Naque a Stella (Savona) il 25 settembre 1896. Studente esemplare (si guadagnerà, subito dopo la guerra, due lauree), simpatizzante socialista e convinto neutralista, fu richiamato alle armi come tutta la sua classe a metà del 1916, e dapprima fu destinato al 25° Rgt Artiglieria, 1^ Compagnia automobilisti, di stanza presso il Comando della I Armata in Trentino.
Essendo studente, fu inviato al corso accellerato Allievi Ufficiali presso Padova, da dove uscì col grado di aspirante. In seguito fu destinato alla Scuola Mitraglieri di Brescia e nell’estate 1917 il giovane Sandro, sottotenente dei mitraglieri “Fiat” fu inviato presso il 227° Rgt Fanteria che combatteva sul fronte isontino: “…ho vissuto la vita orrenda della trincea fra il fango, fra i pidocchi. Sparavamo agli austriaci, che erano giovani soldati, giovani ufficiali come noi.”
Durante quel periodo, in cui i comandanti italiani, temendo nuove sommosse o diserzioni (o peggio una Rivoluzione sullo stile bolscevico), colpirono duramente tutti i focolai socialisti interni al Regio Esercito; Pertini, già segnalato al momento dell’arruolamento come attivista neutralista, fu tenuto sotto controllo e spiato dal Comando perché simpatizzante socialista attivo frequentatore dei temuti circoli operai genovesi.
Durante l’11^ Battaglia dell’Isonzo il 227° Reggimento partecipò ai durissimi scontri di agosto contro la Dorsale dei monti Descla- Jelenik: Pertini si comportò con coraggio, guidando i suoi uomini alla cattura di alcuni prigionieri dentro una grotta.
Il suo comandante di Reggimento lo propose per una Medaglia d’Argento al Valor Militare; questa la motivazione: “Durante tre giorni di violentissime azioni offensive, senza concedersi sosta alcuna, animato da elevatissimo senso del dovere, con superlativa audacia e sprezzo del pericolo, avanzava primo fra tutti verso le munitissime difese nemiche, vi trascinava i pochi suoi uomini e debellava una dietro l’altra le mitragliatrici avversarie numerosissime e protette in caverne. Contribuiva così efficacemente alla conquista di ben difesa posizione nemica catturando numerosi prigionieri e bottino importante. Bellissima figura di eroismo ed audacia."Descla- M. Cavallo- Jelenik, 21, 22, 23 agosto 1917”.
Ma la medaglia non gli arrivò mai, forse a causa della Rotta di Caporetto, durante la quale tutti gli incartamenti vennero smarriti nella precipitosa ritirata, forse per motivazioni politiche, come scrisse Pertini stesso: “Sono stato proposto per la medaglia d’argento. Non me la diedero perché mi ero opposto all’intervento”.
Per tutto il 1917 e il 1918 il tenente Pertini combattè in prima linea, sul Medio Isonzo e poi sul fronte del monte Pasubio. L’idea che si fece di quello che stava succedendo era chiara: “Ricordo quei massacri. Per prendere una collina, mandavano all’assalto i battaglioni inquadrati, ufficiali in testa con la sciabola sguainata. La sciabola brillava alla luce del sole e quegli ufficiali diventavano sagome per un tragico tiro al bersaglio. Ma in luogo di adottare una più intelligente tattica di assalto, fu deciso di brunire le sciabole”.
Alla fine della guerra, congedato col grado di capitano, riprese gli studi, laureandosi in Giurisprudenza, e nel 1919 si tesserò al Partito Socialista.