Tra i moltissimi libri sulla Grande Guerra che ho avuto modo di leggere fino ad oggi, questo è uno di quelli che svettano ai primissimo posti in classifica, per originalità, forza e poesia narrativa, nonché per l’esclusivo pregio di saper catturare non solo l’attenzione incondizionata del lettore, ma soprattutto la sua immaginazione.
Jeff Shaara si è già mirabilmente cimentato in opere pluri-premiate, ambientate durante la Guerra Civile Americana, e anche questa volta si è meritato un premio speciale dell’American Library Association. Ci sono di certo le premesse per iniziare a sfogliare “To the last man” con fiducia ed interesse.
Ci si accorge allora che l’autore adotta una tecnica narrativa propria a tutti i romanzi di maggior successo scritti fino ad oggi sulla Grande Guerra: vale a dire raccontare la storia di più protagonisti, intersecandone le gesta e mantenendo così altissimo l’interesse del lettore.
Un romanzo come “Addio alle armi” di Hemingway, ad esempio, ha dovuto lasciarsi alle spalle le trincee dopo pochi capitoli, altrimenti non avrebbe probabilmente avuto quel gran grande indiscusso successo. Ambientare le oltre 600 pagine di Shaara esclusivamente sui campi di battaglia delle Fiandre o tra i cieli infuocati del Fronte Occidentale gli avrebbe fatto correre lo stesso grosso rischio. Ecco allora che la meravigliosa capacità narrativa dell’autore inizia a spaziare dal Barone Rosso agli Assi pressochè sconosciuti della Squadriglia Lafayette anglo-francese, dal Generale Americano “Black Jack” Pershing ai suoi diretti antagonisti Hinderburg e Ludendorff e persino dal Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson ad un semplice Marines che si trova catapultato nell’orrore dei gas e delle artiglierie d’assedio.
Il corposo volume si assottiglia allora sempre più mentre la lettura procede scorrevolissima e senza alcuna battuta d’arresto, raggiungendo molto presto e con dispiacere, inutile negarlo, le ultime pagine. Leggendo le vicissitudini dell'”Escadrille Lafayette”, ad esempio, sembra quasi di sentire l’aria sferzante che toglie il fiato ai piloti-pionieri dell’arma aerea, e persino il rombo del motore di un fido Spad XIII impegnato ad evitare le raffiche letali di Manfred von Richtofen.
Vi “innamorerete” dei personaggi, realmente esistiti, descritti da Shaara e molto presto vi scoprirete a ricercarne ulteriori documentazioni storiche, quasi per prolungare il piacere di questo libro. “To the last man” appartiene senz’altro a quello striminzito gruppo di “fiction” ambientate durante la Grande Guerra (Birdsong, Flanders, Shoulder The Sky, Addio Alle Armi, ecc.), ma riesce a svettare per originalità, freschezza e altissimo realismo, ottimamente miscelato con date e particolari storici che non appesantiscono minimamente la lettura.
Un cocktail vincente, scritto da un grande autore che ancora una volta si conferma uno dei migliori del genere. Peccato che al momento “To the last man” non sia ancora stato tradotto in Italiano, anche se posso assicurare che anche la versione originale in Inglese è godibilissima e non particolarmente complessa da compromettere il piacere della lettura.
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