Con Orizzonti di gloria, Kubrick si riavvicino' al genere bellico e il film si pose come atto d'accusa nei confronti delle convenzioni irrazionali e antiumane del militarismo.
La guerra, a prescindere dal suo orrore, costituisce una situazione drammatica pura, forse perché è una delle poche situazioni che ancora restano nelle quali gli uomini prendono apertamente posizione a favore di quelli che essi credono i loro principi. In Orizzonti di gloria la guerra svela la propria natura di "macchina logica" e l’esercito il proprio carattere di meccanismo impermeabile a qualsiasi infiltrazione di buon senso.
La guerra è per Kubrick uno schema per il movimento obbligato dei personaggi e un meccanismo capace di accelerare i processi, al di la’ dei rallentamenti del macrocosmo “civile”. A Kubrick interessa analizzare il meccanismo di funzionamento della macchina militare a pieno regime.
Orizzonti di Gloria, fin dalle parole iniziali della voce over ("…Gli attacchi coronati da successo si misuravano a centinaia di metri, e si pagavano a migliaia di vite umane) propone l’esercito come un meccanismo-macchina-congegno che procede incurante degli ostacoli e delle perdite: l’esercito è il trionfo di una logica che non conosce casi concreti (cioè umani) ma solo modelli e schemi generali.
Si tratta della medesima logica astratta che presiede al gioco degli scacchi, altro elemento ricorrente nella filmografia kubrickiana: una logica che non ignora, ma anzi considera e valorizza il sacrificio in funzione delle superiori ragioni del gioco nel caso degli scacchi, della strategia nel caso della guerra; della sopraffazione, in entrambi i casi. Addirittura vietato inizialmente dalla censura francese nel '57, Orizzonti di Gloria e’ una pellicola impegnata, spesso cruda e persino tagliente, che, come pochissime altre, riesce a mettere al bando tutta l’assurdita’ della Grande Guerra e, piu’ in generale, la nefasta e scriterata “sete di sangue e potere” che da sempre affligge il genere umano.
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