LE BATTAGLIE DELLA GRANDE GUERRA
Come in una partita di scacchi, diremmo noi occidentali, come nelle arti marziali, Sun Tzu, autore de “L’Arte della Guerra” ci insegna a combattere conoscendo il nemico, sì, ma anche noi stessi e le condizioni in cui si svolge la contesa; affinché ogni gesto sia commisurato allo scopo e non provochi inutile morte.
I generali della Grande Guerra pero’ sembrano aver saltato a pie’ pari qualsiasi tipo di insegnamento derivato dall’esperienza dei loro predecessori, buttandosi a capofitto nella infame “materialschlacht”, o guerra di materiali, e sperando di averla vinta a colpi di migliaia e migliaia di vite umane, continuamente buttate nel tragico ed insensato tritacarne bellico.
Luoghi come Passchendaele, Ypres, Verdun, Caporetto e la Somme, per citarne alcuni, hanno assistito a incommensurabili carneficine dettate esclusivamente dall’ego e dall’ottusita’ di molti scellerati al comando.
Di contro, e’ doveroso analizzare l’operato di ciascun stratega o generalissimo dell’epoca anche nel contesto politico e sociale in cui regnava la piu’ completa impreparazione ad affrontare un conflitto di tali dimensioni (ci son voluti quasi trent’anni prima che si iniziasse a realizzare e ridimensionare la semplice sorpresa strategica di Caporetto!).
Le pressioni esercitate di governanti e dalla stessa opinione pubblica hanno infatti contribuito a forzare di un poco la mano di chi, comunque sia, credeva stoltamente di poter “finire la guerra entro Natale” anche dopo ben tre anni di scontri.
Ad ogni modo si ricordino sempre le parole dell’eminente storico contemporaneo inglese, Sir John Keegan, quando afferma perentoriamente che “E’ inutile pretendere di studiare a tavolino vere e proprie stragi di massa, tanto pedissequamente quanto freddamente, mal celandole sotto le mentite spoglie di grandi battaglie”.
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