Conosciuta dalla storiografia italiana anche con il nome di Battaglia degli Altipiani, questa offensiva austro-ungarica fu voluta per punire il tradimento italiano alla Triplice Alleanza.
Quando nel pomeriggio del 14 maggio 1916, un fuoco d’artiglieria, mai visto prima, si scatenò sulle posizioni italiane, e il mattino del 15 il XX corpo austro-ungarico mosse all’attacco, le prime rapide conquiste fecero temere e presagire un travolgente successo del nemico.
L’attacco colse allora le truppe italiane, fanterie ed artiglierie, troppo proiettate verso posizioni estremamente avanzate. L’intera massa di uomini dislocati a difesa del fronte continuò coraggiosamente e selvaggiamente a riconquistare qualsiasi posizione persa, fino a quando, abbruttiti e devastati dalla violenza degli attacchi, gli italiani dovettero necessariamente iniziare la ritirata.
Sorpreso dagli avvenimenti, ma capace di un poderoso colpo di reni, Cadorna racimolò un numero sufficiente di divisioni di riserva e costituì la “miracolosa” Quinta Armata che segnò concretamente la fine dell’offensiva sugli Altopiani. Per costituire questa nuova arma d’offesa, Cadorna corse un notevole rischio: dovette infatti alleggerire le truppe dislocate sull’Isonzo, rischiando che un’offensiva nemica contingente gli strappasse di mano anche le poche e sudatissime conquiste di quel fronte.
L’Austria si rese subito conto della minaccia e, dopo un ultimo tentativo di offesa ai danni delle difese del Lemerle e del Magnaboschi, cessò l’offensiva, con relativo importante arretramento delle linee raggiunte.
Si concludeva così la prima grande battaglia difensiva dell’Italia, definitivamente “maturata” per la “guerra di materiali”, che l’avrebbe vista impegnare ingenti quantitativi di uomini, mezzi e risorse fino al termine del conflitto.
Purtroppo durante questa sanguinosa e frenetica battaglia, il fatto di aver perduto terreno (la massima penetrazione austriaca si misurò su più di 20 chilometri in profondità verso la pianura vicentina), fatto peraltro intrinseco delle battaglie di materiali, fece scarsamente apprezzare la reale vittoria difensiva italiana.
Le linee del fronte della Strafexpedition