La Grande Guerra 1914-1918

 

 

LA MARINA MILITARE DELLA GRANDE GUERRA

INTRODUZIONE - LE NAVI DELLA GRANDE GUERRA - I SOMMERGIBILI

Una "Dreadnought" - corazzata IngleseParagonata agli intensi e complessi scontri della Seconda Guerra Mondiale, la Grande Guerra si presenta come una specie di “prova generale”, nell’ambito dei combattimenti in mare aperto.

Cosi’ come avvenne per l’aeronautica militare e per le delle divisioni corazzate di fanteria, la Marina Militare del Primo Conflitto Mondiale mosse i suoi primi passi verso la “guerra di materiali” e quella di rivoluzionarie tecnologie, destinate, di li’ a poco, ad evolversi rapidamente ed esponenzialmente.

Anche se la Grande Guerra trasmette ai posteri quasi esclusivamente l’immagine delle trincee, dei massacri di massa e delle terribili carneficine di Verdun, della Somme e dell’Isonzo, la sua eredita’ in termini di scontri navali, politiche di embargo e uso indiscriminato dell’arma sottomarina deve essere comunque considerata un componente cruciale della vittoria finale delle forze Alleate, opposte alle Potenze Centrali.

Gli inglesi e le strategie della loro flotta garantivano
e miravano ad una seconda Trafalgar.

Nell'agosto 1914 era opinione comune che tra le unità da battaglia inglesi e tedesche si sarebbe arrivati ad uno scontro senza precedenti nel mare del nord. Una volta conquistato il controllo, la marina britannica avrebbe potuto distruggere la flotta mercantile della Germania, costringendola alla resa a causa dell’Embargo: questo secondo le teorie geopolitiche allora accettate dell'ammiraglio americano Alfred T. Mahan, esperto di strategia navale. Gli inglesi tuttavia sarebbero rimasti delusi. Le strategie della loro flotta garantivano e miravano ad una seconda Trafalgar.

La marina da guerra tedesca era numericamente inferiore a quella dell'avversario, disponendo, nel 1914, di sole 15 moderne corazzate più 5 in costruzione contro 20 e 15 inglesi. Per gli incrociatori da battaglia i numeri erano 4+3 contro 9+1; per le corazzate pre-dreadnought 30 contro 40; per gli incrociatori 16+6 contro 31+20.

Marina Inglese e Tedesca a confronto

Fu per questo motivo che i tedeschi evitarono accuratamente i grandi scontri, cercando invece di attirare gruppi di unità isolati nel mare del Nord per distruggerli poco alla volta. Per ottenere questo risultato condussero una serie di azioni di disturbo lungo le coste occidentali dell'Inghilterra. Il porto di Lowestoft fu bombardato il 3 novembre, mentre quelli di Scarborough, Hartlepool e Whitby furono attaccati il 15 dicembre. Questa tattica pero fallì, soprattutto perché gli inglesi erano riusciti ad impossessarsi dei manuali contenenti i codici radio tedeschi fin dall'inizio della guerra, riuscendo ad essere sempre allertati in tempo dall'ammiragliato.

L'Ammiraglio inglese John Rushworth JellicoeLo sforzo bellico britannico e la sopravvivenza dell'impero dipendevano dalla supremazia della sua marina. L'Ammiraglio Jellicoe, comandante in campo della Royal Navy britannica, non era dunque disposto a giocarsi tutto ciò con una singola azione; non dimenticava la triste esperienza fatta dai russi a Tsushima nel 1905, quando un'intera squadra navale fu annientata dai giapponesi in un solo giorno. Inoltre, da allora la flotta britannica era stata riequipaggiata con navi nuove e non ancora sperimentate in battaglia: le corazzate monocalibro o dreadnought. Così Jellicoe, invece di cercare lo scontro diretto, adotto' una strategia di blocco a distanza; un atteggiamento cauto ma efficace. La guerra sui mari iniziò con alcuni scontri limitati, conclusisi con alterne vittorie. Il corpo di spedizione britannico fu trasferito in Francia senza difficoltà e il fatto che una nave inglese avesse reciso accidentalmente il cavo transatlantico per le comunicazioni radio della Germania risultò fondamentale per gli alleati. L'improvvisa apparizione dell'incrociatore da battaglia Goeben e dell'incrociatore leggero Breslau nel porto di Costantinopoli, dopo essere sfuggiti alla caccia delle unità britanniche nel Mediterraneo, fu un episodio che destò notevole preoccupazione negli alti comandi alleati. La presenza delle navi tedesche spinse la Turchia ad entrare in guerra a fianco delle Potenze Centrali.

Nonostante fosse negata agli inglesi l'opportunità di ripetere una vittoria come quella di Trafalgar, essi vennero premiati dall'azione che si svolse il 28 agosto nelle acque dell'isola di Heligoland, mare del Nord. La flottiglia di cacciatorpediniere di Harwich, al comando del commodoro Tyrwhitt, fu appoggiata dagli incrociatori da battaglia di David Beatty e i tedeschi persero 6 incrociatori leggeri tra affondati e danneggiati. La gioia per la vittoria riuscì a nascondere grossolani errori di comando. Altri eventi comunque delinearono il futuro della guerra sul mare: l'affondamento dei vecchi incrociatori inglesi Aboukir, Cressy e Hogue il 22 settembre, nonché quello della corazzata Audacious in ottobre da parte di sommergibili tedeschi e mine, indicarono in anticipo le nuove minacce alle navi di superficie.

Anche la presenza di unità tedesche impiegate nella guerra di corsa era un pericolo per le navi alleate in navigazione nell'oceano Indiano. In particolare, l'incrociatore Emden operò con notevole efficacia affondando 16 mercantili per un totale di 71.000 tonnellate, fino a quando il 9 novembre 1915 fu messo fuori combattimento dall'incrociatore australiano Sidney alle isole Cocos.

Maximilian Graaf von SpeeLa squadra navale tedesca di von Spee salpata da Tsingtao prima dello scoppio delle ostilità, ebbe anch'essa un breve periodo di supremazia nell'oceano Pacifico, distruggendo il 10 novembre la squadra di incrociatori dell'ammiraglio inglese Cradock a Coronel, al largo delle coste cilene. La risposta della Royal Navy fu rapida. Una potente formazione navale comprendente anche gli incrociatori da battaglia Inflexible e Invincible fu distaccata nell'Atlantico meridionale al comando del viceammiraglio Sturdee, che l'8 dicembre sorprese von Spee nelle acque delle Falkland. Gli incrociatori Scharnhorst, Gneisenau, Nurnberg e Leipzig furono affondati e solo il Dresden riuscì momentaneamente a sottrarsi all'avversario. La battaglia delle Falkland dimostrò ancora una volta la superiorità della marina britannica.

Le unità germaniche avrebbero inevitabilmente dovuto soccombere nelle zone in cui operavano, vista la presenza delle basi inglesi lungo le rotte principali utilizzate dai tedeschi. Essi non poterono ne’ rafforzarsi ne’ tornare a casa, a causa del suddetto Embargo. La Royal Navy doveva solo evitare di essere battuta per poter mantenere il controllo dei mari. In questa situazione, pensare dunque ad una nuova Trafalgar si rivelo’ completamente inutile, privando l’intera Grande Guerra di qualsiasi tipo di clamoroso e decisivo impegno navale delle forze in campo.

Dunque, mentre innumerevoli scontri si susseguirono sulla terra ferma per ben 5 anni, senza peraltro riuscire mai a cogliere vittorie clamorose o, almeno, a causare grandi sconvolgimenti del fronte, la guerra navale, certamente meno “eclatante” e di minimo interesse per i media, svolse un ruolo predominante nell’assicurare o negare quelle stesse, immani risorse che vennero sperperate sui campi di battaglia tradizionali. Marinai Americani

Per la Gran Bretagna e la Russia, il Primo Conflitto Mondiale in mare si sviluppo’ come una vera e propria guerra parallela. Le stesse armi, munizioni e attrezzature belliche dovettero essere approvvigionate sempre ed esclusivamente via mare, correndo rischi ancor piu’ grandi di quelli affrontati durante la Seconda Guerra Mondiale. Infatti, se la Kriegsmarine tedesca fosse riuscita ad aprirsi uno sbocco nell’Oceano Atlantico, tutte le rotte commerciali degli Alleati sarebbero state interrotte, con disastrose ed irreversibili conseguenze. Inoltre, la stessa identica minaccia fu costantemente concretizzata dai micidiali sommergibili tedeschi che, per quasi tutta la durata del conflitto, furono liberi di silurare qualsiasi vascello straniero incontrassero sulla loro rotta.

Tralasciando gli scontri marginali avvenuti nel mare di Coronel, delle Falklands e la stessa, succitata minaccia sottomarina tedesca, quasi tutti gli scontri navali della Grande Guerra interessarono gli Stretti e i tratti di mare prossimi al continente europeo – in pratica, avvennero dunque nel Mare del Nord, nel Canale della Manica, nel Mar Baltico, nell’Adriatico, nell’Egeo e nel Mar Nero.

La Marina Militare Italiana

Paolo Thaon di RevelDopo la firma del patto di Londra nell'aprile 1915, l'Italia stipulò il 10 maggio con l'Intesa la convenzione navale di Parigi, in cui fu definita la collaborazione tra le flotte italiana, francese e inglese, con particolare attenzione al teatro di guerra dell'Adriatico. La marina italiana, alla cui guida era stato posto l'ammiraglio Paolo Thaon di Revel (in carica dall'aprile 1913 all'ottobre 1915 e dal febbraio 1917 al novembre 1919) aveva in linea 13 corazzate, 25 incrociatori, 25 cacciatorpediniere, 59 torpediniere e 21 sommergibili. Le principali basi navali erano a Venezia e Brindisi, ma tra questi due punti la costa presentava fondali bassi ed era quasi priva di ripari naturali e di approdi difendibili, con la parziale eccezione di Ancona. Il grosso della flotta era concentrato a Taranto.

Gli austro-ungarici avevano in linea 15 corazzate, 10 incrociatori, 25 cacciatorpediniere, 69 torpediniere e 7 sommergibili, ma dall'arsenale di Pola potevano spostarsi al riparo delle isole della Dalmazia a Zara, Sebenico e Cattaro, fra l'altro base d'appoggio dei sommergibili tedeschi. In tal modo, in poche ore di navigazione erano in grado di attaccare dove volevano la costa italiana, lungo la quale correva sia la ferrovia sia la strada litoranea. Tenendo conto dei danni subiti in precedenza dai francesi in Adriatico (incrociatori Jean Bart e Leon Gambetta silurati, cacciatorpediniere Dague saltato su una mina) le forze navali italiane e alleate furono distribuite fra le varie basi, concentrando a Brindisi unità pesanti e sottili per assicurare il blocco del canale d'Otranto e impedire il passaggio di unità di superficie e subacquee degli Imperi Centrali verso lo Jonio e il Mediterraneo, e viceversa.

Marina Italiana e Austro-Ungarica a confronto

Appoggiandosi al porto albanese di Valona, occupato dagli italiani fin dal dicembre 1914, fu realizzato uno sbarramento mobile formato da battelli da pesca, o drifters, forniti dagli inglesi, che trainavano grosse reti, a loro volta scortati da unità d'appoggio. Alle incursioni lungo la costa italiana delle navi austro-ungariche il primo giorno di guerra fu risposto con attacchi e colpi di mano come quelli effettuati a Porto Buso e Pelagosa poco dopo. In luglio furono silurati gli incrociatori Amalfi e Garibaldi, mentre in settembre la corazzata Benedetto Brin saltò in aria nel porto di Brindisi per un'azione di sabotaggio.

1915 - A partire dal novembre 1915 la marina italiana assicurò i rifornimenti all'esercito serbo in ritirata e dal mese successivo si assunse il peso maggiore del suo sgombero dai porti di Durazzo e San Giovanni di Medua, scortando nello stesso tempo i trasporti con le truppe italiane inviate di rinforzo in Albania.

1916 - Per quanto riguarda le operazioni navali, nel 1916 la marina italiana continuò a essereLuigi Rizzo impegnata, in collaborazione con unità francesi e britanniche, nella protezione dei convogli allestiti per lo sgombero dei resti dell'esercito serbo dai porti albanesi.

Proseguì anche l'attività di scorta alle navi che trasportavano il corpo di spedizione italiano in Albania e, a partire da agosto, quello inviato sul fronte macedone attraverso Salonicco. Inoltre, proseguì la costante azione di pattugliamento nel canale d'Otranto. In luglio la corazzata Leonardo da Vinci fu affondata a Taranto in seguito a un'azione di sabotaggio, mentre in dicembre un'altra corazzata, la Regina Margherita, saltò su una mina nelle acque di Valona. Torpediniere e MAS, motoscafi veloci armati di due siluri, effettuarono incursioni nei porti di Trieste (maggio), Parenzo, Pirano e Durazzo (giugno) e Pola (novembre).

1917 - Sul fronte navale del 1917, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1917, Luigi Rizzo penetrò con due MAS nella rada di Trieste e assalì con i siluri le corazzate Budapest e Wien che circa un mese prima erano state attaccate senza esito mentre bombardavano batterie della marina italiana a Cortellazzo. La Wien fu colpita e affondata.

Il MAS esposto al Vittoriale degli Italiani

1918 - Nel Mare Adriatico furono tre gli episodi di rilievo nell'ultimo anno di guerra che videro protagonisti uomini della marina italiana. In febbraio tre MAS al comando di Costanzo Ciano penetrarono nella base navale di Buccari. Le reti parasiluri impedirono l'attacco alle unità alla fonda, ma fu lasciato un messaggio di scherno di Gabriele d'Annunzio, che aveva voluto partecipare all'azione a bordo di una delle unità (uno dei MAS che parteciparono alla spedizione, “La beffa di Buccari”, si trova in esposizione nelle sale del Vittoriale degli Italiani, sul Lago di Garda).

L'affondamento della Szent IvanAll'alba del 10 giugno 1918 due MAS comandati da Luigi Rizzo scoprirono nelle acque dell'isola di Premuda due corazzate austriache che si accingevano ad attaccare lo sbarramento del canale d'Otranto. Due siluri mandarono a picco la Szent Istvan. Infine, nella notte tra il 10 e il 2 novembre Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci penetrarono a nuoto nel porto di Pola spingendo uno speciale ordigno chiamato «mignatta» che applicarono alla carena della corazzata Viribus Unitis, facendola saltare in aria. Da poche ore tuttavia, l'unità da guerra non apparteneva più alla marina austro-ungarica, ma era passata a far parte di quella del nuovo regno serbo-croato-sloveno.

Ecco, in sintesi, gli impegni bellici delle Marine Militari delle principali Nazioni coinvolte nel conflitto:

Mare del Nord:
Marina Militare Tedesca contro Marina Militare Inglese

Mar Baltico:
Marina Militare Russa contro Marina Militare Tedesca

Mare Adriatico:
Marina Militare Austriaca contro Marina Militare Francese, Italiana e Inglese

Mare Egeo e Mar Nero:
Marina Militare Tedesca/Turca contro Marina Militare Francese e Inglese

Una sola grande battaglia navale venne combattuta al largo della Penisola dello Jutland, anche se numerosi scontri minori si accesero altrove, con notevole frequenza e numerosi affondamenti e relative vittime.

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