Le ragioni dello sfondamento di Caporetto da parte degli austriaci non sono del tutto note, almeno al grande pubblico, che associa immediatamente questo nome al concetto di disfatta e disastro totale.
Chi si accinge a studiare da vicino questa importante battaglia della Grande Guerra, dovrebbe ben guardarsi da scritti troppo generici o addirittura di parte (ad esempio, le “Pagine Polemiche” di Luigi Cadorna) e privilegiare lavori piu’ imparziali, che ne offrano un’analisi distaccata, piu’ tecnica e veritiera (primo fra tutti "La Sorpresa Strategica di Caporetto" , del Generale Roberto Bencivenga).
Il 24 Ottobre 1917 ebbe luogo, questa volta con risultati del tutto differenti e addirittura insperati, lo sfondamento delle linee Italiane che gia’ era avvenuto un anno prima sugli Altipiani del Trentino. Il comandante supremo Luigi Cadorna si preparava ad un semplice intervento di difesa ad oltranza, Luigi Capello comandante della seconda armata, voleva, invece lanciare una controffensiva strategica. Nessuno dei due aveva capito cosa fare esattamente. L'artiglieria era in posizione avanzata, il grosso degli uomini era sulle prime linee, la seconda linea era sguarnita e malandata, le riserve lontane e impreparate.
Dulcis in fundo, nonostante le testimonianze di molti disertori nemici, lo stesso Cadorna rifiuto’, fino a battaglia iniziata, persino l’evidenza dei fatti (tragica e deleteria la sua esitazione sul Torre e sul Tagliamento).
La totale impreparazione strategica, l’errato posizionamento delle riserve e una maggiore, onnipresente convinzione di onnipotenza ed onniscienza dello Stato Maggiore Italiano, permisero allora ad un Austria-Ungheria stremata e disperata, di sfondare e persino aggirare le nostre difese.
Di li’ a pochissimi giorni, l’inarrestabile avanzata nemica costrinse tutti i nostri uomini sul Piave, dove finalmente si esauri’ lo slancio Austro-Ungarico.
La disfatta di Caporetto ci costò circa 12.000 morti, 30.000 feriti e 265.000 prigionieri, nonche’ un clima di caos, distruzioni, razzie e violenze gratuite (drammaticamente descritte da Ernest Hemingway in “Addio alle Armi”) che seguirono al dilagare del nemico, ora realmente “invasore”, in tutta la pianura veneta.
Ci sarebbe voluto esattamente un anno prima che l’Italia ritrovasse lo spirito d’offensiva e costringesse il nemico all’armistizio, dopo la clamorosa “rivincita” di Vittorio Veneto.
Approfondimenti:
Il Generale di Caporetto
La trappola di Badoglio
|
|
Per visualizzare il filmato è necessario scaricare gratuitamente
il lettore QuickTime
|