Sulle placche da berretto si ricordano le battaglie combattute sull’Altopiano dal 1914 al 1918. A distanza di quasi un secolo Monte Lemerle, Magnaboschi e Zebio riecheggiano sui banchi dei collezionisti. I distintivi da berretto austro-ungarici si contano a centinaia, durante l’arco del 1° Conflitto Mondiale vennero distribuiti alla truppa o acquistati presso le Case del Soldato e spacci militari, spesso per ricordare le gesta dei reparti in armi sui vari fronti. Si presentano con fregi pregiati, frutto di coniazioni accurate, ma più spesso sono opera di fusioni fuori ordinanza, prodotte su appalto da ditte private, queste dovevano comunque sottostare all’Ufficio Ministeriale per l’Assistenza di Guerra ( K.u.K. Kriegsministerium Kriegsfüsorgeamt). I disegnatori realizzavano vere e proprie opere artistiche, miniature in rilievo di località, artiglierie posizionate davanti a sfondi di montagne ed effigi dei comandanti in capo alle unità. Dalla sterminata produzione di Kappenabzeichen è possibile ricostruire i movimenti e impieghi di armate, brigate, reggimenti e poi giù nella scala dei nuclei fino alla compagnia con incarichi speciali. Dallo Stelvio al mare sono numerose le campagne citate in queste piccole placche munite sul retro di un aggancio a spilla, più raramente di due graffe ripiegabili. I metalli impiegati spiegano ottimamente l’andamento della guerra, con tipologie più “nobili” nei primi due anni di guerra, e leghe “impoverite” nel ’17-’18 a causa della penuria di minerali e priorità concesse all’industria bellica. Fossero di bronzo o nichel tutte le medaglie da berretti concorsero a propagandare il sacrificio della truppa, aumentando lo spirito di corpo e il cameratismo, essenziale per un esercito che annoverava tra le proprie fila militari provenienti dai vari stati dell’impero asburgico.
Nella presente ricerca ci siamo soffermati sulle battaglie tenutesi tra le montagne che fan da contorno alla piana di Asiago, quattro anni di scontri che impegnarono truppe provenienti dal fronte francese, galiziano, albanese, ovunque dove vi fossero confini da difendere o ampliare, a seconda delle mire espansionistiche degli Stati centrali. Cosicché scopriamo che il 33° reggimento di fanteria “Leopoldo II” (foto 1) dopo aver combattuto a Karpatok, Lemberg e Wolhynia, pervenne a Cesuna di Roana, per poi partire alla volta di Bukovina, Krn e Isonzo. Il lamierino della medaglia ha una superficie di 3,6x4,6 cm, mostra un soldato avanzante mentre imbraccia il fucile; il reggimento Nr.33 reclutava ad Arad, il 60% era di nazionalità rumena, 15% tedesca, 25% magiara.
Con effigie più raffinata si presenta il fregio del 7° battaglione Feldjäger (foto 2), un’aquila con volo spiegato posata sulla cima di un monte (m. Campigoletti), in basso l’emblema del corpo col numero all’interno della cornetta. Il tutto accollato alla corona d’alloro. Il “Feldjägerbatailon” era schierato nel giugno del 1917 per la battaglia dell’Ortigara con la 12a brigata della 6a divisione.
Forma inconsueta a freccia per la placca del 3° battaglione del 35° Rgt di fanteria “Barone von Sterneck” (foto 3). Distretto di reclutamento Pilsen, con 65% del reparto in nazionalità ceca e 35% tedesca. Dopo aver combattuto nel 1915 sull’Isonzo, pervenne nel ’16 in Valsugana e quindi per la “Spedizione Punitiva” in Altopiano a Marcesina e Monte Cucco di Mandrielle.
Il lamierino in ottone (foto 4) illustra un mortaio Skoda da 30,5 cm Mörser M. 11 con i serventi intenti alla manovra di sparo. Tra le scritte in altorilievo si leggono i fronti d’impiego: Namur, Gorlice, Tarnow, Belgrad, Campolongo, Arsiero e Asiago.
Ancora Asiago è impresso sulla croce greca in lega di zinco (foto 5), ricordo del 28° Rgt obici da campagna. Tre coni premiavano la 28 divisione truppe di fanteria di Lubiana (foto 6), nel 1916 venne impiegata nel III EisernesKorps della 3a Armee durante la “Strafexpedition”. Dalla base di partenza di Vezzena la divisione si mosse per bombardare le linee italiane, il 21 maggio conquistò il Costesin, il 28 raggiunse Asiago e il 29 occupò Forte Corbin col 47° fanteria e il 24° Feldiäger.
L’araldica torna dalle parti del Lemerle con lo scudetto che ricorda i fatti d’arme del 22° Reggimento Landwehr (foto 7), i cui effettivi erano reclutati nei distretti ruteni, romeni, polacchi e tedeschi. Sopra al corno e alle fronde d’alloro si legge: Magna Boschi (testuale), Vodice, Podkamien. Il distintivo commemora la battaglia del 16 giugno 1916 sul monte posto a fianco dello Zovetto. Il puzzle storico potrebbe continuare con decine di altri tasselli, oggi custoditi gelosamente da collezionisti che non esitano a recarsi oltre i confini italici per visitare i mercatini rionali alla ricerca di questi rari cimeli.
Giovanni Dalle Fusine
Fonti:
Svetovna Voina 1914-18,
Maribor Österreich-Ungarn Für Kollektionäre,
Ljubljana Kappenabzeichen,
edizione a cura del Museo Storico di Rovereto