Non esiste nessun singolo inventore al quale poter riconoscere l’ideazione del carro armato. A ben vedere infatti, l’idea generica di un simile mezzo bellico risale addirittura al 18esimo secolo. Una lunga serie di esperimenti, astrusi prototipi e ardite sperimentazioni vennero infine riscoperte e riunite in un unico, concreto progetto, dall’Esercito Inglese (con l’insolita supervisione della Marina Militare Britannica): per necessita’ si cercava infatti, disperatamente, l’arma segreta per uscire dalle trincee e schiacciare il nemico.
L'EVOLUZIONE DI UN'IDEA
Concettualmente, gia’ nel 1770 l’inglese Richard Edgeworth aveva gia’ sviluppato l’idea delle ruote in movimento all’interno di una nastro cingolato. Durante la Guerra in Crimea apparvero quindi alcuni trattori a vapore, che riuscivano a percorrere lunghi tratti di terreno fangoso proprio grazie a questo intelligente accorgimento. Nel 1885, in seguito all’invenzione di un motore a combustione interna (ideato da Nikolaus August Otto) fece la sua prima apparizione negli Stati Uniti un trattore della Holt Company, dotato della stesso sistema di trazione creato da Richard Edgeworth.
Nel 1899, l’americano Frederick Simms, realizzo’ un prototipo di veicolo da combattimento, dotandolo di motore Daimler, corazza antiproiettile e due mitragliatrici frontali, sviluppate dal famoso Hiram Maxim. Proposto al Capo di Stato Maggiore inglese di allora, Lord Kitchener, questo progenitore del carro armato venne rifiutato a priori ed etichettato inutile e costosissimo giocattolo!
Tuttavia, dopo pochi mesi di guerra, nel dicembre del 1914 il Segretario del Comitato per la Difesa Imperiale anglosassone, Maurice Hankey, preparo’ un corposo memorandum che illustrava i possibili impieghi bellici del progenitore del carro armato, soprattutto per favorire la ripresa della guerra di movimento a scapito di quella ormai arenata e cristallizzata nelle trincee di mezza Europa.
In seguito a questo memorandum, un altro entusiasta sostenitore del progetto, il colonnello britannico Ernest Swinton riusci’ ad organizzare una dimostrazione analoga a quella del 1899, ma questa volta a beneficio della classe politica inglese e non solo dei militari.
Tra gli intervenuti alla presentazione, Winston Churchill e David Lloyd Gorge (che sarebbe presto diventato Primo Ministro) rimasero particolarmente colpiti dal potenziale bellico del nuovo tipo di veicolo, soprattutto in relazione alla possibilita’ di abbattere e superare agevolmente qualsiasi barriera di filo spinato, ormai tragicamente diffuso su tutti i fronti di guerra.
Lo stesso Churchill si incarico’ di sviluppare ulteriormente il progetto attraverso il Landship Committee, appositamente creato per analizzare concretamente le possibili applicazioni belliche di cio’ che veniva ancora considerato una specie di “corazzata” trasferita su nastro cingolato.
LA NASCITA DEL CARRO ARMATO
Ribattezzato, per motivi di segretezza, “Cisterna” (Tank – cio’ avrebbe fatto credere al nemico che gli inglesi volessero sviluppare un semplice ed innocuo sistema di rifornimento idrico per le truppe), il primo prototipo di carro armato fu finalmente realizzato con la partecipazione del Colonnello Swinton, della Naval Air Service (progenitrice dell’Aviazione della Marina Militare Inglese) e della societa’ privata William Foster & Co. Swinton identifico’ alcuni indispensabili criteri di base - Il carro armato doveva essere in grado di:
a) viaggiare ad un minimo di 4 miglia orarie (circa 6,5 Km. all’ora);
b) superare anche ostacoli alti un metro e mezzo;
c) attraversare una trincea larga almeno due metri;
d) essere immune da colpi esplosi da fucili, pistole ed altre armi portatili;
e) avvalersi di un armamento di due mitragliatrici;
f) possedere un raggio d’azione di 30 chilometri circa;
g) alloggiare a bordo un equipaggio di 10 uomini.
Il primo carro cosi’ realizzato fu battezzato “Little Willie”, ma fu subito migliorato e sviluppato ulteriormente, proprio per soddisfare tutte le richieste strutturali stabilite da Swinton.
Il ruolo della Marina Militare Britannica
Il carro armato fu la naturale evoluzione dei veicoli militari blindati, gia’ presenti in numerosi esemplari e modelli su tutto il Fronte Occidentale, sin dall’inizio delle ostilita’.
La’ dove un normale autoblindo si fermava (terreno estremamente inagibile e fangoso, trincee, scavi, particolari asperita’ del terreno, ecc.), sarebbe subentrato il nuovo, rivoluzionario mezzo da combattimento sviluppato dal Colonnello Swinton e dalla Marina Militare inglese. Quest’ultima infatti considero’ logico e proficuo tenere a battesimo l’intero progetto, essendosi gia’ occupata di sviluppare i succitati veicoli blindati per la protezione degli aeroporti militari sul Fronte Occidentale.
Inizia la produzione su larga scala
Il primo vero modello da combattimento venne presentato nel gennaio del 1916: era il Mark I, ribattezzato “Whippets”, che venne subito prodotto in grandi quantita’ dall’industria bellica britannica, soprattutto grazie all’appoggio del nuovo Primo Ministro inglese, David Lloyd Gorge.
I francesi intanto, a conoscenza dei progressi fatti dagli alleati, si applicarono analogamente allo sviluppo del carro armato, nei confronti del quale, tuttavia, rimasero sempre scettici, prediligendo concretamente la produzione di nuovi tipi di artiglieria campale. Ad ogni modo il personaggio chiave dello sviluppo dei Tank francesi si puo’ identificare nel Colonnello Estienne, che riusci’ in un’analoga opera di convincimento delle sue alte gerarchie militari, coinvolgendo direttamente il primo Capo di Stato Maggiore, Joseph Joffre.
Quest’ultimo, da sempre animato dallo spirito di offensiva ad oltranza (l’”Elan Vitale” francese), ordino’ immediatamente che venissero prodotti ben 400 esemplari del carro Schneider e del nuovissimo St. Chaumond (quest’ultima serie non arrivo’ tuttavia sui campi di battaglia prima dell’aprile del 1917).
IL BATTESIMO DEL FUOCO
La prima serie di carri armati prodotti dagli inglesi fu resa disponibile verso la fine del 1916 e, anche non potendo essere impiegata durante la terribile offensiva della Somme (1 luglio dello stesso anno), ricevette un valido battesimo del fuoco in occasione degli scontri di Delville Wood e di Flers, nel settembre di quell’anno. Anche se il nemico fu colto di sorpresa e fuggi’ a gambe levate di fronte a questi mostri meccanici, l’esercito inglese si rese subito conto della notevole mancanza di affidabilita’ e controllo di questa nuova arma. In particolare, a causa della fretta con cui vennero mandati allo sbaraglio in una vera offensiva, quasi tutti i primi carri armati si impantanarono, caddero dentro alle trincee o, in generale, ruppero il motore, sollecitato oltremodo durante il combattimento.
Inoltre, il calore prodotto all’interno dell’abitacolo risulto’ letale per l’equipaggio dei carri, cosi’ come i gas di scarico per i quali non era stato previsto alcun valido sistema di smaltimento. Solo l’eroismo e l’abnegazione dei primi carristi riusci’ ad aver ragione di queste gravi lacune strutturali durante le prime sperimentazioni in battaglia. Nell’Aprile del 1917 i francesi impiegarono ben 128 carri durante l’offensiva sull’Aisne, lungo il tristemente noto Chemin-des-Dames.
Anche in questa occasione i risultati furono alquanto deludenti in termini di prestazioni ed effettivo risultato tattico, cosi’ come poi avvenne durante il mese seguente a Bullecourt. Gli inglesi non si diedero per vinti e decisero di utilizzare alcuni carri anche durante la terribile carneficina di Passchendaele (3° Battaglia di Ypres): combattuta sotto un torrenziale diluvio, questa ennesima offensiva voluta da Douglas Haig vide impantanarsi e sprofondare nel fango delle Fiandre, oltre che i poveri “Tommies”, anche tutti i tank inglesi.
I PRIMI SUCCESSI
Il primo vero successo tattico ottenuto dai carri armati si registro’ in occasione della Battaglia di Cambrai, il 20 novembre del 1917. Il neonato British Tank Corps, dotato di ben 474 esemplari, riusci’ a superare molteplici difficolta’ e ostacoli, contribuendo concretamente all’ottima riuscita dell’offensiva.
Tuttavia, anche in seguito alla rottura del fronte e alla perdita di ben 10.000 prigionieri, 123 cannoni e 281 mitragliatrici, i tedeschi riuscirono comunque a contrattaccare, annullando tutti i successi iniziali conseguiti dagli inglesi.
Il successo di Cambrai riusci’ comunque a far riacquistare la fiducia necessaria nell’ulteriore impiego e sviluppo dei carri armati, al punto che anche l’America e la Germania Guglielmina iniziarono seriamente le propria sperimentazione.
Lo U.S. Tank Corps adotto’ quasi subito il carro armato francese prodotto dalla Renault: un veicolo di sei tonnellate, realizzato come supporto alla fanteria, di cui vennero impiegati circa 200 esemplari durante l’attacco americano a St. Mihiel e nella battaglia della Mosa-Argonne nell’ottobre del 1917.
CARRO CONTRO CARRO
La Germania riusci’ ad impiegare i suoi primi carri armati il 24 aprile del 1918, quando 30 “A7V” attaccarono le truppe inglesi e australiane a Villers Bretonneux. In occasione di questo scontro, i mezzi tedeschi incontrarono degni avversari: i nuovissimi Mark IV inglesi riuscirono infatti a sventare la manovra di avvolgimento che il nemico cercava di attuare, proprio grazie al supporto dei propri tank.
UN AIUTO PER LA FANTERIA
Il 4 luglio 1918 a Le Hamel, il generale John Monash, comandante in capo dell’esercito Australiano, decise di impiegare per la prima volta i carri armati come reale supporto alla fanteria.
Venne infatti lanciato un attacco preventivo e contemporaneo dall’artiglieria, dall’aeronautica e dai carri, prima che i fanti potessero uscire allo scoperto e giungere sulle prime linee avversarie effettivamente distrutte. Cio’ non si era mai verificato prima, in quanto il semplice tiro prolungato dell’artiglieria non bastava di certo per ripulire e ridurre all’impotenza le prime difese nemiche. Monash per primo decise finalmente di non impiegare la fanteria, almeno nella prima fase dell’attacco, evitando un’ennesima, inutile strage. In soli 93 minuti Monash vinse la battaglia, sgombrando il campo avversario e gettando le basi per una successiva avanzata.
Anche durante l’attacco a Soissons, dal 18 al 26 luglio, almeno 336 Schneider, St. Chamond and Renault furono schierati a supporto delle truppe Franco-Americane lanciate all’attacco. Fino all’estate del 1918 i carri, cosi’ saggiamente impiegati, si rivelarono l’arma vincente per poter riprendere la Guerra di movimento e ricacciare sempre piu’ indietro gli invasori tedeschi.
L’8 agosto 1918, la fatidica “giornata nera dell’esercito tedesco”, ben 604 tank facilitarono l’avanzata degli alleati su circa 35 chilometri del Fronte Occidentale.
I CARRI ARMATI IN CIFRE
Verso la fine della Grande Guerra gli inglesi avevano gia’ prodotto ben 2626 carri armati e francesi circa 3870. I tedeschi si limitarono a soli 20 esemplari, non essendosi mai convinti della reale utilita’ di tale mezzo da combattimento.
L’Italia dal canto suo mise finalmente in produzione le proprie versioni:
il Fiat 3000 e la nuova versione dell’M1917 americano.
La produzione di carri armati dal 1916 al 1918
|
1916 |
1917 |
1918 |
Regno Unito |
150 |
1277 |
1391 |
Francia |
- |
800 |
4000 |
Germania |
- |
- |
20 |
Italia |
0 |
0 |
6 |
USA |
- |
- |
84 |
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