Durante la Prima Guerra Mondiale i palloni-aerostato da osservazione vennero impiegati da tutte le fazioni in lotta, soprattutto dopo aver raggiunto lo stallo della guerra di trincea: serviva infatti un modo per spiare ed osservare continuamente i movimenti del nemico, nonche’ un minimo di difesa aerea statica, per intercettare, per tempo, le squadriglie di caccia avversari.
Gli aerostati erano nati molto prima della Grande Guerra e gia’ nel 18esimo secolo se ne erano visti numerosi prototipi, riempiti di gas o di aria calda. Sul Fronte Occidentale, dal 1915 al 1918, vennero impiegati i primi esemplari realizzati a scopo bellico, anche se qualche timido esperimento era gia’ stato fatto durante la Guerra Civile Americana.
Solitamente ogni aerostato frenato, agganciato a terra cioe’, con un cavo in acciaio, veniva innalzato in gruppi di 3 unita’, in modo da poter effettuare osservazioni comparate e piu’ dettagliate.
Tramite segnalazioni manuali, con bandiere e, piu’ tardi, anche con radiotelefoni, gli equipaggi degli aerostati riuscivano a segnalare in tempo reale cio’ che stava avvenendo ben oltre gli sguardi dei fanti, perennemente puntati sulla terra di nessuno e sulle trincee avversarie. Si trattava di un lavoro molto pericoloso: gli osservatori rimanevano sospesi nel vuoto per ore ed ore, mentre il pallone frenato risultava facile preda dell’artiglieria e dell’aviazione nemica. Contrariamente a quanto accadeva per gli aviatori, l’equipaggio di un aerostato, in quanto privo di strumenti di offesa e facile bersaglio passivo del nemico, era autorizzato ad indossare il paracadute: mentre per i primi sarebbe stato vile e codardo “salvarsi” in combattimento (!), per gli osservatori era prevista quest’ancora di salvezza, in caso l’aerostato venisse colpito e rovinasse a terra in pochi secondi ed in preda alle fiamme.
Per cercare di difendere gli aerostati stazionari si impiegarono artiglierie, contraeree e persino vere e proprie “ragnatele” di cavi in acciaio, ancorate sotto i palloni, a guisa di rete per “imprigionare” e distruggere i caccia nemici.
Abbattere un pallone frenato infatti, costituiva una vittoria analoga a quella riportata in duello aereo e molti piloti si guadagnarono il titolo di “specialisti” nell’abbattimento di questi preziosi strumenti di osservazione – il belga Willy Coppens riusci’ a distruggerne ben 35, raggiungendo un primato mai eguagliato durante tutto il corso della Grande Guerra.
Per colpire ed abbattere un aerostato non bastavano proiettili normali: questi, infatti, si sarebbero limitati a perforarne l’involucro, senza tuttavia incendiarlo. Si svilupparono allora cartucce incendiarie che avrebbero potuto distruggere ogni pallone gia’ al primo colpo, senza dare al nemico il tempo di riavvolgerne il cavo di ancoraggio, ritirandolo immediatamente al suolo.
In seguito agli attacchi dei micidiali Zeppelin tedeschi, la Gran Bretagna e la Francia impiegarono vere e proprie flottiglie di palloni frenati per creare delle barriere insuperabili, anche grazie alle fittissime “ragnatele” di cavi penzolanti a cui si accennava poc’anzi. Sia per uno Zeppelin, che per un caccia nemico, sarebbe stato difficilissimo eludere questo genere di difesa e riuscirne indenne.
IL DRAKKEN
Il Pallone-Drago italiano, la “Saucisse” dei francesi, il “Drakken” inglese, fu l'aerostato frenato da osservazione piu' comunemente impiegato nel corso della guerra.
Nella sua insolita forma era spinto in aria dalla forza ascensionale dell'idrogeno e vincolato a terra come un cervo volante, da forte cavo d'acciaio, collegato ad un argano che ne assecondava tutti i movimenti nel vento.
La forma caratteristica e allungata di questo pallone trova la sua ragione nel suo impiego. Dovendo servire sempre frenato e come osservatorio, è naturale che ad esso si richiedesse la maggiore stabilità possibile. È noto che le correnti aeree quanto più sono intense tanto più costringono qualsiasi aerostato a scendere, togliendo all'aeronauta la libertà circa la quota da prendere, e a questo inconveniente si aggiunge l'altro assai più grave che i venti imprimono al pallone sferico un movimento rotativo intorno al proprio asse che ostacola assai le osservazioni. Il Drago riusciva ad eliminare questi inconvenienti, mediante quella specie di borsa applicata alla sua estremità più bassa.
Tale dispositivo non era che una manica a vento cieca, la quale gonfiandosi sotto l'azione della corrente aerea, costringeva il pallone ad uno sforzo verso l'alto, proporzionato alla velocità della stessa corrente, secondo la legge fisica per cui gli aerostati tendono a salire tanto più quanto maggiore è la forza del vento.
L'inconveniente del movimento rotativo che grava sui palloni sferici era, come abbiamo detto, eliminato dalla stessa manica-vento e dalla forma allungata del Drago. Gli osservatori restavano appesi nella navicella in vimini, che pendeva dall' involucro alluminato, con equilibrato sistema di funi.
Per il trasporto del Drago era stato adottato uno speciale autocarro, attrezzato con opportuni dispositivi per la manovra del pallone: la parte posteriore di questo autocarro comprendeva infatti un robusto verricello attorno al quale si avvolgevano le funi metalliche necessarie a trattenere l'aerostato. L'autocarro trasportava anche le voluminose batterie elettriche per il telefono che serviva per la trasmissione degli ordini e delle comunicazioni con gli osservatori.
Il Drago trovo’ il suo utile impiego nei terreni pianeggianti di bassa collina, poiche’ nei siti montani gli osservatori venivano realizzati in luoghi dominanti e non visibili dal nemico. Questo pallone infatti presentava anche l'inconveniente di essere visibilissimo alle grandi distanze: pertanto poteva esser costretto ad abbassarsi, una volta vittima dei facili tiri del nemico.
Le manovre di atterraggio e di lancio del Drago erano simili ai tipici comandi navali, anche perche’ la navigazione aerea, nella quale non mancava il fastidioso beccheggio, aveva molti punti in comune con quella marittima.
L’equipaggio di ciascun pallone da osservazione veniva scelto anche in base alla prestanza fisica: muscoli forti e nervi saldi erano infatti indispensabili per domare le bizzarrie dell’aerostato, utilizzando le rigide funi di controllo ad esso agganciate.
Il sorriso e il sarcasmo che sorgevano spontanei a chi vedeva per la prima volta questo strano strumento da osservazione, si smorzavano subito una volta realizzata l’indiscutibile utilita’ ed esigenza di “poter vedere di piu’ per poter vincere”.
Mentre gli Stati Maggiori ricevevano continui aggiornamenti sulle posizioni e i movimenti nemici, anche le stesse truppe in trincea potevano sentirsi un poco rincuorate dalla presenza di queste, innumerevoli, sentinelle dei cieli.
Approfondimenti:
Il Circo Volante
Brevi cenni storici sui dirigibili
Arte della Guerra aerea