Quante discordanze tra i nomi sulle lapidi e i caduti tumulati ad Asiago
L’indagine inizialmente era rivolta solo a determinare la presenza o meno delle lapidi che adornavano il cimitero di guerra. Non è stata perciò effettuata una ricerca sistematica dei manufatti lungo l’ampio perimetro in muratura che delimitava le sepolture. Questo compito è giusto sia svolto dalle associazioni locali in concerto con le autorità comunali su cui ricade la competenza del territorio. Tuttavia dalle foto scattate durante il sopraluogo abbiamo potuto muovere vari approfondimenti su alcuni nomi dei caduti italiani un tempo lì tumulati, e di cui dovrebbe essere scontata la presenza oggi tra le cripte dell’Ossario asiaghese.
Ma purtroppo questa certezza è sfumata dopo aver contattato i responsabili del monumento sul Laiten. Su sette nomi in nostro possesso tre soli figurano effettivamente traslati all’Ossario, tra questi uno ha nome di battesimo e data di morte errati o quanto meno discordanti con quanto riportato su altra documentazione ufficiale. Duole pertanto segnalare come spesso ci si trovi davanti a varie forme di errore nelle molteplici trascrizioni relative ai caduti. Ad occuparsi della traslazione furono a fine guerra i reparti militari, affiancati da manodopera civile locale. Se per i tanti corpi, inumati nelle fosse comuni, l’identificazione era cosa già difficile al momento della primaria sepoltura, per molti altri bastava compiere una semplice trascrizione dei dati impressi su targhette e lapidi, allegando il tutto alle bare o a piccole casse in legno da inviare a Asiago. Allo stato dei fatti questo procedimento non fu sempre attuato con metodo, rendendo ignoti molti soldati la cui identità era più che certa. Nel Sacrario sono custoditi 12.795 caduti noti della prima guerra mondiale, i cui nominativi sono incisi, in ordine alfabetico sui singoli loculi. I resti mortali di 21.491 caduti ignoti sono raccolti in grandi tombe comuni nelle gallerie centrali più prossime alla cappella. Vi giacciono anche 20.000 caduti austro-ungarici, di cui 8.238 noti e noti non identificati, provenienti da vecchi cimiteri di guerra dismessi a suo tempo dislocati in varie località italiane. In totale nel Sacrario vi sono quindi raccolti 54.286 caduti della guerra 1915-1918. I nomi tratti da alcune lapidi provenienti dall’ex cimitero “Brandi” oggetto della presente ricerca sono: Caprari Antonio, del 41° Rgt fanteria, classe 1888, caduto il 22 luglio 1916 in Val d’Assa, la cui lapide fu posta a Cesuna dalla famiglia; Bruni Pio dell’11° Rgt Fanteria, caduto il 3 dicembre 1917 per scoppio di granata (dati esatti riportati anche al Laiten); Michelotto Emilio, 11° Rgt Fanteria, caduto in azione di pattuglia la notte dell’8 gennaio 1918 (lapide con rilievi floreali posta a Cesuna dai compagni d’armi, nominativo non presente ad Asiago dov’è invece sepolto un Micheletti Emilio, nessun dato è abbinato a questo soldato sul registro delle salme, tanto meno è citato in Albo d’Oro); Lomanuto Francesco, soldato della 1068a compagnia mitraglieri, nativo di Barletta classe 1895, morto in Val d’Assa in seguito a ferite il 25 agosto 1917 (non risulta presente ad Asiago, ma è segnalato su Albo d’Oro); soldato Basilici Marco, 11° Rgt Fanteria, morto il 3 marzo 1918 a Sculazzòn – Treschè Conca - per caduta di frana (sull’Albo d’oro dei Caduti è riportato un Basilici Mario con dati corrispondenti alla lapide, non risulta tra i caduti ad Asiago; probabile errore del nome sulla lapide rinvenuta a Cesuna?); aspirante ufficiale Piacentini Gino Felice, classe 1895, caduto a 21 anni sul Monte Lemerle durante i giorni dell’offensiva di primavera del ‘16, decorato con medaglia d’argento al V.M. (caduto presente al Sacrario con il grado di sottotenente); soldato Fanelli Giuseppe, dell’11° Rgt fanteria, classe 1896, morto in Altopiano il 28 gennaio 1918 (caduto non presente al Laiten, dove sui marmi è impresso il nome di un Fanelli Pietro che in Albo d’Oro risulta morto il 6 luglio del ’15 sul Podgora).
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Per non abbandonarsi a conclusioni affrettate è stato pure contattato il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra, organo dipendente dal Ministero della Difesa. Il capo Sezione Statistica dell’ufficio ministeriale Cosimo Rao ha confermato alcuni dati impressi sulle lapidi; per quanto riguarda la presenza o meno delle relative spoglie presso l’Ossario di Asiago, afferma: “di sicuro i soldati di cui si è persa traccia, se inizialmente sepolti presso il cimitero Brandi di Cesuna, oggi riposano tra gli ignoti sul colle del Leiten. Da tempo è in atto un processo di catalogazione digitalizzata di molta documentazione relativa ai soldati caduti durante il conflitto. Un lavoro lungo che renderà fruibili online (in massima parte lo sono già) molte informazioni. Non mi sento di escludere che nei decenni vi possano essere stati errori causati da refusi di numeri e lettere dei nominativi, tuttavia sono inesattezze a cui possiamo porre rimedio, poiché costantemente confrontiamo vari certificati in nostro possesso, tra cui gli atti immatricolazione dei distretti militari e i certificati di morte redatti all’epoca dei fatti”.
L’ufficiale inoltre invita a scartare la possibilità che alcuni familiari dei defunti abbiano fatto richiesta delle spoglie mortali dei congiunti, al fine di trasportarli presso i cimiteri civili dei Comuni di residenza, cosa non più concessa per i soldati della guerra 1915-1918, mentre ciò è ancora fattibile per i caduti della Seconda Guerra Mondiale. Vero è che distanza di quasi un secolo paghiamo ancora l’esaltazione di un “eroismo di massa” voluto dal regime imperante durante il Ventennio, che innalzava opere monumentali per attirare consensi da sfruttare a fini politici, senza curarsi del singolo fante o alpino morto in battaglia a vent’anni, sulle cui primarie tumulazioni i famigliari per decenni giunsero a versare lacrime e a portare un fiore, tra l’altro in prossimità del luogo in cui questi effettivamente caddero. Come ebbe a dire lo storico George L. Mosse: “Si cercò di creare un mito popolare nel quale veniva riaffermato il tema che aveva dominato l’intera storia dei volontari: il tema di una maschia gioventù che si sacrificava gioiosamente per la patria.” Errori su nomi, cognomi, reparti di appartenenza, date di morte e gradi dei soldati si riscontrano anche su altri sacelli, come successo durante la ricerca sugli atti di insubordinazione avvenuti a San Vito di Leguzzano, che ci ha portato a notare alcune incongruenze nei dati presso il sacrario militare di Santa Trinità a Schio.
Considerato il modus operandi degli “addetti ai lavori” aventi incarico di raccolta e raggruppamento dei caduti tra le due guerre, ora i pronipoti di quanti soldati potrebbero non trovare più traccia? Da ricordare poi che le fucilazioni sommarie al fronte furono centinaia, anche per atti di lieve insubordinazione. Per ordini superiori nessun segno doveva rimanere di quei “colpevoli” finiti davanti al plotone d’esecuzione senza regolare processo, sepolti in fosse anonime e non trascritti sull’Albo d’oro dei caduti. Ma tanti sono comunque i nomi da leggere sulle lunghe liste tra i corridoi del sacello, su cui i giovani si soffermano durante la gita domenicale in Altopiano, nella blanda ricerca di un omonimo. Forse rammaricandosi per non averlo trovato, anche se magari c’era, ma l’unica inconfutabile prova è stata separata dalle spoglie e dalla sepoltura, gettata tra i rovi, vicino ad una discarica di materiale edile. |