La strategia di Joffre per il 1915 era chiara. L'intenzione del comandante in tipo francese era di cacciare i tedeschi dal suolo patrio, dopo aver stretto la morsa intorno al saliente di Noyon. L'attacco doveva essere condotto da due lati: Artois e Champagne. Joffre non prevedeva di sfondare in tempi brevi. “Rosicchiando” la linea tedesca sperava di logorare il nemico fino a far crollare il fronte. Questa azione di logoramento fu attuata per quasi tutto il 1915.
Gli inglesi si adeguarono alla strategia francese pur avendo un esercito numericamente più piccolo. Così, con l'eccezione dell'offensiva tedesca a Ypres in aprile, la guerra sul fronte occidentale nel 1915 fu una serie di scontri destinati a indebolire le linee tedesche.
Sulla carta la strategia di Joffre era valida; il comandante francese aveva tutte le ragioni di credere che la guerra di trincea non sarebbe durata a lungo. L'offensiva fu ripresa nella Champagne nel febbraio 1915. I successi si misuravano in metri e le perdite francesi salirono a circa 240.000 uomini. Questo era lo scenario militare di quell'anno: battaglie costose in termini di vite umane, limitate avanzate e poche possibilità di sfondamento.
Perché i combattimenti del 1915 - e tutte le offensive condotte fino al marzo 1918 - non riuscirono a sbloccare il fronte e permettere di ritornare alle operazioni in campo aperto?
Quasi sempre la risposta fornita addossava ogni colpa ai generali, in quanto, anche come confermato da molti storici contemporanei, all’epoca gli eserciti si reputavano composti da “leoni comandati da asini”. Prima di pervenire a un giudizio circa l'effettiva competenza degli alti comandi nel periodo bellico 1914-1918, ci sono molti aspetti da prendere in considerazione. Era stato sostenuto che la guerra si basava su “cicli tecnologici”. Nel 1914 la tattica difensiva ebbe un temporaneo predominio su quella offensiva; una situazione che si sarebbe invertita tra il 1939 e il 1941. Ciò fu determinato soprattutto dagli sviluppi degli armamenti. II punto di vista anglo-americano della guerra e alterato da un inesatto ricordo del 1° luglio 1916, il “primo giorno sulla Somme”, quando la 4a armata britannica subì 60.000 perdite in cambio di una piccola conquista. Per questo, si poteva ritenere che le mitragliatrici e l'artiglieria erano da sole la causa tecnologica della situazione senza via di uscita. La verità e abbastanza diversa.
Era senza dubbio più facile per un difensore guidare le truppe di riserva per tamponare la breccia nel fronte che per un attaccante far avanzare le proprie riserve per sostenere le truppe d'assalto, il cui slancio di solito aveva perso impeto, e che spesso avevano subito pesanti perdite. |
Durante la guerra le forze in campo non avevano grossi problemi nell'assalire le posizioni nemiche, usando l'artiglieria e la fanteria. Perfino durante il famoso e atipico 1° luglio 1916, le divisioni inglesi e le vicine formazioni francesi riuscirono a raggiungere tutti i loro obiettivi. La difficoltà non era nell'irrompere nelle trincee nemiche, ma nel proseguire l'azione. Parlando in generale, era più facile per un difensore guidare le truppe di riserva per tamponare la breccia nel fronte che per un attaccante far avanzare le proprie riserve per sostenere le truppe d'assalto, il cui slancio di solito aveva perso impeto, e che spesso avevano subito pesanti perdite.
La Prima Guerra Mondiale fu un conflitto moderno combattuto però senza poter contare sui moderni mezzi di comunicazione. Mancando le radio portatili del tipo “walkie-talkie” ( anche se i primi rudimentali esemplari cominciarono a diffondersi nel 1918), le truppe si basavano su segnalazioni ottiche, che in genere risultavano inefficaci, o su telefoni da campo, collegati con fili che potevano essere tagliati con molta facilità da sabotatori o dallo scoppio di proiettili d'artiglieria. Così ogni messaggio doveva essere trasmesso nelle retrovie per mezzo di una staffetta.
Potevano passare delle ore prima che le riserve fossero in grado di arrivare in prima linea, per poi affrontare la cosiddetta terra di nessuno; ma se si spingevano troppo avanti, si esponevano al fuoco d'artiglieria nemico.
Al contrario, era molto più rapido per le truppe di riserva delle forze schierate in difesa affluire attraverso normali e pressoche’ intatte linee ferroviarie e di comunicazione ed entrare in combattimento. Così, gli aggressori avrebbero creato spesso un saliente nel fronte nemico che essi erano incapaci di allargare, trovandosi attaccati su tre lati. Peggio, il principale strumento di pressione, la cavalleria, era stata resa antiquata dall'enorme potenza di fuoco dei moderni armamenti, pur riuscendo a conseguire successi occasionali anche dopo il 1914. Il suo naturale erede, il carro armato, era una lenta, ingombrante e, soprattutto, infida creazione, che non fu disponibile in numero sufficiente prima della fine del 1917.
LA NASCITA DELLE NUOVE TATTICHE
A dispetto dell'immagine pubblica dei comandanti della prima guerra mondiale, visti come “asini” dotati di scarsa fantasia, tra il 1914 e il 1918 si verificò una concreta rivoluzione della tattica militare. La guerra del 1914 fu di tipo napoleonico, ma quella del 1917-18 ebbe molti elementi in comune con la Blitzkrieg del 1940. Le tattiche di infiltrazione, la guerra chimica, gli attacchi aerei, le azioni combinate di reparti di fanteria e mezzi corazzati, gli sbarramenti d'artiglieria accuratamente preparati: tutto ciò era ormai entrato a far parte della mentalità strategica del 1918.
Caso strano, mentre vengono ricordate le nuove armi (come i gas e i carri armati), questo non avviene per le innovazioni tattiche. In altre parole, tutti gli eserciti avevano impiegato tattiche lineari di fanteria nel 1914, ma già nel maggio 1915 un ufficiale francese, il capitano André Laffargue, stava iniziando a pensare all'addestramento di “reparti d'assalto”, che dovevano aprirsi la strada lanciandosi avanti in piccoli gruppi. Furono i tedeschi a sviluppare questo metodo, per cui le truppe scelte, bene armate, dovevano penetrare nelle posizioni nemiche, oltrepassando gli ostacoli e continuando ad avanzare nelle retrovie per causare il maggior danno possibile, lasciando alla seconda ondata il compito di annientare le sacche di resistenza.
Questa tecnica fu adottata a Cambrai e Caporetto nel 1917, e il suo impiego contro gli inglesi sulla Somme nel marzo 1918 spezzò l'equilibrio, conducendo alla ripresa della guerra in campo aperto. E’ possibile che la fase di stallo avrebbe potuto finire molto tempo prima, se queste tattiche fossero state sviluppate nel 1915 o nel 1916, ma è comunque probabile che l'esperienza di tre anni di guerra sia stata inevitabilmente necessaria per la loro introduzione.
Indipendentemente dai tedeschi, sia i francesi sia gli inglesi avevano abbandonato l'avanzata frontale e adottato tattiche più flessibili basate sull'impiego di piccoli reparti. In modo analogo, le rigide tattiche difensive basate su tre linee di trincee furono sostituite dalla “difesa in profondità”, in gran parte conseguenza dell'esperienza tedesca sulla Somme nel 1916.
Le truppe avanzanti dovevano fronteggiare in primo luogo una serie di avamposti e poi una “zona di combattimento” composta di capisaldi piazzati in modo da assicurarsi appoggio reciproco, che avrebbero separato le truppe d'assalto, permettendo di fermarle con maggior facilità. Le linee di retroguardia erano formate da piazzole di mitragliatrici e postazioni d'artiglieria, dove le truppe di riserva attendevano di lanciare i loro contrattacchi.
Anche le tattiche dell'artiglieria subirono un profondo cambiamento. I semplici tentativi di distruggere le posizioni nemiche con il solo peso dei proiettili furono in parte sostituiti da tiri di sbarramento in grado di spostarsi con l'avanzare delle proprie truppe (quello che gli inglesi chiamavano “Creeping Barrage”).
Il fronte orientale era caratterizzato da un tipo di guerra basato su maggior movimento. Questo era determinato anche dalla vastità di quel teatro operativo, dove, a dispetto dell'enorme numero di soldati coinvolti, era impossibile resistere dovunque con uguale efficacia. Di certo, la guerra a est fu cruenta come a ovest; gli austro-ungarici ebbero 1.200.000 morti tra il 1914 e il 1918, i francesi (che iniziarono la guerra con un esercito più numeroso) ne contarono 1.385.000.
La proporzione delle perdite nelle nove divisioni di Montgomery nella seconda battaglia di El-Alamein nell'autunno 1942 fu simile a quella di molte azioni del primo conflitto mondiale, e i morti sul fronte orientale nel 1941-1945 - che fu il più importante teatro di guerra - furono pari a quelli di Verdun o della Somme.
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