Nonostante le massicce iniziative degli Imperi centrali, il fronte orientate fu dominato, fino al maggio 1915, dall’attività dei russi. Il piano dello stato maggiore russo, che si concretizzò nel 1912-13, prevedeva un’azione principale contro l’Austria-Ungheria; fu poi modificato nel senso di diminuire la massa di attacco contro l’Austria rafforzando il fronte tedesco, per alleggerire la pressione sul fronte occidentale. Secondo il piano di von Schlieffen, la difensiva strategica dei tedeschi all’Est doveva integrarsi con un’offensiva austriaca sul fronte galiziano, tra i fiumi Vistola e Bug. Il mancato appoggio iniziale tedesco in Russia e l’avvio di due offensive contemporanee, in Serbia e in Galizia, portò alla sconfitta austriaca su entrambi i teatri operativi. L’esercito russo iniziò l’avanzata in Prussia il 17 agosto 1914 e ottenne una prima vittoria, il 19-20 agosto, a Gumbinnen. Il comando tedesco richiamò subito divisioni dal fronte occidentale e, grazie a un’ottima gestione logistica delle ferrovie, riuscì in pochi giorni a concentrare le forze al comando del generale von Hindenburg, che sconfisse pesantemente i russi a Tannenberg fra il 27 e il 30 agosto.
Il Fronte Orientale dal 1914 al 1918
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La battaglia ai Laghi Masuri, nel settembre 1914, determinò la ritirata russa dal territorio prussiano. Nel frattempo i russi sferravano, una dopo l’altra, tre offensive contro gli austro-ungarici sul fronte galiziano: nel settembre e nell’ottobre-novembre 1914 e nel marzo-aprile 1915, ottenendo vittorie e avanzando in territorio nemico, senza però riuscire a risolvere il conflitto. |
Un’altra battaglia (9-14 settembre) ai Laghi Masuri determinò la ritirata russa dal territorio prussiano. Nel frattempo i russi sferravano, una dopo l’altra, tre offensive contro gli austro-ungarici sul fronte galiziano: nel settembre e nell’ottobre-novembre 1914 e nel marzo-aprile 1915, ottenendo numerose vittorie e avanzando profondamente in territorio nemico, senza però riuscire a risolvere il conflitto. Alla fine del settembre 1914, nel tentativo di raddrizzare la critica situazione austriaca, Hindenburg decise di condurre un’azione dalla Slesia verso la Vistola. Ma le truppe zariste si sottrassero all’accerchiamento, lasciarono l’assedio di Przemysl, in Galizia, e si rifugiarono oltre la Vistola: ritiratisi i tedeschi, i russi ripresero l’assedio della fortezza. Nel frattempo Hindenburg, che aveva raccolto a Torun numerose divisioni, attaccò i russi nella grande battaglia di Lodz (17-26 novembre), che si risolse per i tedeschi in una sconfitta tattica e in una vittoria strategica perché impedì l’invasione della Germania.
Il 23 gennaio 1915 gli austriaci, per alleggerire la pressione in Galizia, lanciarono un’offensiva nei Carpazi e i tedeschi la appoggiarono con una manovra a tenaglia, nel corso della quale distrussero ad Augustow (17 febbraio 1915) la X armata russa. Il 22 marzo cadeva pero la fortezza di Przemysl e le truppe russe, liberate da quell’impegno, iniziarono una vittoriosa offensiva nei Carpazi, che, dopo la battaglia di Pasqua del 2-4 aprile 1915, costrinse gli austriaci a ritirarsi dal crinale delle montagne. Vista la critica situazione del fronte austriaco, Hindenburg decise un impiego massiccio delle proprie riserve, anche per stabilizzare il fronte prima dell’intervento in guerra dell’Italia, che era ormai abbastanza prevedibile.
Il 2 maggio 1915 le forze tedesche, comandate dal generale Mackensen, attaccarono net settore di Gorlice-Tarnow. L’avanzata, che fu travolgente e al di sopra di ogni aspettativa - e nella quale furono riprese Przemysl e Leopoli - contribui’ a convincere indirettamente la Romania e la Grecia a restare neutrali e alleggerì la pressione sulla Turchia in quanto la Russia dovette distogliere truppe destinate al fronte asiatico. Visti i risultati, i tedeschi decisero di proseguire l’avanzata: il 22 giugno mossero in direzione di Brest-Litovsk e, il 13 luglio, dell’alto Bug e della Vistola. I russi dovettero ritirarsi rapidamente per evitare l’accerchiamento e si schierarono verso il fiume Niemen, sulla linea Kaunas-Olita-Grodno-Brest-Litovsk. Sotto il comando del generale Alekseiev, succeduto al granduca Nicola dopo la battaglia di Gorlice-Tarnow, essi tentarono alcune disastrose controffensive frontali: la conseguenza fu la caduta di Brest-Litovsk, la più importante piazzaforte del versante occidentale dell’Impero russo. Le operazioni d’avanzata dei tedeschi continuarono fino al 25 settembre, e anche gli austriaci del generale Conrad poterono migliorare le loro posizioni, avanzando fino a Dubno e Tarnopol, mentre a nord il fronte si avvicinava alla città di Riga. Gli attacchi francesi sul fronte occidentale costrinsero però i tedeschi a ritirare truppe e a sospendere l’offensiva, che comunque aveva dato risultati strepitosi: i russi avevano perso - fra morti, feriti e prigionieri - circa la metà dei loro effettivi e avevano dovuto abbandonare circa 500.000 kmq di territorio; tuttavia non si erano ancora ritirati dalla lotta, anzi si preparavano alla controffensiva.
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Il generale Alekseiev, insieme al generale Brusilov, impiegò parecchi mesi per organizzarla: essa scattò il 4 giugno 1916 su una linea di 350 km e, mentre sul fronte tedesco i risultati furono scarsi, contro quello austriaco ottenne grandi successi, anche perché Conrad aveva inviato numerosi reparti d’artiglieria sul fronte italiano per la Strafexpedition. Falkenhayn spostò allora reparti dal più tranquillo fronte settentrionale e li fece inserire fra le divisioni austriache per rinforzarne la tenuta. I russi non riuscirono comunque a sfruttare fino in fondo il loro successo perché le truppe erano troppo scarse rispetto alla vastità del fronte. Gli austriaci persero 700.000 uomini, tra cui 450.000 prigionieri, e ci fu una mezza rivoluzione nell’alto comando tedesco: Falkenhayn, accusato di non aver portato il colpo decisivo contro gli avversari, fu sostituito dalla coppia Hindenburg-Ludendorff, sostenitori della battaglia d’annientamento, e alla conferenza di Pless del settembre 1916 - dopo l ’entrata in guerra della Romania - le potenze centrali crearono un comando superiore comune, di fatto sotto controllo tedesco.
La conferenza di Pless intendeva affrontare e risolvere 1a situazione nei Balcani: la Bulgaria era entrata in guerra il 14 ottobre 1915 al fianco degli Imperi centrali, mentre la Grecia, per quanto sottoposta a pressioni da parte dei due schieramenti in lotta, restava neutrale. La Romania, dopo lunghe trattative, firmò un trattato con l’Intesa il 17 agosto 1916 e il 27 dello stesso mese dichiarò guerra agli Imperi centrali: ma sbagliò il momento. I rumeni, infatti, forti di un esercito di 360.000 uomini, ottennero all’inizio qualche successo contro la Transilvania, presidiata da soli 34.000 austriaci. Hindenburg fece però dirottare nella zona la maggior quantità possibile di truppe e nel giro di 18 giorni, dopo tre battaglie, la Transilvania era già liberata.
Le trattative di pace tra Russia e Imperi Centrali, si conclusero il 3 marzo 1918 col trattato di Brest-Litovsk, in seguito al quale gli austro-tedeschi poterono avanzare fino alla Crimea, occupando tutta l’Ucraina |
A metà novembre cominciò la campagna per l’eliminazione definitiva della Romania: le truppe tedesche comandate da Falkenhayn forzarono il passaggio nei Carpazi fra il 25 ottobre e il 6 novembre e sconfissero i rumeni a Targu Jiu fra il 15 e il 17 novembre. Mackensen avanzava intanto da sud con le truppe tedesco-bulgare: i due eserciti si ricongiunsero ad Arges all’inizio del dicembre 1916; il 6 dicembre occupavano Bucarest e il 4 gennaio 1917 raggiungevano la Moldavia. I reparti rumeni superstiti si ricongiunsero all’esercito russo. Nel febbraio 1917 cominciavano in Russia i disordini che avrebbero portato alla caduta dello zar Nicola II e al governo di Kerenskij. Nonostante il progressivo dissolvimento dell’esercito a causa della stanchezza e del diffondersi delle ideologie rivoluzionarie, il 1° luglio 1917 il generale Brusilov, su ordine di Kerenskij, lanciò un’offensiva, che, dopo qualche successo iniziale, perse di slancio e il 19 luglio fu definitivamente sospesa. I tedeschi ripresero l’iniziativa sul fronte nord: il 3 settembre conquistarono Riga e in ottobre sbarcarono nelle isole di Dago e Osel, puntando su Tallinn e, in prospettiva, su Pietroburgo (ribattezzata col nome di Pietrogrado all’inizio della guerra). Il 7 novembre (o 25 ottobre, secondo il calendario russo) i bolscevichi assunsero il potere e il 26 dello stesso mese chiesero alla Germania l’armistizio, che fu firmato il 15 dicembre.
Le trattative di pace, subito iniziate, si conclusero il 3 marzo 1918 col trattato di Brest-Litovsk, in seguito al quale gli austro-tedeschi poterono avanzare fino alla Crimea, occupando tutta l’Ucraina. I russi pubblicarono i trattati segreti firmati dal governo zarista, fra cui il patto di Londra del 26 aprile 1915 con l’Italia, suscitando aspre polemiche da parte della Serbia e degli Stati Uniti.
Ma il grande, per quanto effimero, vantaggio degli Imperi centrali fu di poter dirottare buona parte delle divisioni sui fronti italiano e francese, dove essi organizzarono le grandi offensive del 1918.
La Mappa del Fronte Orientale