Nonostante il patto di alleanza con Germania ed Austria del 1887 l'Italia aveva organizzato, a difesa del proprio confine orientale con l'impero asburgico, campi minati ed opere corazzate (forti) per la difesa delle valli. Un Comitato governativo fu incaricato di pianificare le opere da erigere e di razionalizzare l'arrivo dei capitali, ingenti tra il 1883 ed il 1896.
Nuove strade militari e ricoveri per la truppa iniziarono a sorgere in tutti i settori di confine.
In quel primo periodo erano nati gli sbarramenti stradali, detti Tagliate, opere corazzate poste di traverso alle strade e dotate di cannoni in casamatta.
Solo in un secondo tempo nascevano le batterie fortificate, postazioni di artiglieria attrezzate per sbarrare i fondovalle e per battere i lontani punti di raccolta degli eventuali invasori e più tardi (tra il 1906 ed il 1912) i veri forti corazzati.
Sull’altopiano, nel 1915, le difese militari fisse in muratura erano le seguenti:
a) opere in casamatta senza corazzatura intese come rifugio e nucleo di resistenza (es. forte Interrotto);
b) opere corazzate come i forti Corbin, Lisser, Campolongo e Verena;
c) semplici batterie in barbetta o in caverna (Portule);
d) batterie provvisorie provviste di difese laterali con o senza fossato di gola (es. Canove di sotto, monte Rasta).
e) tagliate di vecchio stampo ottocentesco (Tagliata di Val d’Assa)
Punta Corbin aveva 6 pezzi da 149 in cupola, la tagliata d'Assa (opera antiquata in muratura) possedeva 2 cannoni da 120, Verena e Campolongo difendevano con 4 pezzi da 149 in cupola. Il settore orientale dell’altopiano, orientato verso il Brenta, (fortezza Brenta-Cismon) comprendeva l'appostamento di monte Lisser (batteria in barbetta da 4 pezzi da 149) con strada d'accesso nei pressi di forte Lisser (opera corazzata con copertura pesante con 4 pezzi da 149 in cupola, 4 da 75 e 9 mitragliatrici), l'opera Coldarco in caverna (con scudi con 4 pezzi da 75 A).
Con questo ordine di battaglia le fortezze italiane iniziavano le ostilità nel maggio 1915. Combatterono a cannonate per circa due mesi di guerra per poi essere disarmate nel luglio 1915. Erano troppo indifese per resistere ai grossi calibri austriaci.
1915 - GLI ASSALTI PER LA CONQUISTA DI TRENTO
La dichiarazione di guerra contro l’ex alleata Austria-Ungheria rischiò di cogliere impreparata la difesa del Tirolo, povera di materiali e soldati. Tuttavia il modo di fare la guerra dell’epoca ed una certa cautela negli obiettivi della I armata italiana (operante sull’altopiano) operarono in modo da favorire i pochi difensori asburgici.
Il fronte si era assestato sullo spartiacque tra gli altopiani di Lavarone e di Vezzena (a nord di Camporovere), in pieno territorio austriaco, sulla linea delle fortezze austroungariche, non molto lontano dal confine delle due nazioni. La 34ª div. italiana, schierata in maniera offensiva, tentò due grandi operazioni d’attacco alla linea fortificata. La prima, in agosto, si risolse in un disastroso attacco durante il quale la sola brigata Treviso perdette quasi 1100 effettivi, tra morti, feriti e prigionieri. Il secondo assalto autunnale fu meno sanguinoso ma con analoghi risultati.
Con i mezzi di allora, infatti, gli italiani non riuscivano ad avvicinarsi alle trincee austriache, bloccandosi di fronte al groviglio dei reticolati. Nel febbraio 1916, in concomitanza con l’operazione a Verdun sul fronte francese, il comando austroungarico studiava un piano per attaccare l’Italia nel Trentino. L’operazione, definita allora come “offensiva di primavera”, prese il nome popolare di Strafexpedition (una spedizione punitiva contro il traditore italiano).
Il 15 maggio 1916 iniziò l’attacco austriaco, mentre le valli vicentine rimbombavano a causa di uno dei più violenti cannoneggiamenti effettuati in montagna. Caddero in rapida successione importanti capisaldi montani italiani come lo Zugna, il Col Santo e gran parte del massiccio del Pasubio, il Toraro e l’altopiano di Tonezza. Il 20 giugno l’attacco si estese all’altopiano dove gli austriaci, dopo due giorni di lotta accanita, sfondarono il fronte. A fine mese, (Asiago era ormai una città abbandonata alle fiamme) una nuova violenta battaglia si accendeva sull’acrocoro del Cengio, mettendo in crisi il dispositivo italiano.
Gli italiani resistettero, nella prima decade di giugno, sacrificandosi sulle precarie nuove linee, scavate alla buona su prati e boschi. Battaglie sanguinose combattute a monte Zovetto, sul Lémerle, sulle Melette di Gallio e Foza non permisero agli imperiali di dilagare in pianura. Così, il 24 giugno, gli austriaci abbandonarono l’impresa, ormai giunta alla sua conclusione e si ritirarono occupando una linea difensiva poderosa, stesa tra il massiccio dell’Ortigara, i monti Zingarella e Zebio, il Mosciagh e lo strapiombo della Val d’Assa, di fronte a Roana. La controffensiva italiana non portò che lutti e perdite disastrose, senza nessun ulteriore guadagno, rispetto ai luoghi dove gli austriaci avevano scelto di svernare.
L’autunno, sull’altopiano, fu un periodo tranquillo, con pochi e piccoli combattimenti. I comandi italiani studiavano il piano per la riconquista della parte nord dell’altopiano: l’operazione K.
1917 - IL DRAMMA DELL'ORTIGARA
Il nuovo piano offensivo italiano prevedeva un massiccio impiego di materiali di artiglieria e di truppe allo scopo di sfondare tutto il fronte nord, dal Mosciagh all’Ortigara. Il 10 giugno la 52ª div. alpina attaccava il monte Ortigara ed i limitrofi Chiesa e Campigoletti senza raggiungere gli obiettivi principali. Dopo quattro giorni di accanita battaglia gli italiani attaccavano nuovamente, occupando la vetta dell’Ortigara. Le perdite erano già numerose. Una settimana dopo, il contrattacco di reparti d'assalto austriaci costringeva gli italiani all’abbandono delle posizioni conquistate. L’operazione Ortigara era stata un fallimento ed era costata la perdita di quasi 28.000 soldati, contro i 9.000 austriaci fuori combattimento.
1917 - LE BATTAGLIE AUTUNNALI
Dopo un estate di relativa calma, gli eventi precipitavano nei mesi autunnali. In seguito allo sfondamento austrotedesco di Caporetto, il comando italiano ordinava l’abbandono delle linee nord dell’altopiano ed il ripiegamento sulla linea di resistenza, che correva a sud di Asiago. La pressione militare austriaca si espresse subito con rapidità. Il 10 novembre gli imperiali iniziavano una sequela di attacchi continui che portava alla crisi delle linee italiane.
Gli italiani, perduto il monte Longara, dovettero ritirarsi improvvisando una nuova linea sulle alture a sud di Asiago. Questa si proiettava improvvisamente a nord, dopo Gallio, in direzione del massiccio delle Melette, importante gruppo montuoso che permetteva il controllo sulla Val Brenta.
In quei monti, divenuti allora tristemente famosi, Zomo, Fior, Castelgomberto, Spil, Miela e Badenecche, si combattè furiosamente per due settimane. Il 4 di dicembre, tuttavia, assaltatori austriaci penetravano le linee sabaude da est, accerchiando un’intera divisione italiana per il 75% distrutta.
La nuova flessione costringeva gli italiani a ritirarsi a sud della Val Frenzela, sui monti Valbella e Col del Rosso, dove si doveva resistere ad ogni costo, come stava contemporaneamente accadendo sul vicino monte Grappa.
L’ennesimo assalto austriaco, portato all’antivigilia di Natale, portava ad una ulteriore ritirata italiana. Furono perduti Valbella, Col del Rosso e Col Ecchele (da allora definiti I Tre Monti) e gli italiani furono costretti a ripiegare sull’ultima catena collinare interposta tra l’altopiano ed il suo bastione meridionale.
1918 - L'ULTIMO ATTACCO AUSTRIACO
Alla fine di gennaio le linee contrapposte mutarono nuovamente di sede. Gli italiani, infatti, con un brillante attacco riconquistavano i “Tre monti” ripristinando la situazione di dicembre. Il nuovo fronte, adesso, correva dal ciglio della Val d’Assa, passava davanti a Cesuna, sul Kaberlaba, sui monti Echar e Costalunga per terminare a Valbella e Col del Rosso, prima di scendere in Val Brenta.
Sulle nuove trincee si schieravano anche truppe inglesi e francesi, combattendo sull’altopiano sino al termine del conflitto. L’Austria-Ungheria, ormai allo stremo delle risorse, tentava l’ultimo grande assalto il 15 giugno del 1918. Il fronte dell’altopiano resistette all’urto, tranne una piccola inflessione a Cesuna, nel settore britannico, e la rinnovata perdita dei “Tre monti”.
Col del Rosso, Valbella ed Ecchele saranno di nuovo italiani dopo il vittorioso contrattacco del 30 giugno, in cui gli austriaci persero quasi 2000 prigionieri. La guerra era ormai sulla via della fine. Dopo un’estate di scaramucce l’autunno portò l’agognato epilogo.
Lo sfondamento sul Piave costrinse gli austriaci sull’altopiano alla ritirata, inseguiti dalle truppe alleate. Il 4 novembre 1918 cessava il frastuono delle armi. L’altopiano poteva finalmente riposare e guardare le sue gravi ferite.
LE DATE DELLA GUERRA SULL'ALTOPIANO DEI SETTE COMUNI
1915 |
2 GIUGNO |
L'ufficio delle operazioni dell'alto Comando Austriaco mette a punto un piano riguardante una grande offensiva sulla linea trentina a cui viene dato il nome convenzionale di “Strafexpedition” missione punitiva. |
12 GIUGNO |
L'artiglieria austriaca con un azzeccato colpo di mortaio da 305/10 colpisce il Forte Verena, stessa fine anche per il forte di Campolongo. |
24 AGOSTO |
La 34 divisione italiana tenta lo scardinamento delle linee nemiche nella zona del M. Basson. |
25 AGOSTO |
L'esercito italiano occupa l'abitato di Borgo Valsugana. |
1916 |
25 FEBBRAIO |
I primi convogli di truppe austriache iniziano a raggiungere le linee nel trentino per il piano che prende il nome di “Strafexpedition”. |
15 MAGGIO |
Inizia l'offensiva austriaca i due fronti si schierano con oltre 300.000 uomini per l'Austria, e 145.000 per l'Italia. |
16 – 20 MAGGIO |
L'artiglieria austriaca si accentra dettagliatamente tra la Val Lagarina, Val d'Astico e l'Altopiano di Tonezza. |
19 – 28 MAGGIO |
L'offensiva austriaca dopo unpesante fuoco di preparazione lungo tutte le linee e i trinceramenti italiani si sposta sull'Altopiano dei Sette Comuni, l'arretramento delle linee italiane viene portato sulle direttrici di C.ma Portuale, M.te Meatta, M.te Mosciagh, Camporovere, Val d'Assa Forte Corbin. |
05 – 16.06 |
Le truppe italiane perdono il controllo del nodo strategico del M. Cengio arrestando però l'offensiva austriaca lungo la linea della Val Canaglia. |
5 GIUGNO |
Le truppe austriache tentano inutilmente di occupare Cima Castelgomberto, M.Fior , e M. Spil. |
7 GIUGNO |
Le truppe austriache occupano la sommità di M.Fior. |
10 GIUGNO |
Viene attaccato il nodo militare di M.te Lemerle ma le truppe italiane respingono l'attacco. |
16 GIUGNO |
L'alto Comando Austriaco pone fine al piano della Strafexpedition. |
24 – 25 GIUGNO |
L' offensiva austriaca e già bloccata inizia la fase della ritirata. |
06 – 24.07 |
L'esercito italiano predispone la controffensiva. |
DAL 25 LUGLIO 1916 |
Tutto il fronte posto sull'Altopiano dei Sette Comuni rimane pressochè inattivo. |
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1917 |
10 – 24 GIUGNO |
Gli elementi strategici contrapposti determinano l'evento della battaglia dell' Ortigara. |
25 GIUGNO |
Le truppe austro-ungariche occupano nuovamente l'Ortigara. |
09 – 06.12 |
Si determina la battaglia d'arresto. |
9-26 NOVEMBRE |
Il settore scelto per l'avanzata austro – ungarica si focalizza fra Canove alla Val Gadena su un fronte di 20 Km; vengono occupati la zona del Monte Fiara Ongara e del Monte Baldo. |
NATALE 1917 |
L'offensiva austro – ungarica si esaurisce soltanto dopo la conquista di Cima Valbella. |
1918 |
28 – 31 GENNAIO |
Seconda battaglia dei Tre Monti . |
28 GENNAIO |
Alcuni reparti italiani tentano un attacco a Cuneo in direzione di Canove. |
29 GENNAIO |
Gli austriaci scatenano un forte attacco C.ma Valbella. |
31 GENNAIO |
Si consolidano le posizioni tattiche. |
15 – 19 GIUGNO |
Terza battaglia dei Tre Monti. |
15 GIUGNO |
Inizia la battaglia denominata del Solstizio, sull' Altipiano la riconquista dei tre Monti “Monte Val Bella q.1312, Col cel Rosso q.1276, Col d'Echele q.1108, inizia la terza battaglia dei tre Monti, gli attacchi austroungarici, sono violenti ma lo sbarramento dell'artiglieria italiana provoca gravi perdite nelle linee nemiche. |
16 GIUGNO |
Si sviluppa il contrattacco italiano con la riconquista del Col del Rosso, che però poco dopo viene nuovamente occupato dagli austriaci. |
17 GIUGNO |
Avviene la riconquista delle truppe italiane del Col del Rosso, ristabilendo la continuità della linea che scende verso la Val Frenzela. |
19 GIUGNO |
Si conclude l'offensiva austro-ungarica denominata “Radetzky” che porta le truppe nemiche a riconquistare la linea del M. Val Bella, Col del Rosso, Col d'Ecchele conseguentemente la linea italiana viene riportata nelle stesse posizini del natale 1917 e precisamente su Cima Eckar Monte Melago, col dei Noselari. |
29 – 30 GIUGNO |
Inizia la quarta battaglia dei Tre Monti. |
30 GIUGNO |
Le sorti della battaglia dei Tre Monti volge a favore delle truppe italiane, vengono riconquistate le cime del Col del Rosso, e Col d'Ecchele. |
1 NOVEMBRE |
La 6a armata italiana passa al contrattacco su tutta la linea che va dalla Val d'Assa, al M.Catz,passando sulla direttrice di Gallio – M. Fiara. |
2 NOVEMBRE |
Questa data segna definitivamente la completa liberazione di tutto l'Altopiano dei Sette Comuni. |
4 NOVEMBRE |
Si ha la fine della prima Guerra Mondiale che segna la conclusione bellica di una guerra che ha visto l'Altopiano dei Sette Comuni divenire il settore più martoriato di tutto il territorio nazionale. |
Fonti:
"Strafexpedition", di Enrico Acerbi - BUR
Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito (AUSSME), fondo E1 racc. 11 - fondo E2 racc. 50
Museo italiano della guerra di Rovereto (Tn)
K.u.K. Infanterie Regiment nr. 17, 1914 - 1918,H.M.S.O
Official history of the war, Sir. James E. Edmonds and al.,
- Military operations Italy 1915-1919, London, H.M.S.O. 1949
K.u.K. Generalstab
Ministero della Guerra, Ufficio Storico,
L'Esercito italiano nella Grande Guerra (1915-1918),
- vol. II (operazioni del 1915)
- vol. III (operazioni gennaio-giugno 1916) - documenti e narrazione, Roma, Libreria dello Stato 1929 Österreichischen Kriegsarchiv hrsgbn. vom, Österreich-Ungarn Letzter Krieg 1914-1918, Wien, Verlag der Militärwissenschaftlichen Mitteilungen 1930-38 band I-VII
S.H.A.T.Les Armées Françaises dans la Grande Guerre,
- tomes VI e VII, Paris, Imprimerie Nationale, 1935
Si ringraziano:
Enrico Acerbi
Dott. Romano Canalia