Questo interessante studio lavoro di Tiziano Berte’, gia’ curatore dell’archivio fotografico del Museo di Rovereto, si ispira direttamente all’eredita’ lasciata da Mario Silvestri che, forse per primo, gia’ dieci anni fa mise in discussione, in piu’ di una sua opera, le vere ragioni della Battaglia e della conseguente rotta di Caporetto.
Berte’ tratteggia a tinte “gialle” un saggio che si presta, sin dalle prime pagine, ad approfondite, ulteriori discussioni ed analisi; molti dei quesiti che lo stesso autore lascia in sospeso, non possono non incrementare ulteriormente il fascino di una battaglia cosi’ importante da essere a tutt’oggi ancora studiata perfino a West Point.
L’autore analizza l’operato e la pianificazione strategica di Luigi Cadorna, basandosi su documenti rigorosamente ufficiali, per tracciare un nuovo ed insolito profilo della condotta con cui lo sforzo bellico italiano fu concretizzato fino a quel tragico 24 ottobre 1917. Berte’ sottolinea e sviluppa ulteriormente cio’ che a molti storici e’ totalmente sfuggito o che e’ stato appena accennato: la capacita’ di comando e la lungimiranza dello stesso Capo di Stato Maggiore che, in seguito a molteplici studi e concreti approntamenti di linee di difesa alternative, potrebbe avere attirato spontaneamente fino alla linea del Piave un esercito austriaco finalmente maturo per essere sconfitto. Del resto, chiunque si rende subito conto che per Cadorna non fu certo arduo o inaspettato iniziare a parlare di ritirata sul Torre, sul Tagliamento, sul Piave e addirittura sul Mincio, gia’ poche ore dopo lo sfondamento di Caporetto da parte degli austro-tedeschi.
La stessa preparazione difensiva e le fortificazioni, da tempo volute sul Grappa e sull’estrema linea meridionale degli Altipiani, sono un altro importante sinonimo delle originali teorie dello stesso Berte’, che rimettono completamente in discussione qualsiasi precedente analisi della dodicesima Battaglia dell’Isonzo. Ma Berte’ riesce a spingersi oltre, inaugurando una nuova chiave di lettura, non solo per gli avvenimenti bellici del 1915-1918, ma soprattutto per reinterpretare e scoprire nuovi importanti aspetti del nostro Comando Supremo.
Un’opera egregiamente documentata, come accennavo, ricca di fotografie d’epoca e impreziosita da una corposa appendice con rapporti, comunicazioni ufficiali e manoscritti originali. Un’ulteriore nota di plauso e’ ben meritata da Berte’ anche per aver contribuito, con questo interessante saggio, a rifiutare l’interpretazione disfattista e denigratoria che da quasi un secolo marchia indelebilmente uno degli episodi piu’ cupi della nostra storia. |