La Grande Guerra 1914-1918

 

 

APPROFONDIMENTI

L'OPERA DEL XVI CORPO D'ARMATA ITALIANO IN ALBANIA IN 1918

Nel 1918 I Soldati italiani non si coprivano di gloria soltanto sul Piave e sugli Altipiani, ma anche fuori d'Italia in Albania, in Macedonia, e in Francia. Come vedremo più avanti, andranno perfino in Macedonia.

Fanti italiani in trinceaIl Albania, fra le alte valli del Devoti e dell'Ossum, con il concorso di truppe francesi, le truppe italiane effettuarono con pieno successo, nei giorni 15, 16, 17 maggio, una serie d'operazioni destinate a ridurre il saliente molto pronunziato formato dalla linea delle posizioni occupate dal nemico e a portare il fronte sopra una linea più vantaggiosa segnata dalle località di Cerevoda e di Protopapa. Nonostante le grandi difficoltà del terreno in un paese montagnoso privo di strade e nonostante la vigorosa resistenza del nemico, che contrattaccò ripetutamente, gli italiani raggiunsero tutti gli obiettivi, avanzando al centro per una ventina di chilometri, e catturando numerosi prigionieri. All'azione concorsero le bande albanesi al servizio degli italiani; una colonna di 2 battaglioni di truppe indigene appoggiata da un gruppo di batterie italiane da montagna e preceduta da due gruppi di bande operò per il ponte Zapani; un'altra colonna formata di sole bande occupò i monti di Bocika fino a Celevoda e stabilì in tal modo il collegamento del fronte italiano con quello francese alla testata della Tomorica e dell'Ostrovica. L'azione di maggio fu continuata nei primi di luglio allo scopo di conquistare la giogaia della Malakastra, che in mano agli Austriaci minacciava il campo italiano trincerato di Valona. Preparata fin nei più minimi particolari, d'accordo con i francesi che dovevano operare alla destra, l'azione fu fissata per la fine della prima settimana di luglio. Alla mezzanotte del 6 luglio, una colonna italiana, composta di due battaglioni di guardie di finanza, e di due battaglioni di milizie e bande albanesi e comandate dal colonnelloClicca per la mappa dell'Albania TREBOLDI, passò la Cerevoda e all'alba attaccò le posizioni nemiche del Tomor; non riuscì però ad espugnarle e ad avanzare perché la resistenza austriaca fu tenace, mentre il concorso di una colonna francese, che doveva fortemente sostenere l'ala destra italiana, venne a mancare. Al centro, i Bersaglieri della colonna comandata dal generale ROSSI, durante la notte, passarono la Vojussa per puntare su Zabochica, sulla strada di Berat; alla sinistra, mentre navi italiane da guerra e monitori inglesi incrociavano sul mare per appoggiare le operazioni terrestri, la colonna del generale NIGRA, composta da una intera divisione e della cavalleria, occupò il bosco di Ferasa. All'alba, del 7 luglio le colonne italiane avanzarono e attaccarono le posizioni nemiche. La colonna Treboldi, sperando di esser sostenuta dai Francesi, attaccò di nuovo il Tomor; alla sinistra la colonna Vigra assalì le alture tra Levani e il Monastero di Pojani, e vincendo la fortissima resistenza nemica se ne impadronì, mentre gli squadroni del "Catania" e del "Palermo" insieme con lo squadrone sardo, con brillante manovra si lanciavano in avanti tra le alture e le paludi costiere, piombavano arditamente su Fieri, raggiungevano i ponti di Metali, sul Semeni, portavano lo scompiglio nelle retrovie avversarie e catturavano moltissimi prigionieri, fra i quali alcuni aviatori con i loro aerei. Al centro i bersaglieri, attraverso gravi difficoltà di terreno, procedettero celermente per Izvori e i fanti, comandati dal generale Rossi, assalirono risoluti il nemico e Kafa Giava. Tranne che il Tomor, la giornata del 7 luglio si chiuse con il vantaggio italiano. Nelle prime ore dell'8 cadeva in potere il Maja Sicovum e le difese nemiche del Glava cadevano sotto l'impetuoso attacco dei fanti del Rossi, che incalzarono gli Austriaci per il versante opposto della Malakastra di concerto con i bersaglieri risalenti il monte Zelenick. Anche al Tomor la resistenza nemica cedeva e le truppe del colonnello Treboldi occupavano la linea, Terbuhova-Selletta di Costanza. Il 19 luglio l'avanzata italiana proseguì incalzando il nemico in ritirata: la colonna Nigra giunse al ponte di Motali sul Semeni che il nemico fece saltare; la cavalleria giunse al ponte di Iagodina; il generale Rossi con truppe italiane e irregolari albanesi entrò in Berat; i bersaglieri raggiunsero la quota 1197 del Sinja; la colonna Treboldi continuò a procedere, sebbene lentamente, fra le aspre balze del Kafa Glumka. In tre giorni di lotta, con pochissime perdite, gli italiani avevano conseguito grandi risultati; avevano occupato una vasta zona, avevano preso un bottino rilevante, avevano fatto quasi 2000 prigionieri e avevano rialzato il prestigio delle armi italiane, caduto molto in basso, dopo Caporetto, per la propaganda vasta e intensa dell'Austria fra gli Albanesi. Le operazioni italiane sul fronte albanese, anche per desiderio del Comando dell'esercito d'Oriente, proseguirono per tutto il rimanente mese di luglio. Fu raggiunta, con molta fatica, per la difficoltà dei rifornimenti, per l'asperità del terreno e per la resistenza nemica, la linea Gorica-Gageler; poi bisognò fermarsi, mentre numerosi rinforzi giungevano al nemico, che in poco tempo riuscì a concentrare una cinquantina di battaglioni sul Semeni.

Gli italiani disponevano di appena 23 battaglioni, decimati dalla malaria e dalla "Spagnola", pure mantenendo alto il nome d'Italia. Nonostante la superiorità numerica del nemico, il calcio eccessivo, le malattie, gli stenti e la difficoltà dei rifornimenti, per due mesi la resistenza fu eroica sulle alture conquistate, cedendo solo i paesi del piano verso il Semeni. Intanto il Comando dell'esercito d'Oriente preparava una grande offensiva, alla quale anche lo nostre truppe d'Albania, rinforzate dalla 13a divisione, dovevano concorrere. Il 22 settembre la 35a divisione sloggiò i Bulgari del contrafforte di Kalabach e il giorno dopo, scesa nella conca di Prilep, occupò la città. L'obiettivo assegnatole era stato raggiunto, ma la 35a divisione non doveva riposare sugli allori. Infatti, ebbe ordine di convergere a sinistra, puntare su Krusevo, traversare il massiccio del Baba Planina e affrettarsi verso Sop per tagliare la ritirata all'estrema destra della III Armata bulgara che ripiegava dirigendosi per Pribilei e Kicevo verso la stretta di Kalkandelen e quindi verso Uskub. Nel pomeriggio dello stesso 23 settembre, facendo perno a Zapolzani, fu eseguita la Conversione. Il 24, la brigata "Cagliari", appoggiata da due squadroni di cavalleria, da nove batterie da campagna, da due da montagna e da una pesante campale, raggiunse il fronte Vodiani impegnandosi contro i Tedesco-bulgari che occupavano i contrafforti del Baba dalla stretta della Cerea ad Aldanée. La brigata "Sicilia" con sei batterie da montagna procedette a destra della "Cagliari" e, giunta a Novoselani, attaccò il nemico che resisteva su quelle alture. Il 25 le alture di Novoselani furono occupate dalla "Sicilia", e caddero in mano della "Cagliari" la stretta della Corna e Krusevo. Il 26 tutta la 35a divisione, al comando del generale MOMBELLI era sul Baba o si disponeva a tagliare ai Bulgari la strada Monastir-Sop.

Il 27 settembre, fra accaniti combattimenti, le colonne della 35a divisione si attestavano sulla fronte Corna-Kar Kruska-Dole e si apprestarono a manovrare per attanagliare il nemico. Il 29 settembre, la colonna italiana centrale attaccò la fortissima posizione di Sop difesa da un'intera brigata bulgara con l'appoggio di numerosa artiglieria; la colonna di sinistra, superate le grandi difficoltà del terreno ed occupata la quota 932, attaccò vigorosamente le posizioni nemiche, richiamando sopra di se numerose forze avversarie, con le quali impegnò un duro combattimento che costò molte perdite alla brigata "Ivrea". Intanto dal Monte Cesma la brigata "Sicilia", sempre combattendo, giungeva sullo Stramol e l'occupava, quindi dava man forte alla 11a divisione coloniale francese, impotente ad aprirsi il passo in valle Velika, e respingeva su Plasnikà alcuni reparti d'una divisione bulgara. All'alba del 30 settembre, entrata in azione la brigata "Cagliari", il nemico, pur forte di due brigate, era completamento accerchiato. L'attacco decisivo doveva avere inizio alle 6; ma alle 5.30 giunse l'ordine di sospendere le ostilità, essendo stato firmato l'armistizio chiesto dai Bulgari al generale FRANCHET D' ESPERY.

L'AVANZATA IN ALBANIA:
OCCUPAZIONE DI DURAZZO, TIRANA, SCUTARI, DULCIGNO E ANTIVARI

Giunse pure allo Skuzribi la brigata "Tanaro", che passò il fiume a viva forza, superando la resistenza che il nemico opponeva dall'altra sponda, e quindi proseguì su Kavaja e Durazzo, mentre la "Palermo" attraverso il passo di Krabe puntava su Tirana. Durazzo e il passo di Krabe furono occupati il 14 ottobre dalla fanteria italiana dopo accaniti combattimenti con le retroguardie austriache; il 15 fu occupata Tirana e il 31 le truppe giunsero davanti a Scutari, ne bombardarono le difese del Tarabosc e il 1° novembre entrarono in città. Tre giorni dopo, squadroni di cavalleria, seguiti da colonne leggere occupavano Vir Bazar, Dulcigno ed Antivari. Il 5-6 giugno gli Albanesi attaccano Valona senza alcun risultato. L'11 riprenderanno l'attacco; l'esercito italiano domerà la rivolta; ma a Roma fu deciso di inviare nuove truppe. Il 26 giugno, alla partenza, un contingente di bersaglieri si ammutinerà ad Ancona. Scoppieranno rivolte un po' in tutta Italia in segno di solidarietà con gli ammutinati, e in segno di protesta contro l'occupazione dell'Albania. Il 3 agosto 1920 a Tirana, l'Italia sarà costretta a firmare il trattato italo-albanese, che tra l'altro c'è il rimpatrio delle truppe italiane da Valona. I rapporti dell'Italia con l'Albania si guastarono nel 1919 con la conferenza di pace a Parigi e nel 1920 con una rivolta nazionale albanese.

GDF

 

 

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