine della Prima Guerra mondiale, alla rievocazione storica della Battaglia dell’Ortigara (giugno 1917). Teatro dell’appuntamento, organizzato dal Gruppo Alpini di Roana, la chiesa di Roana, gremitissima per l’occasione. A fare gli onori di casa è stato il parroco don Lino Prearo che ha avuto anche il compito di sostituire il maestro Guido Azzolini, assente perché ammalato, nel ricordare la storia dell’altare custodito nella chiesa di Roana, unico pezzo rimasto della cappella (Mecenseffy Kappelle) allestita a Campo Gallina, luogo di preghiera dei soldati del Comando della 6° Divisione fanteria Austro-Ungarica di stanza lì durante la Grande Guerra. Al termine del conflitto, la cappella venne smontata e trasportata a Roana dove venne ricostruita, nell’estate del 1919, al posto della chiesa del paese distrutta dai bombardamenti. L’inaugurazione avvenne il 7 ottobre del 1919. Siro Offelli, presidente del Soccorso Alpino di Arsiero, con l’ausilio di diapositive ha poi tratteggiato i principali avvenimenti legati alla sanguinosa quanto inutile battaglia dell’Ortigara. Ha chiuso la serata una breve presentazione da parte dell’autore Sergio Bonato del libro "Il ritorno dal profugato – 1918". Il tutto intervallato dai suggestivi e particolari canti del coro Le voci della Spelonca, sempre capace di suscitare grandi emozioni.
testo e foto di Stefania Longhini |
NUOVA IMPORTANTISSIMA SINERGIA CULTURALE:
IL MUSEO DELLA GUERRA BIANCA ED IL COMUNE DI COLICO (LC)
INSIEME PER LA VALORIZZAZIONE DEL FORTE “LUSARDI”
Lunedi 15 dicembre, presso la Sede Territoriale di Lecco della Regione Lombardia, il Sindaco del Comune di Colico Alfonso Curtoni ed il Presidente del Museo della Guerra Bianca in Adamello Walter Belotti hanno firmato il protocollo di intesa con cui il Comune ha affidato in comodato d'uso gratuito il forte "Lusardi" sul Montecchio al Museo della Guerra Bianca per farne una sede espositiva museale ed un centro documentazione sulla Grande Guerra in Lombardia. |
FORTE CORBIN, LA LAPIDE TORNA AL SUO POSTO
Riportati al loro antico splendore altri due lapidi della Grande Guerra grazie al gruppo “Ripristino Cippi e Lapidi della Grande Guerra”. Oltre a numerose attività di conservazione di manufatti recuperati negli anni scorsi, ma che necessitano di continue cure, il gruppo è riuscito, grazie anche alle scrupolose ricerche storiche effettuate dall’associato Luca Borgo e dalla segnalazione dell’appassionato Alfonso Panozzo, a riportare alla luce la lapide della 136° compagnia del II Reggimento Genio posta al di sotto del Forte Corbin. I pezzi dell’iscrizione erano disseminati lungo la Val d’Orco in Comune di Cogollo, ma con grande forza di volontà, e un pizzico di ingegno tanto da riprodurre una teleferica per riportare a monte i pezzi, il gruppo ha rimesso al suo posto la lapide. Altro “colpaccio” del gruppo è stato quello di completare il lavoro della Comunità Montana che ha restaurato il “blockhouse” inglese al Lemerle di Cesuna riproducendo lo stemma del South Staffordshire Guard che era lì dislocata su indicazioni dell’appassionato storico Domenico Valente.
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GRANDE GUERRA: TRA STORIA E COLLEZIONISMO
Durante la Prima Guerra Mondiale circolava una battuta fra i giovani ufficiali: “I nostri veri generi di conforto in trincea sono tre: il profumo Contessa Azzurra, il liquore Strega e la cartolina Ritorno”. I primi due erano elementi per ricordare la vita di società anche in mezzo al fango, Ritorno raffigurava invece la Donna promessa quale compenso: la “pin-up girl” della grande guerra. La cartolina era opera di Nino Nanni, nato a Quattrocastella in provincia di Reggio Emilia nel 1888 (morì a 81 anni nel 1969), ed entrato a far parte, dopo la laurea in architettura, del gruppo dei pittori e cartellonisti di Ricordi, quello al quale si debbono, tra l’altro, gli “affiches” dei melodrammi di Puccini (Tosca, Bohème, Fanciulla del West). Anche Nanni si dedicò a quel lavoro, affiancandosi ad altri due pittori specializzati in bozzetti per cartoline, e cioè a Tito Corbella – Belle Donnine – e A. Bertiglia, che traduceva in immagini nostrane i bimbetti maliziosi dell’inglese Mabie Lucie Attwell. Ritorno fu lanciata nel 1915 ed ebbe un successo strepitoso, valutabile in milioni di copie. Raffigura un soldato che abbraccia, con gesto ispirato dal cinema muto, una bella donna, riversa, in estasi e decisamente nuda, sotto la mantella del guerriero. Per allora l’immagine era audace e, nello stesso tempo, romantica e legata (ma erano pochi ad accorgersene) a certa pittura ottocentesca che gioca sul contrasto tra il liberatore e la Bella, senza niente addosso, incatenata allo scoglio o alla quercia. Il contrasto tra la pelle delicata di lei e il rude panno dell’uniforme era senz’altro un anticipo sul sexy. Quanto alla mantella, Nanni, all’inizio la fece azzurra, quindi da Cavalleria Artiglieria e Genio. Per accontentare Fanteria e Alpini si stampò anche una edizione in grigioverde. Ficcata con le puntine da disegno all’interno della cassetta d’ordinanza, Ritorno, meglio se spedita da Lei, era la promessa dopo la vittoria. La cartolina ebbe un posto notevole nel catalogo del materiale di propaganda, anche se non fu nessun ufficio ministeriale ad occuparsene. È l’unico pezzo italiano inserito da Jones e Howel nel volume dedicato alle arti popolari della Prima Guerra Mondiale. Nel 1977 il catalogo Neudin la quotava a 25 franchi, pari a circa 4500 lire. Oggi il suo valore supera le 15 euro. Ma dal 1915 a ’18 per il soldato al fronte non aveva prezzo.
GDF |
26 Ottobre 2008: scompare l'ultimo Cavaliere di Vittorio Veneto
Si è spento l’ultimo Cavaliere di Vittorio Veneto il Bersagliere Delfino Borroni. E' morto a 110 anni compiuti da poco l'ultimo cavaliere di Vittorio Veneto. Arruolato nel corpo dei bersaglieri come soldato semplice, venne mandato al fronte sull'Altipiano di Asiago e visse le tragiche giornate di Caporetto.
Tornò a casa nel Natale del 1918. Tre anni dopo fu assunto dall'azienda tranviaria e impiegato come macchinista sul tram chiamato 'Gamba de Legn' che percorreva la linea Milano-Magenta-Castano Primo, il paese dove ha abitato per moltissimi anni, continuando a fare anche dopo la pensione il meccanico di biciclette, la sua grande passione. Lo scrittore Maurizio Casarola aveva recentemente intervistato Delfino Borroni, inserendo la sua preziosa testimonianza nel volume "Gli Ultimi-I sopravvissuti ancora in vita raccontano la Grande Guerra ".
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RIPRISTINO CROCI DEI CIMITERI DI GUERRA – ALTOPIANO DI ASIAGO
La Sezione Fanti “Altopiano Sette Comuni” informa
Nel 1983 Luciano Benetti, guida storica del nostro territorio, pose delle croci con iscrizioni e recanti il numero dei caduti sui punti più importanti dove, un tempo, sorgevano dei cimiteri di guerra italo-austriaci risalenti al primo conflitto mondiale. A tutt’oggi la locale Sezione dei Fanti, in stretta collaborazione con i coniugi Marchetti, mantengono sotto vigile controllo questi siti, intervenendo periodicamente sui manufatti e occupandosi della manutenzione dove il caso lo richieda.
Queste croci, in tutto 35, sono poste in vari punti dello stesso Altopiano di Asiago. Per citarne alcune: M. Ortigara, M. Campigoletti, Cima Caldiera, M. Zebio, Mandrielle, Ghertele, Termine e altre. L’ultimo intervento è stato effettuato nel mese di ottobre di quest’anno per ripristinare la croce dell’ex cimitero militare del “Billime”, che in lingua cimbra significa “bosco selvatico”, località posta vicino al Ghertele, sulla strada della Val D’Assa. In questo cimitero le salme furono traslate nel dopoguerra presso i vari cimiteri militari, e successivamente al Sacrario di Asiago. Il luogo, peraltro ben visibile sulle mappe militari dell’epoca, conteneva 10 soldati caduti italiani e ben 780 austriaci.
Giovanni Dalle Fusine |
CADUTI E MOTORI - LACRIME E DOLORI!
Monta la polemica sul raduno di automezzi d’epoca svoltosi a fine estate ad Asiago, all’interno dell’Area Sacra del Leiten che ospita il monumento ai Caduti durante la Grande Guerra.
In molti hanno gridato allo scandalo, critiche sdegnose sono giunte non solo da Enti ed Associazioni Combattentistiche, ma pure da alcuni tra tanti visitatori che ad ogni fine settimana salgono al Sacrario dei Caduti per onorare le migliaia di salme lì sepolte da quasi un secolo. Oggetto delle contestazioni è il 39° raduno di auto storiche svoltosi domenica 13 settembre ad Asiago, culminato con l'esposizione di circa trenta modelli lungo il viale alberato che porta all'Ossario, il cui perimetro è sottoposto ai vincoli previsti alle aree denominate "Sacre" . La manifestazione era organizzata dal Club “Zagato Car” e comprendeva un tour di tre giorni con tappa proprio nel capoluogo altopianese. “Sono a conoscenza del disappunto - afferma il tenente colonnello Franco Burei, responsabile di zona dell'Ente ministeriale Onor Caduti - tuttavia posso affermare che la sacralità del luogo è stata rispettata sotto ogni aspetto. Il Club “Zagato Car” aveva tra le priorità del meeting proprio la deposizione di una corona d'alloro ed una visita al monumento dedicato alla Grande Guerra. A ragione di queste motivazioni ho concesso il nullaosta per la manifestazione. Quel giorno altri improrogabili impegni ufficiali mi hanno costretto a presenziare un evento in quel di Rovereto, ma ho avuto rassicurazioni dai miei sottoposti colleghi che tutto si è svolto secondo il programma”. Dalle affermazioni dell'ufficiale, quindi, emergono le intenzioni certo non dissacranti che i promotori dell'evento volevano porre in essere con il raduno. Motivazioni che rimangono opinabili e ad ogni modo per ora non sembrano aver placato la polemica.
Giovanni Dalle Fusine |
NASCE LA “LIBRERIA STORICA” (http://www.libreriastorica.com)
Due cataloghi in uno - “La Libreria Storica” storia - storia militare - aviazione - marina... Apre con oltre 400 titoli e numerose novità dei maggiori editori italiani.
Ad affiancare il mondo postale presentato nella “Libreria Filatelica”, viene ora inaugurata una parte completamente nuova, dedicata alla storia e alla storia militare, all’aviazione, alla marina... con oltre 400 titoli e numerose novità dei maggiori editori italiani. Vaccari srl, specializzata in filatelia, storia postale e collezionismo sia come editore che come distributore di opere provenienti da tutto il mondo, propone, nel catalogo annuale e nel sito costantemente aggiornato, circa 2000 titoli tra opere di settore e volumi a carattere prettamente storico e militare. Nella nuova edizione del catalogo, la parte relativa ai volumi storici o storico-militari è stata riorganizzata e notevolmente ampliata. Nel reparto EDITORIA del sito è stata inaugurata la vetrina della “Libreria Storica”, che presenta il catalogo completo, suddiviso nelle principali categorie. Gli aggiornamenti saranno valorizzati mensilmente nel sito www.libreriastorica.com Per ricevere gratuitamente la versione cartacea basta semplicemente inviare una richiesta ad info@vaccari.it o compilare il modulo presente sul sito www.vaccari.it |
RILEGGIAMO LA GRANDE GUERRA ESERCITO E POPOLAZIONE NELLA GRANDE GUERRA - 1918: LA VITTORIA ITALIANA
Dal 2 al 5 ottobre 2008 si terrà fra Trento, Rovereto (Tn), Padova, Gorizia e Trieste, il 2° convegno del progetto "Rileggiamo la Grande Guerra", intitolato "Esercito e popolazione nella Grande Guerra - 1918: la vittoria italiana".
La Manifestazione, che ha l'alto patronato del Presidente della Repubblica, è coordinata da Paolo Scandaletti per l'Assessorato alle Attività Produttive della Regione Friuli Venezia Giulia. Il comitato scientifico del progetto è presieduto dallo storico Alberto Monticone.
Giovanni Dalle Fusine |
SANTI PROTETTORI DELL’ESERCITO E MARINA GLI ALPINI NE HANNO DUE!
www.lagrandeguerra.net scopre che a proteggere le Penne Nere oltre a San Maurizio c’è anche San Colombano
Ogni arma in pace e in guerra destina le proprie preghiere ad un martire di biblica memoria, questi, talvolta, può essere di sesso femminile, è il coso di Santa Barbara cui sono devoti i Vigili del Fuoco e gli Artiglieri di molti paesi, Italia inclusa. A costei, secondo la leggenda donna di rara bellezza, è associato l’emblema della torre, luogo da cui fuggi per evitare le torture del padre che l’aveva imprigionata. Sant’Erasmo, poi, da secoli protegge i marinai assieme alla succitata Barbara. Santa Lauretana (o Loredana) aiuta gli aviatori, mentre i paracadutisti si affidano all’arcangelo Michele e reclute e coscritti al buon “soldato” Teodoro. Ma la nostra ricerca stoica, più che divagare sul calendario onomastico e le curiosità dei beati promossi in grado, mira a far luce sulla venerazione che gli Alpini ostentano verso il loro santo protettore: San Maurizio.
A tal proposito ci viene in aiuto una piccola ma esaustiva guida storica realizzata da Paolo Masante (ediz. Gribaudi): “Il 22 settembre si festeggia San Maurizio, patrono delle Penne Nere. Originario della regione di Tebe, ebbe il privilegio nel 286 di essere inquadrato presso la famosa Legione Tebana formata da migliaia di eroici soldati posti agli ordini di Massimigliano. Prima di una battaglia tutti i militi vennero invitati a sacrificare agli dèi, ma Maurizio e i suoi, profondamente cristiani, rifiutarono destando le ire del comandante. Costui diede allora ordine di flagellare un soldato ogni dieci, tuttavia nessuno si piegò alla disposizione. Quindi il duce si incattivì e continuò con le sue persecuzioni arrivando a decapitare la truppa che ancora non obbediva. Massimiliano non seppe fermarsi, se non quando l’ultimo legionario cadde ai suoi piedi con la testa mozzata. Maurizio fu uno degli ultimi e per tutto il tempo – e tempo ce ne volle per decapitarne 1000! – incoraggiò a sostenere i compagni”.
E sin qui siamo tutti concordi, Associazione Nazionale Alpini compresa che innalza il Santo decollato tra i propri simboli. Qualche perplessità sorge sfogliando la rivista “Malga Roma” – notiziario dellla locale Sezione, edito nella capitale in occasione della 27a Adunata dell’ANA (19/21 marzo 1954). A pagina 26 un lungo ed illustrato articolo recante firma del direttore editoriale (Roberto Olmi) tratta proprio il tema della conclamata attribuzione del patronato all’abate San Colombano, religioso missionario festeggiato dalla Chiesa Cristiana il 23 novembre. Tra le righe dell’ormai sbiadito giornale ove trovano spazio spot pubblicitari dell’aperitivo “Campari”, dei “Toscanelli”, della gloriosa “Lanerossi fabbrica Filati” leggiamo: “[…] ecco perché un gruppo di alpini ha meditato su questa questione, venuto a contatto con una nobilissima associazione internazionale, libera da ogni influenza di blocchi politici, ha cercato con essa e ha trovato la figura da proporre al titolo di Patrono delle truppe da montagna di tutto il mondo. L’Associazione, nata in Francia col nome di “Les Amis de Saint Colomban” si è diffusa in Isvizzera, Austria, germania e Irlanda, e da un paio d’anni anche in Italia[…]".
Il grande Santo irlandese concluse la sua riscossa morale nel nostro paese, convertendo i Longobardi col motto “Si tollis libertatem tollis dignitatem”, non prima di essere incarcerato più volte e essere costretto a peregrinare tra la solitudine dei monti. Colombano amava tanto la montagna da eleggerla a sua prediletta dimora, ispiratrice di elevazione e donatrice di libertà allo spirito. Armato soltanto del suo bastone di pellegrino e non portando nel suo sacco a spalla altre munizioni che il Vangelo e qualche tozzo di pane, varcò le valli, fra le Alpi della Svizzera, portandosi fin verso l’alta valle dell’Inn. Tanto in Francia che in Italia il Santo lavorò i campi e insegnò a coltivare razionalmente la vite, per trarre quel generoso succo che gli Alpini sanno particolarmente apprezzare. Colombano è raffigurato in iconografie che mostrano tutta la sua avvenenza, collo muscoloso e niente affatto torto, col fiero sguardo che si fissa negli occhi di chi gli è davanti. Una vigorosa figura col braccio destro sollevato a mano aperta, mentre il sinistro, con muscoli e tendini ben tesi, stringe nel pugno un nodoso bastone. Chi meglio di questo pioniere dallo spirito squisitamente alpino, resiste ai disagi della montagna, abituato ad accompagnarsi a orsi, scoiattoli, ermellini, chi meglio di lui potrebbe incarnare la figura del Patrono di tutti gli Alpini? A questo punto il direttore del Notiziario Romano concludeva: “Perciò oggi gli Alpini d’Italia celebrano in Roma la grande sagra della fraternità della montagna, invocando il loro Patrono perché protegga tutti i soldati della montagna, di ogni nazione, affratellati non da una discussa “colomba” di parte, ma da un Colombano che è di tutti; e salutano il Santo più Alpino dei Santi, il più Santo degli Alpini”. Quindi care Penne Nere, regoliamoci, da oltre 50 anni ad aiutare le trippe di montagna c’è anche questo nobile asceta, egli dà una mano al buon Maurizio a guidare i pesanti scarponi per le erte vette e scoscesi dirupi. Ricordiamolo il 23 novembre.
Giovanni Dalle Fusine |
Altopiano di Asiago
DALLA SOFFITTA SPUNTA LA VECCHIA BANDIERA DI GUERRA
La passione per la storia probabilmente gli deriva dall’attività di maestro che per anni ha svolto sull’Altopiano, ma anche per l’occhio allenato di Angelo Valente, insegnante in pensione di Cesuna, la vista della bandiera tricolore abbandonata tra vecchi materassi a righe e giornali oramai sbiaditi deve avergli fatto venir la pelle d’oca. Recentemente, durante i lavori di ristrutturazione di una vecchia abitazione , dalla soffitta spunta il tessuto dai colori inconfondibili, come risulta dalla foto il centro appare strappato, questo perché il vecchio proprietario si era preoccupato di togliere lo stemma sabaudo applicato sullo sfondo bianco. Valente è certo che si tratta di uno stendardo usato all’epoca del Primo Conflitto Mondiale, per supportare questa tesi mostra una giacca da fatica in dotazione alla fanteria durante la guerra ‘15-’18, l’indumento è stato rinvenuto nella medesima soffitta prima che lo stabile venisse abbattuto per i lavori dell’impresa edile. “Mi piace pensare – dice – che questa bandiera sia sventolata sulla lancia di un reggimento impiegato tra il Monte Cengio e il Boscòn. È risaputo che le abitazioni della nostra frazione, seppur distrutte dai bombardamenti austriaci, hanno offerto riparo alle truppe italiane per buona parte del periodo bellico, per motivi a noi sconosciuti in drappo può essere stato abbandonato durante gli spostamenti dettati dalle strategie degli alti comandi, così come può essere stata raccolta sui campi di battaglia dai nostri antenati profughi, al rientro dalla pianura. Conservo i due cimeli con grande cura – conclude il signor Angelo – unitamente ad altri oggetti ereditati dalla mia famiglia. Nei giorni dell’adunata alpina ho esposto la bandiera sul poggiolo di casa, e in molti si son fermati ad ammirarla nonostante sia scolorita e lacera. Per quanto riguarda lo stemma sabaudo assente, viste le recenti accuse alla Casa Reale e memore delle colpe di cui si sono macchiati e Savoia, non posso che essere compiaciuto per come si presenta ora questo tricolore, rimane comunque il vessillo italiano, quello del soldato che moriva in trincea, dell’eroe sconosciuto, il simbolo della Nazione attuale, e questo mi basta”.
Giovanni Dalle Fusine |
UN FIORE E UN NOME PER OGNI CADUTO
E’ stato presentato nei giorni scorsi nel palazzo della Provincia di Trento il progetto “Un fiore e un nome per ogni caduto” che vede la collaborazione della Provincia autonoma di Trento e della Provincia di Vicenza. Il protocollo, per il recupero corretto dei soldati caduti nella Grande Guerra sul Fronte italiano, è stato firmato dai vicepresidenti Margherita Cogo per Trento e Dino Secco per Vicenza. La ricerca dei caduti risulta una attività esclusiva dell’Alto Commissariato Onoranze Caduti di Guerra, mentre il rinvenimento di resti umani prevede la segnalazione alla Autorità Giudiziaria. La Provincia di Vicenza ha avviato da due anni un progetto per sostenere da un lato l’attività giudiziaria e dall’altro il corretto recupero dei caduti di guerra, in caso di rinvenimento fortuito, ai fini della loro identificazione. La Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento ha in passato proficuamente collaborato con la UOS di Medicina Necroscopica e Anatomia Patologica Forense della ULSS6 di Vicenza nel corretto recupero dei caduti della Grande Guerra in territorio trentino. Sulla base di questa collaborazione le due amministrazioni provinciali hanno sottoscritto questo accordo. Obiettivi concreti del progetto sono: il recupero corretto in termini medico- legali, archeologici e culturali dei resti umani eventualmente segnalati lungo le varie aree del fronte italiano durante la Prima Guerra Mondiale nelle Province di Trento e Vicenza e accertamento della loro appartenenza agli eserciti combattenti o ad eventuali fatti post-bellici; identificazione delle unità militari di appartenenza dei caduti e, ove possibile, della loro identità personale; sviluppo di metodiche di recupero e conservazione dei resti umani in ambienti montani; sviluppo di metodiche di conservazione dei materiali bellici e di corredo militare deperibili.
Giovanni Dalle Fusine |
Grande Raccolta di reperti, uniformi, oggettistica e materiale bellico
Il Museo della Grande Guerra 1915-1918 di Canove (VI) e il Museo Storico delle Truppe Alpine di Trento, si sono attivati per fungere da punto di raccolta per reperti, manufatti, oggettistica militare, uniformi e quant'altro, recuperati o ritrovati sui campi di battaglia Italiani ed Esteri.
I suddetti Musei sono pertanto ufficialmente preposti ed impegnati a catalogare, conservare ed esporre il suddetto materiale, che trova la sua vera e giusta collocazione nelle prestigiose sale espositive di queste importanti realta' italiane.
Esortiamo dunque tutti coloro che hanno raccolto questo genere di materiali dai campi di battaglia o che lo hanno ritrovato nei vecchi bauli in soffitta o ereditato da parenti scomparsi, a contattare i due musei per contribuire concretamente alla salvaguardia della memoria storica del nostro Paese e di tutti coloro che si sacrificarono per ideali universali di pace, amore e prosperita'.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI CONTATTARE:
Giancarlo Albertin, al 347 79 100 18
Alessandro Gualtieri |
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