La Grande Guerra 1914-1918

 

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COME SI VINCE O SI PERDE UNA GUERRA MONDIALE

Silvio Bertoldi
Rizzoli

Isonzo, il massacro dimenticato della Grande Guerra

Silvio Bertoldi, giornalista e scrittore, già direttore di “Epoca” e della “Domenica del Corriere”, ha al già al suo attivo numerose cavalcate storiche come, “Salò”, “Il re che tentò di fare l’Italia” e “Piazzale Loreto”.

Mitraglieri Inglesi nelle FiandreCi si accinge dunque a leggere un’ennesima opera di carattere storico che, almeno secondo quanto recita il titolo, si preannuncia tanto originale (visto la scarso interesse contemporaneo per la Grande Guerra) quanto fuori dagli schemi. Invece, con notevole delusione, scopriamo una modesta narrazione storica, fine a sé stessa e di carattere introduttivo e generico, delle battaglie che forse più lo hanno colpito nell’intero periodo 1914-1918. E’ infatti opinabile scrivere un sottotitolo che preannuncia “le battaglie che hanno deciso il nostro destino” e poi arbitrariamente saltare a piè pari una “Strafexpedition” del 1916 sull’Altopiano di Asiago, le tre battaglie di Ypres, la Somme, Gallipoli e persino la presa di Gorizia (giusto per fare qualche nome che anche i neofiti del periodo storico conoscono).

Di contro Bertoldi si prodiga a raccontarci cosa successe a Verdun, sulla Marna e a Tannenberg, ma non riesce a svettare, come suo solito, nel compito di intelaiare un tessuto narrativo che, dal punto di vista storico, aiuti il lettore a districarsi tra date e avvenimenti, nonchè capire l’esatto perché delle suddette scelte dell’autore.

Come dicevo poc’anzi, gli stessi apocalittici scontri di Verdun e Caporetto, ad esempio, vengono liquidati in poche pagine (il volumetto del resto ne totalizza 170 circa), che si leggono proprio come una lodevole ricerca storica di quelle che si facevano da ragazzi a scuola – niente di più, niente di meno.

Le noterelle e le curiosità con cui Bertoldi cerca di ravvivare un racconto peraltro molto scorrevole, non servono, in ultima analisi, a risollevare una lettura che meglio si addice ad uno stralcio di giornale o, appunto, ad un libro di storia per ragazzi.

Ecco perche' quest'ennesima fatica di Bertoldi viene consigliata come lettura di semplice introduzione al Primo Conflitto Mondiale e nulla di piu'. Essendo personalmente un ammiratore di opere come "Badoglio, il Maresciallo d'Italia dalle Molte Vite", e "Piazzale Loreto" (giusto per citare alcuni tra molti capolavori di Silvio Bertoldi), mi permetto di pensare che "Come si vince o si perde una guerra mondiale" sia stato scritto semplicemente troppo in fretta. Si tratta infatti di un’opera che avrebbe potuto stimolare e ravvivare egregiamente il trascurato o dimenticato interesse per la storia dell’inizio dell’Era Moderna, qualora fosse stata maggiormente approfondita e sviscerata - beneficiando del graffiante ed incisivo stile vincente dell'autore.

Forse si tratta semplicemente di un "primo tomo" al quale, spero caldamente, Silvio Bertoldi ne aggiungera' successivi, molto presto.

 

 

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