La Grande Guerra fu uno degli eventi più tragici e densi di conseguenze che il Ventesimo Secolo conobbe: produsse, in ambito europeo e mondiale, diversi milioni di vittime; influì in maniera sostanziale sulla coscienza dei popoli coinvolti, sconvolgendone gli assetti politico-sociali; determinò l'estinzione e la nascita di importanti apparati statali, concretizzando o demolendo le aspirazioni nazionali di interi gruppi etnici; infine, rivoluzionò intimamente le tradizionali nozioni strategiche, psicologiche e tecnologiche della scienza militare. Un turbine, il Primo Conflitto Mondiale, che coinvolse in modo massiccio il Friuli, secolare terra di confine in quanto luogo di confronto e di scontro tra le tre grandi culture europee: latina, germanica e slava. Il 24 maggio 1915, influenzato da un attivo fronte interventista e lusingato dalle venture ricompense assicurate dall'Intesa (Francia, Inghilterra e Russia, in conflitto con gli Imperi Centrali dall'estate 1914), il Governo italiano, con la benedizione del Re Vittorio Emanuele III, dichiarò guerra all'Austria-Ungheria. Le operazioni militari, iniziate con una modesta ed incruenta avanzata italiana verso l'Isonzo, ben presto si arenarono dinnanzi alle difese K.u.K. del Carso e di Gorizia. Pure sul fronte montano, che rappresentava la stragrande maggioranza della linea di combattimento, le prime audaci azioni degli alpini furono frenate dal progressivo rafforzamento dello schieramento austro-ungarico. Sin dal giugno 1915, il fronte si stabilizzò lungo una tortuosa linea che dallo Stelvio scendeva, attraverso le creste dell'Adamello, sino al Lago di Garda; deviava in senso latitudinale verso l'Altopiano di Asiago, per snodarsi sulle cime della Val di Fiemme ed arrampicarsi sulle Dolomiti; presso il Passo di Monte Croce Comelico, il fronte imboccava il crinale spartiacque delle Alpi Carniche, passava per Pontebba e si congiungeva al Monte Rombon; quindi, s'esauriva nel Mar Adriatico all'altezza di Monfalcone, lambendo il massiccio del Monte Nero, il corso del Fiume Isonzo e le alture del Carso. Si stava delineando quella che poi fu definita "guerra totale di posizione", caratterizzata da immobilità del fronte, da un susseguirsi di sanguinosi assalti e contrassalti, da un impatto determinante della tenuta economica nazionale e di tecnologie belliche tanto rivoluzionarie quanto distruttive. Fu nel settore dell'Isonzo che il conflitto assunse le proporzioni più devastanti.
Dal giugno 1915 al settembre 1917, il Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, Generale Luigi Cadorna, ordinò alle Armate 2^ (Generale Capello) e 3^ (Generale Duca Amedeo d'Aosta) di concentrare undici poderose offensive sul Carso, sulle alture goriziane, presso Tolmino e sulla Bainsizza, fissando come obiettivi strategici Trieste e Lubiana. Il valore delle fanterie italiane e le paurose perdite sofferte da entrambi gli schieramenti non sbrecciarono il valido dispositivo austro-ungarico dell'Isonzo che, agli ordini del Generale Svetozar Boroevic von Bohinja, di fatto resistette, pur soffrendo la caduta del campo trincerato di Gorizia (città "redenta" il 9 agosto 1916). Nemmeno la "Spedizione punitiva" scatenata dagli imperiali in Trentino, né gli attacchi italici sul Monte Ortigara, né le reciproche sortite offensive sul Pasubio, sull'Adamello, sulle Dolomiti e sulle Alpi Carniche, riuscirono a risolvere la situazione. La svolta awenne a fine ottobre 1917 in seguito allo sfondamento che la 14^ Armata austro-germanica (Generale Von Below) attuò ai danni della 2^ Armata italiana, secondo un mirabile piano strategico, tra Plezzo e Tolmino. Fu la Battaglia di Caporetto, che costrinse l'esercito italiano a ripiegare combattendo, prima sul Fiume Tagliamento, poi sul fronte del Fiume Piave e del M. Grappa, ove si stabilizzò la linea di resistenza definitiva (Battaglia d'Arresto, novembre - dicembre 1917). Contemporaneamente, l'avvicendamento dei vertici in seno al Comando supremo (il Generale Diaz subentrò al "Generalissimo" Cadorna) contribuì a rilanciare il dinamismo del meccanismo bellico tricolore. La riscossa italiana fu consacrata nel giugno 1918, con il vittorioso esito della Battaglia del Solstizio, quando il Regio Esercito, affiancato da quattro divisioni anglo-francesi, da reparti legionari cecoslovacchi e da un reggimento americano, respinse l'ultimo possente attacco austro-ungarico. Per la Duplice Monarchia, segnata da una profonda crisi economica e dalle forze centrifughe animate dalle coscienze nazionali dei popoli che la componevano, fu l'inizio della fine. Il 24 ottobre, ad un anno di distanza da Caporetto, le fanterie sabaude mossero all'assalto delle linee avversarie. Dopo alcuni giorni di gloriosa resistenza, le divisioni austro-ungariche iniziarono il ripiegamento che, con la conquista italiana di Vittorio Veneto, si tramutò in rotta. Il 4 novembre 1918, entrò in vigore l'armistizio tra Regno d'Italia e Impero Austro-Ungarico: l'Italia aveva concluso vittoriosamente la Grande Guerra. Nel contesto generale appena tratteggiato, gli eventi occorsi nel Friuli Collinare occupano un'indiscutibile posizione di rilievo. Rileggerli e capirli, recuperando la memoria delle vicende locali e soprattutto ricostruendo un determinante tassello della "grande storia" legata al Primo conflitto mondiale, è il proposito di questa pubblicazione.
Marco Pascoli, nato nel 1985, risiede a Muris di Ragogna. studente alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Udine, opera in qualità di esperto storico all'interno del progetto interregionale "I luoghi della Grande Guerra" presso il Comune di Ragogna, nel cui ambito ha curato la sezione museale, diverse pubblicazioni e iniziative inerenti alla tematica della prima guerra mondiale nel friuli collinare. Da anni socio del "Gruppo ricerche e studi Grande Guerra" di Trieste fondato dallo storico Antonio Scrimali, svolge attività di individuazione e catalogazione di graffiti, targhe e fregi ritrovabili sui campi di battaglia del primo conflitto mondiale. Pascoli collabora alla stesura del "Catasto delle iscrizioni", aggiornando le sezioni relative ai settori "Alpi Carniche" e "Tagliamento" per Gaspari Editore, ha scritto anche i volumi "La battaglia del Monte di Ragogna" e "I forti e il sistema difensivo del Friuli collinare ". Ha inoltre tenuto numerose conferenze ed esposizioni sui temi legati alla grande guerra e circa le vicende della seconda guerra mondiale ai confini orientali d'italia.
Il Museo della Grande Guerra di Ragogna
Il Museo dedicato agli eventi della Grande Guerra nel Friuli Collinare si trova a San Giacomo di Ragogna, presso l'ex scuola elementare “Romeo Battisti”, ora Centro Culturale e Biblioteca Civica (via Roma nº23). Esso è fornito di un esaustivo percorso didattico teso a descrivere gli eventi bellici, riconducibili alla Grande Guerra, occorsi nel territorio circostante Ragogna, San Daniele del Friuli e Forgaria nel Friuli. Il progetto fortificatorio dell'Anteguerra, i primi anni del conflitto, le Battaglie della Ritirata di Caporetto, la Battaglia del Tagliamento, la difesa del Monte di Ragogna e lo Sfondamento di Cornino, l'anno dell'occupazione, l'imperial-regio campo trincerato, la ricostruzione, il recupero della memoria sono solo alcune delle tematiche esposte nei numerosi pannelli, corredati da immagini storiche ed attuali in buona parte inedite. Il materiale illustrativo è accompagnato da una ben disposta collezione d'oggettistica d'epoca, formata con reperti perlopiù ritrovati sugli ex campi di battaglia: essa offre la suggestione emanata dal pezzo riportato alla luce a novant'anni dal suo utilizzo, oltre che un'idea generale degli equipaggiamenti degli eserciti operanti sul fronte italo-austriaco. Vero “fiore all'occhiello” si può definire il plastico in rilievo che ricalca fedelmente la morfologia del teatro operativo locale. Sul plastico sono tracciate fedelmente le posizioni fortificate, le linee trincerate, le vie d'approvvigionamento, i rispettivi schieramenti al 31 ottobre 1917 e altri dettagli essenziali alla comprensione degli eventi bellici che investirono questi luoghi. Nel secondo vano spiccano invece la fedele ricostruzione militare dei combattimenti di Monte Ragogna e di Cornino, la riproduzione di rara documentazione del tempo, il compendio grafico delle zone più significative ancora osservabili tra il Monte Peralba e il Mar Adriatico. Il museo si rivela potenziato dall'adiacente sala multimediale. Questa appare costituita da due ampi interni collegati fra loro; è attrezzata con computer, notebook, proiettore digitale, proiettore lucidi, maxi-schermo, palmari. Le dotazioni e la capienza del locale (100 persone circa) predispongono la sala multimediale ad ospitare convegni, seminari, presentazioni, proiezioni di varia natura ed iniziative similari. L'utilizzo può essere richiesto per iniziative tematiche presso il Comune di Ragogna. Il complesso museale - multimediale è integralmente caratterizzato da un'impronta multi-linguistica (italiano/tedesco), nell'ottica di fruizione transfrontaliera propria del Progetto INTERREG III/A “I Luoghi della Grande Guerra/Die Ortschaften des Ersten Weltkrieges”.
Orari di apertura: martedì, giovedì e sabato, dalle ore 15:30 alle ore 18:00
I gruppi organizzati e le comitive possono richiedere visite in orari differenti da quelli sopraindicati, contattando con almeno sette giorni di anticipo il Gruppo Storico Friuli Collinare o il Comune di Ragogna.
tel: +39.0432.954078
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